Sul rinnovo della convenzione parlano i 15 presidi delle scuole dell’infanzia paritarie di Lecco
“Se le condizioni dovessero restare queste, non possiamo firmare la convenzione perché è inaccettabile”
LECCO – Erano presenti tutti i presidenti delle 15 scuole dell’infanzia paritarie della città e ciascuno di loro ha espresso un parere in linea con il pensiero comune. Nel pomeriggio di venerdì, presso la scuola materna di Acquate, si è svolta la conferenza stampa dove le scuole paritarie sono entrate nel merito del dibattito sul rinnovo della convenziona da parte del comune di Lecco.
“Abbiamo voluto invitarvi nella sede di una scuola proprio per farvi toccare con mano la nostre realtà e anche farvi vedere come le nostre scuole sono in continuo rinnovamento per rispondere ai bisogni delle famiglie che cambiano – ha detto Angela Fortino, presidente delle scuole dell’infanzia paritarie di Lecco -. Questa è la scuola dell’infanzia di Acquate che esiste da 130 anni e negli ultimi anni, proprio per andare incontro alle esigenze di conciliazione tempi famiglia lavoro, ha attivato il servizio del nido/centro prima infanzia. Vogliamo ricentrare i termini del dibattito sul rinnovo della Convenzione perché noi non stiamo mendicando un contributo ma stiamo offrendo un servizio alla città e alle famiglie e chiediamo che sia questo il punto da cui partire e rivendichiamo anche il rispetto del nostro operato, delle nostre fatiche e di tutte le responsabilità che ci assumiamo a partire da quelle educative”.
Le scuole dell’infanzia paritarie chiedono, tutte unite, che la questione non deve essere posta né in termini ideologici né in termini puramente monetari: tutto deve essere commisurato al significato che la loro realtà ha per la città e le famiglie: “La Convenzione c’è da più di 40 anni e credo che non ci sia nessun Sindaco che non intenda rinnovare la convenzione però, quel che fa la differenza, sono le condizioni che si pongono per il rinnovo. E quando si dettano le condizioni bisogna anche fare la fatica di capire il lavoro dell’altro e averne rispetto. Noi non siamo qui con il piattino in mano e non permetteremo a nessuno di banalizzare il nostro lavoro, la nostra storia centenaria, le responsabilità che si assumono i 15 presidenti e rispettivi Cda che sono tutti volontari”.
La conferenza di venerdì è partita da alcune premesse:
- Le convenzioni con le scuole dell’infanzia paritarie sono fatte da tutti i Comuni perché ci sono normative nazionali e regionali che impegnano i Comuni in questo senso. Quindi la Convenzione non è una gentile concessione di questo o altro Sindaco ma è prevista dalle normative;
- Perché? Perché, una volta tanto, per le scuole dell’infanzia, anche a livello nazionale oltre che regionale e comunale si riconosce una storia che ha visto impegnata la società civile accanto alle parrocchie e accanto alle associazioni farsi carico dell’educazione dei più piccoli dentro un rapporto sussidiario dove il privato sociale si assume la responsabilità di erogare servizi pubblici.
- Capire il concetto di sussidiarietà significa comprendere che non ci deve essere tout cour un protagonismo del Comune ma anzi, i Comuni lungimiranti devono sostenere il protagonismo di realtà come le nostre che garantiscono un sistema integrato sulla fascia 0-6 che né lo Stato né il Comune avrebbero forza e denari per sostenere in autonomia. A Lecco abbiamo 15 scuole dell’infanzia paritarie dislocate in tutti i rioni e hanno una storia educativa centenaria che è in continuo rinnovamento proprio perché la realtà cambia e dunque anche le esigenze delle famiglie e quindi le nostre scuole si adeguano attraverso modelli pedagogici frutto di una formazione del personale importante sulla quale investiamo moltissimo. Del resto le nostre scuole hanno dimostrato la loro professionalità, affidabilità e credibilità sul campo: le famiglie continuano a sceglierci. Il nostro servizio negli anni si è ampliato e completato con l’accoglienza dei bambini in fascia 0-3 e, per realizzare strutture come questa il Comune non ha mai messo un euro! Quindi qui il tema è la tenuta di un sistema integrato sulla fascia 0-6 (che copre 11 mesi all’anno) alla luce anche del fatto che negli ultimi due anni il mondo è cambiato ed è in continua evoluzione. Noi abbiamo detto a più riprese al Sindaco che i valori che vogliamo condividere sono: la sussidiarietà e il riconoscimento dell’indispensabilità e la professionalità del nostro servizio in città, la capillarità del servizio nei rioni, l’accessibilità del servizio e quindi scongiurare l’innalzamento delle rette ma anzi, se possibile, abbatterle, il proseguimento della cura speciale nei confronti dei bambini disabili.
“Sono il presidente della scuola Mazzucconi che però per tutti è conosciuta come l’asilo di Rancio – ha detto Giorgio Redaelli -. Mi occupo di questa scuola da 20 anni e, come tutti i Presidenti ho l’onere di gestire, come volontario, tutte le tematiche (come fossimo in un’azienda) che riguardano la scuola e non è cosa semplice a partire dalla gestione del personale, la manutenzione delle strutture, l’adeguamento alle normative e tanto altro. Abbiamo condiviso con il Comune il valore della capillarità del servizio nei rioni dunque il mantenimento dell’apertura di tutte le scuole anche le più piccole ma non si può condividere solo a parole: se non ci sono coperture il sistema salta. Molto spesso durante gli incontri con il Sindaco abbiamo avuto molte perplessità rispetto a quel che ci diceva che denotava la non conoscenza di quello che facciamo e anche la mancanza di rispetto nei nostri confronti. E’ arrivato addirittura a minacciare l’apertura di una nuova scuola statale se noi non avessimo accettato le sue condizioni. Noi non siamo preoccupati se anche a livello statale si vuole ampliare l’offerta. Noi sappiamo che fino ad oggi le famiglie hanno scelto le nostre scuole, sono soddisfatte del servizio e ci chiedono di andare avanti. Tutte le nostre scuole hanno fatto fatiche enormi per innovarsi sia da un punto di vista pedagogico che strutturale e per le manutenzioni il costo è nullo per il Comune. Le nostre scuole oltre a svolgere attività educativa professionalmente molto elevata, sono anche un presidio sociale dei quartieri e diventano anche il fulcro intorno al qual ruotano anche tante altre realtà: anziani, alpini, associazioni sportive ecc”.
“Teniamo aperte le nostre scuole perché abbiamo a cuore la passione educativa, perché ci sentiamo responsabili nei confronti della città ma soprattutto delle famiglie dell’educazione delle giovani genitori e dell’accompagnamento dell’attività genitoriale. Non ha senso buttare tutto in moneta – ha detto monsignor Davide Milani -. Se si ha il coraggio di guardare a quel che facciamo, le polemiche sui soldi svaniscono. Non vogliamo mercanteggiare, ma neanche vedere che si butta fumo negli occhi parlando di cifre che non corrispondono alle reali necessità. La città ha bisogno che a queste realtà venga garantita dignità perché sono l’unico sostegno che le famiglie hanno”.
“Sono la presidente dell’asilo di San Giovanni e mi arrabbio quando sento dire al Sindaco che vorrebbe escludere i non residenti – ha detto Sandra Valenza -. Noi accogliamo i bambini che vivono alla ‘Casa la vita’ che è una comunità; nessuno di loro è residente a Lecco ma vivono a San Giovanni, cosa dovremmo fare? Aumentargli la retta?”
“Fino ad ora abbiamo tenuto un po’ all’oscuro sia il personale che le famiglie perché non volevamo destare preoccupazioni – ha detto Don Gabriele Gioia (rettore del Collegio Volta) – ma adesso non possiamo più tacere perché la situazione è in stallo e il Sindaco non si muove dalle sue posizioni che non corrispondono ai bisogni”.
“Se la posizione del Sindaco rimane questa non possiamo far altro che aumentare le rette” è stata l’amara conclusione di Michele Bianchi (Asilo Monumento).
“La convenzione è comunque un atto bilaterale e le due parti la devono concordare. Ci ha fatto davvero specie leggere un comunicato della Giunta che dava per chiusa la trattativa dicendo che ci venivano ‘regalati’ 7.000.000 euro in 5 anni – ha concluso Angela Fortino -. Fa colpo da un punto di vista comunicativo buttar fuori una cifra così, in realtà, se lo si divide per 5 anni, il risultato è la stessa cifra che ci è stata erogata per far funzionare 15 scuole nei 6 anni passati e loro vorrebbero bloccare la stessa cifra per i prossimi 5 anni. E’ evidente a tutti che il mondo è cambiato negli ultimi due anni e che nessuna famiglia è in grado di sopravvivere con quanto viveva sei anni fa … lo stesso vale per le scuole”.
Se le condizioni dovessero restare queste, tutti i 15 presidenti hanno detto che non firmeranno la convenzione perché è inaccettabile: “Il nostro Comune ci rimprovera di avere meno bambini e quindi ci taglia i fondi; in realtà noi il prossimo anno avremo 37 sezioni e circa 2 bambini in meno a sezione; chiunque può capire che il costo non diminuisce neanche di un euro ma anzi, pesa il mancato incasso delle rette che su circa 100 bambini in meno è pari a circa 200.000 euro in meno. In altri Comuni, vicini e lontani, più lungimiranti, l’amministrazione comunale ha adottato una logica opposta: proprio per garantire il funzionamento delle scuole e l’erogazione del servizio alle famiglie, a fronte della diminuzione dei bambini, hanno aumentato i contributi. A Brescia il Comune erogava 75.000 euro a sezione e a gennaio ha rinnovato la convenzione destinandone 80.000 a sezione a fronte di una diminuzione di circa 200 bambini in 20 scuole. A Merate il Comune erogava 37.000 euro a sezione e sta chiudendo l’accordo con le scuole paritarie a 42.000 euro a sezione. Ci sono tanti altri casi simili a questi”.
Le scuole paritarie di Lecco hanno ribadito di non aver chiesto la luna, ma il minimo indispensabile per la tenuta del sistema: “Attualmente ci vengono erogati 27.500 euro a sezione e noi ne abbiamo chiesti 30.000 indicizzati (perché il contributo deve seguire l’aumento del costo della vita in 5 anni) e la garanzia di un contributo fisso minimo di 1.600.000 a cui aggiungerne altri 100.000 per il Centro Ricreativo Diurno (CRD); siamo quindi ben al di sotto di quanto fatto da tanti altri Comuni. A Lecco si vantano di dare 7.000.0000 in cinque anni per 15 scuole? A Brescia danno 6.000.000 all’anno per 20 scuole – hanno concluso i presidi -. Il patrimonio delle nostre scuole non si può disperdere e noi dobbiamo garantire il presente e il futuro alle famiglie. In città sono aperti tanti grandi cantieri e nel giro di due anni avremo più di 500 appartamenti nuovi che verranno per lo più occupati da giovani famiglie che avranno bisogno dei nostri servizi. Bisogna stare con i piedi per terra e avere il coraggio di guardare in faccia la realtà perché se si prendono decisioni in base a idee o, peggio ancora, ideologie, si rischia di fare grandi danni”.