LECCO – “Chi abbia letto il libricino della grande Lecco, del pur ottimo Paolo Valsecchi sarà stato in grado di cogliere che quell’ipotesi è un grande bluff. E chi la sostiene dopo quella lettura, e la serata pubblica di venerdì 4 maggio, è in stato di allucinazione indotta, continua e permanente.
Cominciamo dall’inizio, per “Grande Lecco” dobbiamo intendere tutti i 13 Comuni in essa compresi che dovrebbero costituirsi, in un colpo solo, in una nuova città di circa 110.000 abitanti. Questo non sarà mai possibile.
Per due semplici ragioni: la prima è che non si capisce per quale cervellotica convenienza ideale 13 Comuni dovrebbero fare la richiesta di fondersi per 2 milioni di euro l’anno. Molto più conveniente che lo facciano a due a due perché continuerebbero a prendere due milioni l’anno ma moltiplicati per sei.
Questo pur nell’ipotesi assolutamente non dimostrabile che i 13 Comuni siano tutti d’accordo, dimostrandolo con 13 referendum, nel fondersi. In ogni caso la fusione 2 per 2 porterebbe sul territorio per almeno 10 anni 12 milioni di euro all’anno. Ma la fusione due per due non ci dice che la soluzione più accattivante porterebbe alla grande Lecco. Calolzio che è escluso dall’ipotesi potrebbe fondersi con Vercurago che è invece incluso nell’ipotesi.
E cosi via, ad esempio ulteriore si potrebbe portare il caso di Olginate incluso nell’ipotesi che potrebbe fondersi con il paese confinante (condizione sine qua non) di Valgreghentino che è escluso dall’ipotesi della Gr.Lecco. Qualcuno potrebbe dire. Ma se ben pilotata l’ipotesi della Grande Lecco potrebbe realizzarsi progressivamente. Adesso associo due Comuni, l’anno prossimo altri due che si sono già fusi indipendentemente. Ma , se non ho capito male, la legge non permette di farlo, condizionando il suo contributo massimo di due milioni, se non passati i primi dieci anni. Dopo di che posso ricominciare. Ma fra dieci anni non sapremo se la legge permane immutata e bene che vada , anche se rimanesse immutata, devo aspettare 60 anni per avere la grande Lecco.
La seconda ragione è che lavorando sui dati del libro, in particolare su quel banale indicatore della spesa globale per Comune, e dividendolo per il numero di abitanti di ciascun corrispondente Comune, cosa che l’autore, in buona fede non fa, viene fuori una situazione di grande disomogeneità economica.
Il Comune di Lecco è estremamente costoso (poco virtuoso parrebbe per usare una loro dizione), anche se dovesse offrire servizi in più. Laddove i servizi appaiono ragionevolmente omogenei (il servizio di conferimento rifiuti) e dove si dovrebbero trovare economie di scala rispetto ai paesi più piccoli, si scopre che Lecco è in cima alla scala dei costi (dopo “l’anomalia” Morterone) con un importo annuo che ogni cittadino paga attraverso la Tari di 150 euro a fronte per esempio di Malgrate (cui Lecco potrebbe associarsi in una logica due per due) che è di 74 euro. Chi ce lo spiega che in quel caso Lecco offre “servizi in più”? ammesso e non concesso che li offra?. E’ evidente che in caso di accoppiamento i due milioni di bonus dovrebbero andare in trasferimenti ,solo per questo servizio, a Malgrate. Altrimenti quale convenienza dovrebbero avere i cittadini di Malgrate a fondersi?
Più in generale laddove c’è omogeneità, anche o soprattutto economica, potrebbe esserci valutazione positiva nel fondersi. Anche tra due o più Comuni. Alla luce anche della possibilità di assumere. Ma se ci sono differenze, bisognerebbe valutare se i due milioni annui compensano lo “slancio ideale” nel fondersi, altrimenti è meglio che ciascuno rimanga come è. Giacché i cittadini rischiano di pagare più imposte, per avere, ben che vada, gli stessi servizi.
Insomma sarebbe opportuno prima di avanzare, allegramente, certe proposte che chi ne ha responsabilità, metta ordine e trasparenza all’efficienza e all’efficacia dei propri servizi per non far pagare in modo truffaldino le proprie incapacità ai Comuni che sciaguratamente venissero a fondersi. Nel Comune di Lecco questo sembra proprio non esserci se i settori “pù efficienti” e omogenei con quelli di altri Comuni, sembrano proprio essere quelli in cui direttamente o indirettamente hanno visto allontanarsi i dirigenti con l’accusa latente di cattivo andamento.
E non è un caso che , come si dice, “la montagna abbia partorito un topolino” che più ….”ino” di così si muore. La fusione di Lecco con Morterone. Dove i Lecchesi pure ci perderebbero, avendo il piccolissimo Morterone una spesa pro-capite insostenibile, che verrebbe però spalmata in più sui cittadini di Lecco. Alla fine però avvantaggiati d quei due milioni di euro annui in più. Che in gran parte si potrebbero tenere loro. (I lecchesi)
Ma solo l’altro accoppiamento, più in sordina proposto nel libro, ovvero la fusione con Vercurago, non avverrebbe , perché attualmente Vercurago spende 376 euro a persona a fronte degli 846 di Lecco. Ben 470 euro in meno. Verrebbe da dire a noi Lecchesi, andiamo tutti a Vercurago ad abitare e poi “proviamo a comperarci” sul mercato i servizi che ci mancano. Situazione non auspicabile, almeno per me. Ma tentazione che dovrebbe accattivare i molti.
E del resto questa cattiva legge sulle fusioni è del tutto compatibile con una situazione di stringimento di cinghia nella gran parte dei Comuni italiani. Insomma con una mano, entro certi limiti, si elargisce qualcosa e si danno “grandi” possibilità. Ma con la mano più grande si taglia, si taglia, si taglia. Evviva l’austerità! E’ questa, chiamiamola cos’, l’austerità “compassionevole”…!”
Alessandro Magni