In Valsassina tante piccole realtà comunali, risorse ristrette ed esigenze simili
Perché non pensare alla fusione tra Comuni? Lo abbiamo chiesto ai sindaci
LECCO – Vita dura per i piccoli Comuni: risorse sempre più esigue, difficoltà nel garantire manutenzioni e servizi ai cittadini, uffici tecnici e segretari comunali part-time e il fenomeno dello spopolamento, soprattutto per i comuni montani, che rende sempre meno vitali questi centri. Ma anche la difficoltà, sempre più evidente, di trovare amministratori e persone disponibili ad impegnarsi e a dedicarsi per la “cosa pubblica”.
Una possibilità è quella di unire le forze. Negli ultimi dieci anni, lo Stato ha cercato sempre più di favorire la sinergia tra Comuni di piccole dimensioni, con riforme che prevedessero “misure premiali” dal punto di vista tributario e finanziario ma anche obblighi specifici, come l’esercizio in forma associata delle funzioni fondamentali, il tutto con l’obiettivo di incentivare la Fusione dei Comuni.
La Fusione tra Comuni è stata istituita nel 1990 e con la Legge Delrio sugli enti locali del 2014 sono state previste importanti agevolazioni per quegli enti comunali che scelgono questa strada. Eppure, sul nostro territorio sono ancora poche le realtà che hanno deciso di intraprendere il percorso di fusione.
Sguardo sulla Valsassina
Dopo un primo approfondimento che LeccoNotizie ha voluto dedicare alla fusione tra Comuni rivolto a tutto il territorio provinciale (vedi articolo) , abbiamo deciso di aprire un ‘focus’ sulla Valsassina, terra frammentata in tante piccole realtà comunali (si parte dai 133 abitanti di Parlasco per arrivare ai poco più di 2 mila di Premana e Primaluna) per cercare di capire se vi siano le premesse per almeno una o più fusioni tra i comuni.
Abbiamo tralasciato appositamente la più grande Ballabio (4 mila abitanti circa) e la più piccola Morterone (33 abitanti) e ci siamo concentrati sulla restante parte della valle, dal centro Valsassina all’Alta Valsassina, all’Altopiano spingendoci fino a Taceno, per sondare tra le attuali amministrazioni comunali le intenzioni, i problemi vissuti nei loro paesi ed eventuali opportunità.
Le bellezze naturali di cui dispongono sono da sempre un’attrattiva per il turismo, una potenzialità che potrebbe però essere ulteriormente potenziata con maggiori risorse per investimenti e meglio gestita, con una programmazione comune di eventi ed iniziative che oggi sembra mancare.
Le fusioni non sarebbero comunque una novità in Valsassina dove un tempo esistevano i comuni di Narro e quello di Indovero, quelli di Ballabio Inferiore e quello di Ballabio Superiore. Anche le esperienze di Unioni tra Comuni non sono nuove: una scelta fatta dai paesi dell’Altopiano Valsassinese (Cremeno, Moggio, Cassina e Barzio) e quella dei Comuni di Centro Valsassina, quest’ultima finita però con lo scioglimento nel 2016.
Le necessità attuali dei piccoli enti comunali ripropongono la questione e alcuni la stanno valutando.
Gli esempio di Bellano-Vendrogno e della Valvarrone
A due passi dalla Valsassina c’è chi, la fusione tra Comuni, la sta già sperimentando con successo: è il caso di Bellano, che ha incorporato il piccolo comune di Vendrogno, e del neonato comune di Valvarrone, creato dalla fusione tra i paesi di Introzzo, Tremenico e Vestreno.
Esperienze entrambe avviate con un’Unione di Comuni (in Valvarrone partecipava anche Sueglio) e che si è concretizzata nella creazione di un unico ente comunale.
Nell’articolo che vi proponiamo, abbiamo voluto conoscere dai primi cittadini la loro esperienza e i vantaggi che la fusione ha portato ai loro Comuni:
Fusioni di successo, l’esempio di Bellano con Vendrogno e della Valvarrone
Cosa ne pensano i sindaci della Valsassina?
Dopo aver raccolto la testimonianza di Bellano con Vendrogno e della Valvarrone, abbiamo quindi interpellato sullo stesso argomento i sindaci dei comuni della Valsassina.
Li abbiamo divisi in tre macro aree che potrebbero rappresentare in futuro i possibili confini dei loro territori comunali post-fusione: il Centro Valsassina, l’Alta Valsassina e l’Alto Piano.
I pareri sono inevitabilmente diversi tra loro ma i favorevoli ad un percorso di fusione non sono pochi. Qui le interviste ai primi cittadini:
Fusione tra Comuni, cosa ne pensano i sindaci della Valsassina?
La fusione tra Comuni può essere un’opportunità per la Valsassina? Molti dei sindaci interpellati si sono espressi positivamente in merito anche se non sempre corrisposti dai loro ‘vicini’.
Pareri contrastanti in Alta Valle: tra i sicuramente favorevoli ci sono i sindaci di Casargo e Margno, positivo anche il parere del primo cittadino di Premana che però pone delle questioni importanti che la fusione non consentirebbe al momento di superare, ovvero il numero di assessori di giunta che resterebbero invariati (due soltanto) nei comuni fino 5 mila abitanti, pur incrementando il territorio da gestire. Restii i primi cittadini di Pagnona e Crandola, quest’ultimo fa presente che i piccoli comuni potrebbero farcela senza ricorrere alle fusioni se avessero ulteriori agevolazioni dallo Stato a facilitarne la gestione.
Più propensi invece i comuni del Centro Valle, che hanno già vissuto l’esperienza dell’unione e che oggi guardano alle fusioni, chi più chi meno, come ad un’opportunità per il territorio, anche turistica, ‘una strada da percorrere’ nell’ottica di semplificare burocrazia e ridurre i costi.
In Alto Piano, c’è chi come Moggio si fa avanti ma nessuno al momento lo segue. I primi cittadini di Barzio e Cremeno non si esprimono, un pensiero sulla fusione lo farebbe il sindaco di Cassina ma oggi la escluderebbe a causa di rapporti poco sereni con le amministrazioni vicine.
C’è però un sentire ‘comune’ che emerge, a prescindere dalle fusioni: la necessità di fare rete, di ampliare lo sguardo al territorio nel suo complesso, per affrontare i problemi della quotidianità e portare avanti, insieme, progettualità utili al futuro delle proprie comunità.