MERONE – “Massimo impegno da parte delle istituzioni e un appello al senso di responsabilità, perché un’azienda sana e su cui si regge l’economia di un intero territorio, possa continuare nella sua attività imprenditoriale”.
Questo l’impegno espresso dai consiglieri del Popolo della Libertà in Regione Lombardia, Mauro Piazza e Alessandro Fermi, dopo l’audizione, avvenuta questa mattina presso la Commissione Attività Produttive e Occupazione del Consiglio Regionale, del sindaco di Merone e del suo vice sulla situazione della Holcim SpA.
I due amministratori locali hanno illustrato la delicata vicenda della Holcim SpA, cementificio attorno al quale gravitano oltre 500 persone; 120 di queste erano impiegate direttamente nell’ambito produttivo, ma le unità oggi sono state ridotte a 48. La situazione di crisi ha due concause di fondo: “da un lato, la crisi del mattone e di tutto il settore dell’edilizia – spiegano i consiglieri – ma più ancora, per quanto riguarda questa realtà produttiva, il no ad inserire nel Piano Cave di Lecco, il nuovo sito estrattivo individuato dalla Holcim SpA”.
“E’ perlomeno paradossale – ha evidenziato Piazza – che le istituzioni locali, dinanzi ad un’azienda pronta a investire sul territorio, abbiano preferito avallare scelte di carattere demagogico. Purtroppo così facendo si è finito per creare un grande alibi all’impresa, nel caso in cui voglia portare altrove completamente la sua attività”.
Il lecchese Piazza, al pari del collega comasco Alessandro Fermi, si è detto favorevole ad un’azione di pressione sulla Provincia di Lecco, affinché riveda quanto definito nel Piano Cave.
“Non sarà una cosa facile – ha detto Fermi – in ogni caso, ci dobbiamo provare perché sappiamo bene cosa rappresenta la Holcim per questo territorio. Tra le questioni sul tavolo, infatti, non solo i 5 milioni di euro all’anno che in termini di benessere economico ricadono direttamente sulla zona, ma anche il riutilizzo di una superficie industriale enorme, nell’eventualità di una dismissione dello stabilimento”.
“Da qui il nostro fermo impegno – hanno rilevato Piazza e Fermi – affinché da parte di Regione Lombardia, prosegua il dialogo con l’azienda affinché, anche nella peggiore delle ipotesi, l’area produttiva continui ad essere utilizzata, quanto meno, per le attività residuali del cementificio”.
Da ultimo, il presidente Fermi ha garantito il suo impegno perché della vicenda si occupi anche la Commissione VI Ambiente del Consiglio regionale.
“Considerate le tematiche in discussione – ha concluso Fermi – mi pare opportuno che i titolari della Holcim vengano sentiti il prima possibile in Commissione VI, così da definire insieme una strategia condivisa per continuare ad investire in modo assolutamente rispettoso per l’ambiente, ma contestualmente, tenendo in debita considerazione il tema occupazionale e le sue ricadute sull’intera area”.
SEL: “LA POSIZIONE DI PIAZZA SPACCA IL PDL?”
LECCO – Le dichiarazioni del consigliere regionale Mauro Piazza sul piano cave e Holcim hanno spinto l’esponente di SEL Ercole Castelnovo ad intervenire sulla questione:
“Il documento delle controdeduzioni alle osservazioni sul Piano Cave sono state approvate dalla Giunta Provinciale con evidente assenza dell’assessore Signorelli e le notizie di oggi pubblicato sul vostro sito concernenti l’audizione in commissione Attività produttive fanno pensare ad un ripensamento da parte del PDL?” è la domanda che si pone Castelnovo.
“Le scelte politiche del Pdl Regionale corrispondono alla scelte politiche locali o qualche Consigliere Regionale si vuole smarcare? Forse la confusione del Pdl nazionale e i conflitti interni si stanno consumando anche su scelte ormai formalizzate e quasi definitivi ( manca solo l’adozione definitiva del piano cave da parte del Consiglio Provinciale). Ora siamo consapevoli che la partita si sposti in regione Lombardia come sucesse 12 anni fa, ma è significativo che pezzi del PDl si muovano in dissonanza con altri… il caos regna sovrano. Continueremo la battaglia come sempre – ha concluso Castelnovo -anche nelle sedi Regionali per difendere un territorio che ormai tutti o quasi hanno capito che ha già dato e non puo più dare contributi alle attività che ormai non hanno più mercato lasciando devastazione ed incuria dell’ambiente”.