LECCO – Enrico Giovannini*, presidente dell’Istat**, qualche giorno fa, partecipando alla trasmissione “Focus Economia” su Radio24, ha dichiarato che negli ultimi mesi del 2011 e nei primi mesi di quest’anno si è registrata una forte contrazione dei consumi e si è posto una domanda, “improvvisamente l’Italia è diventata più povera?”, alla quale si è dato la risposta, “No!”. Giovannini ha sostenuto che “alcuni” sono più poveri perché hanno perso il lavoro e “alcuni” ” sono in cassa integrazione; il calo dei consumi, però, è dovuto ad una aumentata propensione al risparmio degli italiani preoccupati dalla mancanza di prospettive politiche ed economiche future.
L’Eurostat, di cui Giovannini dovrebbe essere parte o perlomeno conoscere, qualche mese fa ha rilevato che i salari italiani sono i più bassi di Europa e che il loro potere d’acquisto ha la più bassa crescita, molto lontana dagli altri paesi anche quelli che dovrebbero avere una situazione peggiore della nostra.
I disoccupati, al 30 giugno 2012, sono 2.732.000 e sono aumentati rispetto al settembre 2011 di circa 600mila unità. Le ore di cassa integrazione sono state sino ad agosto 2012 (dato INPS) 706.533.409 con un incremento rispetto allo stesso periodo del 10% e interessano circa 450.000 lavoratori.
Questi sarebbero quegli “alcuni”, 3,2milioni di lavoratori e di famiglie, circa una decina di milioni di italiani, che sarebbero più poveri. Non dimentichiamo che in Italia, Paese che vorrebbe essere civile, ci sono anche 11.588.000 persone che vivono in situazione di povertà. I disoccupati, i cassa-integrati e i poveri sono quasi il 40% della popolazione totale ma, per Giovannini sono “alcuni”.
I numeri della disoccupazione non tengono conto, peraltro, di quei disoccupati, specialmente tra i giovani, che occupati in modo precario per qualche centinaio di euro al mese non sono iscritti alle liste di disoccupazione o che non sono più iscritti perché stanchi di essere illusi.
Gli indici dei prezzi al consumo, inoltre, sono aumentati, negli ultimi mesi, di circa il 15% a fronte di salari che non aumentano.
Queste sono le vere ragioni del calo dei consumi, della recessione e della chiusura delle imprese che stanno sempre più impoverendo il Paese e che se vengono mistificate o nascoste creeranno solo una condizione di irreversibilità.
Il 90% delle famiglie italiane detiene il 12% del totale della ricchezza con una media per famiglia, non per persona, di circa 45mila euro (dati Banca d’Italia NdR), meno del valore della casa di abitazione con una grossa difficoltà, quella del pagamento puntuale delle rate di mutuo. Questi italiani, che non riescono a pagare i mutui e fanno fatica a tirare la fine del mese, secondo Giovannini, sono la causa della recessione e del calo dei consumi perchè stanno accumulando “ricchezze”. Il sig. Giovannini, che con i suoi compensi probabilmente fa parte del 10% che detiene il 90% delle ricchezze, dovrebbe vergognarsi.
La stranezza di tutta questa questione sta nel fatto che i dati indicati sono di provenienza ISTAT, l’Istituto presieduto da Giovannini e che per questo è ben compensato. Credo che una domanda sia legittima. Giovannini volutamente esprime opinioni di quasi ottimismo nascondendo le verità oppure non conosce i dati di un Istituto che costa 150milioni e che lui presiede?
E il governo e la politica dove sono? Possibile che nessuno se ne accorga? Vogliamo continuare ad affamare gli Italiani e a far chiudere le imprese, quelle vere, io non ci sto.
*Enrico Giovannini, presidente dell’ISTAT dal 3 agosto 2009 con un compenso annuo lordo di € 300mila (oltre centomila in più di un parlamentare NdR), nominato con Decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio deliberato dal Consiglio dei Ministri (nomina politica – NdR).
**L’ISTAT, Istituto nazionale di statistica, “produce e diffonde informazioni affidabili, imparziali, trasparenti, accessibili e pertinenti, capaci di descrivere le condizioni sociali, economiche, demografiche e ambientali del Paese e i cambiamenti che avvengono in esso, con il vincolo del più rigoroso rispetto della privacy” (definizione estratta dal sito internet dell’Istituto – NdR) che costerebbe circa 150milioni di euro, Uso il condizionale perché ho trovato alcune notizie molto generiche in commenti su internet ma non sono riuscito a trovare i bilanci dell’Istituto sul sito dello stesso anche se la trasparenza dovrebbe essere il primo requisito in un organismo pubblico che pesa sul bilancio dello Stato per cifre importanti con qualche dubbio, mio, circa il rapporto costi benefici.
Remo Valsecchi – cittadino