L’approfondimento sul tema delle fusioni tra Comuni
Tra i piccoli comuni della Valsassina può essere un’opportunità? Parola ai sindaci
LECCO – La fusione tra Comuni può rappresentare un’opportunità per le piccole realtà comuni della Valsassina? Può essere questa la soluzione per superare problemi gestionali del territorio, per garantire i servizi e favorire ulteriori investimenti per migliorare l’attrattività dei centri montani e potenziare ulteriormente il turismo?
Sono le domande che abbiamo rivolto ai sindaci dei Comuni della Valsassina.
Si tratta del secondo approfondimento che LeccoNotizie ha deciso di proporre sul tema delle fusioni tra Comuni, dopo un’analisi pubblicata nel 2018 che ha riguardato l’intera provincia. Questa volta ci concentriamo sull’area della Valsassina, composta da piccoli comuni e ricca di potenzialità, (leggi qui l’introduzione all’approfondimento).
Risorse sempre più esigue, difficoltà nel garantire manutenzioni e servizi ai cittadini, uffici tecnici e segretari comunali part-time e il fenomeno dello spopolamento, soprattutto per i comuni montani, che rende sempre meno vitali questi centri: sono queste le principali questioni che attanagliano i piccoli comuni.
Parola ai sindaci
Dopo aver raccolto la testimonianza di fusioni già avviate a due passi dalla Valsassina, quella di Bellano con Vendrogno e della Valvarrone (leggi qui), abbiamo chiesto ai sindaci della valle cosa ne pensano sull’argomento e quali problematiche potrebbero essere superate unendo le forze con i Comuni vicini.
Li abbiamo divisi in tre macro aree che potrebbero rappresentare in futuro i possibili confini dei loro territori comunali post-fusione: il Centro Valsassina, l’Alta Valsassina, l’Alto Piano.
Qui le interviste:
Cosa ne pensano i sindaci del Centro Valle
Cosa ne pensano i sindaci dell’Altopiano
Cosa ne pensano i sindaci dell’Alta Valsassina
La fusione tra Comuni può essere un’opportunità per la Valsassina? Molti dei sindaci interpellati si sono espressi positivamente in merito anche se non sempre corrisposti dai loro ‘vicini’.
Pareri contrastanti in Alta Valle: tra i sicuramente favorevoli ci sono i sindaci di Casargo e Margno, positivo anche il parere del primo cittadino di Premana che però pone delle questioni importanti che la fusione non consentirebbe al momento di superare, ovvero il numero di assessori di giunta che resterebbero invariati (due soltanto) nei comuni fino 5 mila abitanti, pur incrementando il territorio da gestire. Restii i primi cittadini di Pagnona e Crandola, quest’ultimo fa presente che i piccoli comuni potrebbero farcela senza ricorrere alle fusioni se avessero ulteriori agevolazioni dallo Stato a facilitarne la gestione.
Più propensi invece i comuni del Centro Valle, che hanno già vissuto l’esperienza dell’unione e che oggi guardano alle fusioni, chi più chi meno, come ad un’opportunità per il territorio, anche turistica, ‘una strada da percorrere’ nell’ottica di semplificare burocrazia e ridurre i costi.
In Alto Piano, c’è chi come Moggio si fa avanti ma nessuno al momento lo segue. I primi cittadini di Barzio e Cremeno non si esprimono, un pensiero sulla fusione lo farebbe il sindaco di Cassina ma oggi la escluderebbe a causa di rapporti poco sereni con le amministrazioni vicine.
C’è un sentire ‘comune’, però, che emerge, a prescindere dalle fusioni: la necessità di fare rete, di ampliare lo sguardo al territorio nel suo complesso, per affrontare i problemi della quotidianità e portare avanti, insieme, progettualità utili al futuro delle proprie comunità.