Prossimo step del gruppo, favorevole a restare in provincia di Lecco, portare di nuovo la proposta in consiglio comunale
Il referendum risulterebbe lecito e legittimo, supportato dalla legge regionale 7/2025, recentemente modificata
LECCO – Portare nel prossimo consiglio comunale, presumibilmente previsto entro fine giugno, la proposta di indire un referendum per far scegliere ai cittadini in quale provincia stare tra Lecco e Sondrio. Questo il prossimo passo che il Comitato “Colico Resta a Lecco” compirà per far sì che una scelta così importante come un cambio di provincia possa essere presa servendosi di uno strumento congruo e lecito, vista anche la recente modifica dell‘articolo 19 della legge regionale 7 del 2025 che lascia aperta questa possibilità, dando alla popolazione di Colico il potere di esprimersi.

Un’idea, quella portata avanti dal gruppo coordinato da Silvia Paroli (consigliera comunale “Più Comunità”) che ha trovato il pieno appoggio della Provincia di Lecco. Già la scelta di ospitare la conferenza nella sala consiliare provinciale lascia trasparire quale sia l’opinione dell’ente in merito: “Colico è Lecco – ha affermato con decisione Alessandra Hofmann, presidente della Provincia – appartiene a questo territorio per tradizione, economia, sbocco sul lago e tante altre ragioni. Come Provincia intendiamo promuovere questo Comitato e ci auspichiamo possa essere indetto un referendum il prima possibile per dare la possibilità ai cittadini di esprimere il proprio sentire rispetto a questa vicenda, a che territorio sentono di far parte”.
Vicenda che, come ha ripercorso Paroli, ha avuto inizio lo scorso 21 marzo, quando a Colico si è costituto il comitato pro Sondrio “Il Bitto sposerà l’agone?”. Tre giorni dopo è nato il comitato per il “no” “Colico resta a Lecco”, perplesso sin dal principio sui vantaggi dell’entrare in provincia di Sondrio, ritenuti inesistenti, e sulle modalità di presentazione del comitato. “Durante la serata di presentazione, i membri del comitato pro Sondrio hanno portato una ricerca eseguita da una docente universitaria, riportante gravi errori e mancanze tali da far emergere solo i possibili benefici di un passaggio con Sondrio, allo scopo di generare consenso popolare. Ricerca peraltro che è stata smentita su più fronti e che non è nemmeno più stata citata dagli stessi membri del comitato pro Sondrio, componenti a cui è stato dato un volto solo in una fase successiva (ne fanno parte noti politici colichesi e imprenditori locali), molto vicini alla lista di maggioranza che sta amministrando Colico in questo momento”. Insomma, “Colico resta a Lecco” sostiene che l’Amministrazione attuale non sia neutrale in questa questione, e la coordinatrice porta dei fatti a dimostrarlo: “Tra i primi 100 firmatari favorevoli a entrare in provincia di Sondrio ci sono persone che fanno parte dell’Amministrazione, e già questo dimostra che siamo sfavoriti nella nostra missione di rimanere con Lecco”.

Non l’unico favoritismo avuto, a detta sempre di Paroli: “Al comitato pro Sondrio è stata concessa la sala del consiglio comunale per procedere con la raccolta firme, con i promotori sempre presenti all’interno, contrariamente a quanto prevede il regolamento comunale per cui si possono solo lasciare i moduli da compilare in un luogo accessibile al pubblico, senza però che vi siano persone presenti all’interno della stanza. Senza contare l’affissione del loro manifesto all’ingresso della sala: anche in questo caso il regolamento è stato violato, trattandosi di pubblicità su un ufficio comunale. Noi di “Colico Resta a Lecco” invece abbiamo presentato subito una mozione per creare un gruppo di lavoro che potesse documentarsi rispetto al passaggio da una provincia all’altra per conoscere la materia, dato che il consiglio comunale delibererà in merito. Proposta che, tuttavia, è stata bocciata”.
Attualmente a Colico sono in atto due raccolte firme (una pro Sondrio e l’altra pro Lecco) “però non hanno valore di referendum – precisa la coordinatrice di “Colico Resta a Lecco” – non hanno certo il valore di un voto segreto (senza contare che l’atto di firmare può essere imposto da terzi sulla base di dinamiche di potere) e sicuramente non possiamo basarci sui risultati di queste per prendere una decisione importante come il passaggio da una provincia all’altra, per tale ragione abbiamo proposto in consiglio comunale una delibera per indire un referendum, bocciata di primo acchito. Poi in Consiglio regionale è stato approvato un emendamento ad hoc per il Comune di Colico che chiariva che è possibile fare un referendum per effettuare il cambio di provincia, quindi presenteremo una nuova proposta che sarà discussa in consiglio comunale entro fine mese”.

A rendere legittima la richiesta la già citata legge 7/2025 che prevede la possibilità di indire un referendum per far cambiare a un comune provincia, prima che sia il consiglio comunale a deliberare in merito (in questo caso il passaggio sarebbe attuabile solo con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati). A spiegarlo puntualmente l‘avv. Claudio Linzola, amministrativista del Foro di Milano e legale del Comitato “Colico Resta a Lecco”: “Lo statuto del Comune di Colico e il regolamento stabiliscono che giustamente possono essere portati all’attenzione della collettività argomenti che abbiano interesse locale e che siano allo stesso modo di competenza locale. Il consiglio comunale non ha accettato la proposta di referendum, dicendo che la questione non è di competenza esclusivamente locale. Tuttavia risulta oggettivo come la decisione di trasferirsi in un’altra provincia o meno sia unicamente del comune interessato e dei cittadini che lo abitano”.
Un referendum che, come ha spiegato l’avvocato, sarebbe perfettamente lecito e legittimo, portando l’esempio di Comacchio, identico alla situazione di Colico, che nel 2013 volle spostarsi dalla provincia di Ferrara a quella di Ravenna, scelta che venne presa indicendo un referendum. “Che non significa imporlo, la legge non dice questo – ci ha tenuto a dire Linzola – però si può fare indicando anche altre possibili forme di consultazione popolare. La motivazione per cui la prima volta la proposta di un referendum non è stata accolta è stata “non possiamo”, no “non vogliamo”. Ora con la legge regionale si apre questa possibilità. In caso di un nuovo rifiuto, impugneremo la prima delibera non accolta perché ci sono stati dei vizi procedimentali e faremo eventualmente ricorso al Tar”.
Non hanno mancato di esprimersi anche gli altri consiglieri comunali di Colico presenti, a cominciare da Enzo Venini (“Più Comunità”) che ha sottolineato come “la sola raccolta firme ha un valore puramente di sondaggio. Il referendum è l’unica vera libertà che ci resta per poter scegliere, l’unico responso democratico, dando la possibilità ai cittadini di esprimersi liberamente nel segreto dell’urna”. E poi Guido Plazzotta (“Colico di Tutti”): “Il dibattito sul cambio di provincia ha spaccato il paese in due. Colico merita un confronto onesto e pianificato, non che la decisione passi per le retrovie”. Crepa che per Raffaele Grega (“Colico di Tutti”) si è creata a causa dell’Amministrazione comunale in carica, che ha poi precisato come in Comune si fosse a conoscenza già da mesi dell’esistenza del Comitato “Il Bitto sposerà l’agone?”, addirittura da settembre 2024.
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