Il governatore dell’Emilia Romagna sul palco insieme al candidato Mauro Gattinoni
L’attacco a Ciresa: “Ha rifiutato il confronto in Rai, segno di debolezza clamoroso”.
LECCO – “La destra si può battere”. Stefano Bonaccini, protagonista della riscossa del centrosinistra in Emilia Romagna, lo ha scritto nero su bianco su un libro recentemente pubblicato. E’ lui l’asso giocato all’ultimo appuntamento della campagna elettorale di Mauro Gattinoni, giovedì sera, a pochi giorni dal voto di ballottaggio che decreterà il nuovo sindaco di Lecco.
Una sfida dove tutto è possibile secondo il presidente dell’Emilia Romagna: “Mi pare che, nei numeri, sia andata meglio di come gli avverarsi pensassero, la destra credeva di chiudere al primo turno invece questa è una partita ancora tutta da giocare”
Bonaccini è stato accolto da una piazza Garibaldi particolarmente gremita, nel rispetto delle norme anti Covid, alla presenza dei rappresentanti di tutte le liste della coalizione di centrosinistra e gli esponenti locali del Partito Democratico.
“E’ una nuova partita – ha ribadito – mi sembra che ci siano le condizioni per attrarre chi – al primo turno – non ha votato i due protagonisti principali sia dal versante civico, che ha raccolto diversi punti percentuali, dall’altro il Movimento Cinque Stelle e mi auguro che i loro elettori si rendano conto che il governo dei prossimi cinque anni in questa città sarà guidato da Gattinoni o dal suo avversario”.
L’avversario, Peppino Ciresa, per il quale Bonaccini non ha risparmiato critiche, soprattutto per la diserzione del candidato di centrodestra ai dibattiti pubblici: “Non essersi presentato al confronto in RAI credo dimostri una debolezza clamorosa. Se hai il timore persino di confrontarti in una comunità in cui ti candidati a governare per i prossimi cinque anni, significa che hai una forte debolezza. Governare significa anche dover affrontare problemi. Persino se io fossi un elettore dei suoi, avrei dei forti dubbi se non hai coraggio di confrontarti, davanti ai giornalisti e in democrazia, con il tuo avversario”.
“La destra si può battere”, dunque, “in realtà avrei voluto titolarlo ‘Salvini si può battere’ – ha raccontato Bonaccini presentando il suo libro – nella mia competizione elettorale, l’avversario era Matteo Salvini non Lucia Borgonzoni, e Salvini arrivava da nove vittorie su nove in diverse regioni”.
“In Emilia Romagna – ha continuato Bonaccini – abbiamo vinto per tre motivi: una campagna elettorale ‘per’ e non ‘contro’ qualcosa, abbiamo vinto perché Salvini parlava di tutto tranne che dell’Emilia Romagna (che non conosceva) e noi invece parlavano della nostra regione; terzo, abbiamo avuto il coraggio di tornare fuori, di stare in quei luoghi che il PD aveva colpevolmente abbandonato per troppi anni lasciandoli alla destra”.
“La destra si può battere se hai un’idea di società dove non dici che sei il migliore. Sulla sanità in Emilia Romagna dicevano che avremmo dovuto privatizzarla per metà, è sotto gli occhi di tutti invece che il Coronavirus è stato meglio combattuto dalle sanità pubbliche, da quei territorio dove la sanità non è fatta solo di ospedali ma anche di tanta medicina di territorio”.
Analogamente il Covid colpisce duro quei paesi come Stati Uniti, Gran Bretagna, Brasile, governati da “i populisti autoritari – come li ha definiti Bonaccini – hanno bisogno dell’applauso quotidiano, che puoi avere solo se dai ragione a tutti o se racconti balle. Ora si sta aprendo una prospettiva per il centrosinistra e per i progressisti, che metterà al centro due parole: sanità e scuola. I segnali ci sono: a Mantova, in Lombardia, Mattia Palazzi ha vinto con oltre il 70% , a Lecco la destra pensava di vincere la primo turno, invece si va al ballottaggio con buone possibilità di ribaltare la situazione”.