L’ex sindaco e capogruppo di minoranza Airoldi ha presentato un’interpellanza sulla gestione
Il sindaco Silvana Piazza: “La strada non è del comune che si solleva da ogni responsabilità. Circolazione vietata salvo per chi ha un permesso scritto dall’ente gestore”
INTROBIO – Particolarmente discusso l’ultimo punto all’ordine del giorno del consiglio comunale che si è svolto ieri mattina, sabato, a Introbio. Il tema, che da decenni tiene banco e scalda gli animi delle varie amministrazioni che si sono succedute, è quello che riguarda la gestione della strada che da Introbio sale in Val Biandino. In merito alle sue condizioni e regolamentazioni il capogruppo di minoranza, ed ex sindaco, Adriano Airoldi ha presentato una interpellanza.
“Mi sono presa il tempo dal 9 luglio a oggi per rispondere in maniera esaustiva a questa interpellanza che ha meritato uno studio non indifferente da parte mia e un consulto con l’avvocato che sta seguendo la pratica – esordisce il sindaco Silvana Piazza -. La strada agrosilvopastorale è oggetto di questione tecnica e giuridica che si protrae da oltre 40 anni e non è mai stata risolta in modo chiaro e definitivo. Ci hanno provato tutte le amministrazioni, presumo anche la precedente, e mai è stata risolta. La nostra amministrazione si è confrontata con l’avvocato Valagussa che segue la pratica e abbiamo ricostruito la storia di questo tracciato”.
Come illustrato da Piazza, la strada per la Val Biandino è stata realizzata in parte sul territorio del Comune di Introbio e in parte su quello di Primaluna dalla società “Valsassina Funivie”. Il sedime stradale ricade in gran parte su terreni privati e, a partire dal terzo ponte, su aree del comune di Introbio gravate da uso civico. Le strade comunali, tra cui le vecchie mulattiere, e i terreni gravati da uso civico appartengono al demanio comunale e sono inusucapibili e inalienabili.
“In seguito al fallimento della società “Valsassina Funivie” la strada viene ceduta dal Tribunale alla società “Fratelli Bregaglio” con sede a Lecco – prosegue il sindaco con la cronistoria -. Tutte le procedure da parte del Comune per divenire proprietario della strada non sono andate a buon fine, vedasi la sentenza della Corte di Appello di Milano del 19 luglio 2002 e il ricorso al Tar. Sono stati annullati i provvedimenti comunali in data 11 aprile 2012 e annullata con sentenza della Corte di Appello la richiesta del Comune di diventare proprietario del bene della Bregaglio. Questa sentenza evidenzia che la strada è esclusa dall’elenco delle strade di proprietà comunale e annulla la dichiarazione di pubblica utilità perché non vi sono i presupposti. Ne consegue l’impossibilità del Comune di Introbio di effettuare una regolamentazione autonoma salvo diversi accordi che riterrà di determinare con i proprietari, come potrebbe essere una convenzione. Inoltre la strada per Biandino supera con tre ponti il torrente Troggia, strutture che risultano ancora sprovviste di concessione demaniale. Allo stato attuale è inserita nel Pif (Piano di Indirizzo Forestale) della Comunità Montana che però non è ancora stato approvato ed è oggetto di una riunione con la Regione. La Vasp in questione (Viabilità Agro Silvo Pastorale) non è annoverata tra le strade di proprietà pubblica ed oggetto di ulteriore ricorso al consiglio di stato. Le amministrazioni passate con i vari tentativi di acquisto e di regolamentazione con il privato non sono mai riuscite a stipulare una convenzione“.
Nel nuovo Pgt la questione è trattata in modo generico e individuata quale strada extra urbana secondaria e come percorso di interesse storico culturale.
“La nostra amministrazione, una volta approvato il Pif da parte della Comunità Montana, verificherà i provvedimenti che dovrà assumere e interverrà nel frattempo sulle normative della sicurezza e solleva da ogni responsabilità il sindaco e l’ente gestore da possibili danni. Una strada agrosilvopastorale non rientra nel codice della strada e quindi il numero di permessi non deve essere tale da creare un transito eccessivo di mezzi motorizzati. Pertanto è vietato il transito di tutti i veicoli a motore salvo chi in possesso di permesso scritto dall’ente gestore“.
A questo punto Airoldi risponde: “In questo modo qualsiasi cosa succede sulla strada è responsabilità dei proprietari. Se io fossi tra quelli domani mattina realizzo un fosso o costruisco un muro in modo che nessuno passi più”.
All’accusa del sindaco di aver concesso dei permessi incondizionati Airoldi ha risposto: “Io mi ero fatto una bella assicurazione perché ero cosciente della responsabilità a cui andavo incontro. Da sindaco mi sono assunto certe responsabilità e sono consapevole dell’importanza storica e pratica di quella strada. Ci sono infinite leggi e decreti e che danno la responsabilità solo ai proprietari della strada, ma io come primo cittadino il regolamento lo faccio e lo applico. E’ logico che meno traffico c’è e meno pericoli ci sono, ma non potevo dalla sera alla mattina dire che in Biandino non va più nessuno. Se volete seguire alla lettera quello che dice la legge avete ragione ma allora chiudetela“.
Il primo cittadino di Introbio ha ribattuto precisando che “la strada non è nostra e non possiamo nemmeno chiuderla. Questo non è un problema del Comune, qualsiasi cosa succede sulla strada non sono responsabili il Comune o il sindaco. Airoldi lei vuole vuole immolarsi sull’altare e incensarsi, ma questa strada non è l’unico problema del paese”.
I permessi di transito saranno limitati ai frontisti, ai rifugisti, a chi fa monticazione e a chi si reca per la cura del terreni.
“C’é un cartello da 50 anni di divieto e tutti sanno leggere, chi decide di trasgredire sarà un suo problema. Le assicurazioni non mi salvaguardano da tutto, io posso anche prendermi certe responsabilità ma così facendo non tutelo i cittadini. Che responsabilità mi sono presa se poi permetto a qualcuno di morire su quella strada? – incalza Piazza -. La circolazione è vietata e basta. Non posso permettermi di dare i permessi a piacimento come è stato fatto fino ad ora, io faccio le cose secondo la legge“.