LECCO – Dopo Mandello del Lario, che per primo lo ha adottato in provincia, ora anche Lecco ha approvato il Registro delle Unioni Civili. Un’approvazione non certo unanime da parte del Consiglio Comunale di martedì sera, con l’ala più cattolica della destra che si è espressa aspramente contro il provvedimento e ha deciso di abbandonare i lavori dell’aula.
Un’approvazione non certo scontata, visto che per ben due anni il registro è rimasto nel cassetto dopo la presentazione da parte del capogruppo dell’IDV, Ezio Venturini, che nella maggioranza aveva trovato il solo appoggio del consigliere Alessandro Magni. “Un faticoso ed estenuante tragitto – come lo ha definito lo stesso Venturini – con tante fermate deserte e nessuno che voleva salire su questo autobus”.
La mozione Venturini – Magni è stata poi ritirata per timore di stravolgimenti e riproposta a gennaio di quest’anno. Solo a quel punto dalla maggioranza è giunto l’interessamento del consigliere del PD, il professor Salvatore Rizzolino che si è preso a cura della stesura attuale del provvedimento. Da ricordare anche le audizioni presiedute dallo stesso Rizzolino in commissione consigliare, per approfondire l’argomento con la testimonianza delle associazioni e quegli enti favorevoli e non all’istituzione del registro.
Tra queste l’associazione “Renzo e Lucio”, che ha espresso grande soddisfazione per l’approvazione in Consiglio Comunale: “Un atto di civiltà che certifica per la nostra città pari dignità per le differenti forme di famiglia che già esistono sul nostro territorio – ha spiegato il presidente Mauro Pirovano – Crediamo che da oggi le persone gay e lesbiche, che vivono da anni nella nostra città, possono sentirsi cittadini di Lecco a tutti gli effetti. Siamo soddisfatti che questa Amministrazione ha saputo fare un passo in avanti sul fronte dei diritti civili ed ha, almeno in questa occasione, interpretato bene il proprio ruolo di realtà amministrativa concreta e laica”.
Dal lato opposto però, c’è chi come Angela Fortino (PDL) non ha risparmiato critiche verso un provvedimento definito dalla consigliera come “fumo negli occhi” e che “mette a rischio uno dei pochi punti fermi della nostra convivenza civile: la famiglia”.

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