LECCO – “L’approssimarsi della prossima tornata elettorale amministrativa che riguarderà la città di Lecco, potrebbe rivelarsi occasione assai utile per un dibattito a tutto tondo, che contribuisca, sottraendosi però almeno in questa fase a personalismi e campanilismi di qualunque genere, siano essi personali, di appartenenza politica, di estrazione… ad un ragionamento che abbracci la città e il suo futuro nella sua complessità e che sia destinato a guidare le linee del suo divenire per i prossimi decenni.
Un po’ ambizioso? Certamente si, ma se non tentiamo di andare oltre, di tentare di ragionare appunto non secondo schemi precostituiti, ma secondo i bisogni, le esigenze e i sogni che questo nostro territorio esprime, non potremo poi lamentarci di riuscire al più a gestire la stretta quotidianità, buche nell’asfalto, alberi da tagliare, tombini da sturare. Forse poco più.
Non mi pare che negli ultimi anni, forse decenni, siamo stati in grado, e non ne faccio una questione di colore o di sensibilità, di costruire e consegnare ai nostri concittadini una città di respiro, bella oltre che per le sue doti naturali, per la qualità della sua vita, per il gusto di ritrovarsi intorno al bello, con l’orgoglio di appartenere a un territorio che ha infinite doti e a cui semmai, manca probabilmente un po’ di capacità di far rete e di condividere intelligenze e ricchezze di cui pure sovrabbondiamo.
Se fossimo tentati di valorizzare gli aspetti che ci appaiono non positivi, potremmo anche allargarci un po’, e forse se lo facessimo con lo spirito di individuare i tratti inefficaci per volgerli a ciò che potremmo da essi aver imparato per poterli modificare, in meglio, potremmo addirittura fare un esercizio costruttivo.
Con questo spirito mi vengono alla mente considerazioni che solo in quest’ottica mi permetto di condividere.
Ma perché nella Lecco di oggi, sopravviviamo ancora a idee e a realizzazioni che hanno visto la loro genesi se va bene trenta o quarant’anni fa? Non parlo soltanto delle ultime opere, di una certa entità, di cui il territorio gode, ospedale, attraversamento, collegamento con la Valsassina, superstrada 36, Politecnico e poche altre, parlo soprattutto di quelle che appunto decenni fa facevano discutere appassionatamente i nostri padri e le nostre madri se non i nostri nonni, e che sono rimasti per diversi motivi, non sempre eleganti, nei cassetti o forse anche nelle teste di qualcuno.
Premesso, come ho già fatto, che il bicchiere pieno a metà si può sempre considerare mezzo vuoto o mezzo pieno, e che sono comunque orgoglioso e contento di vivere a Lecco, penso che l’attaccamento mi debba portare a un passo in più, cosa suggerire per essere sempre più soddisfatto di abitare e vivere qui?
Senza ovviamente in questa sede abbracciare tutto lo scibile umano, possiamo tuttavia pensare che alcune cose potrebbero essere migliorate? Io penso di sì e senza che questo urti sensibilità o impegni svolti o promesse fatte.
Dubito che potremmo contribuire al bene della nostra città se ciascuno, al di là delle appartenenze non si mette in gioco e si rimbocca le maniche. Abbiamo ricevuto in eredità una città che per molti versi si è posta ai vertici dell’eccellenza e abbiamo il dovere di continuare quello che altri hanno seminato o realizzato, possibilmente senza disperdere energie utili e senza arrovellarci su problematiche di scarso respiro. Potremmo, unendo le forze e gli sforzi, rendere Lecco migliore di quanto sia già ed anzi portarla ai vertici di vivibilità e di qualità.
Quale migliore occasione delle prossime amministrative per scrivere programmi, progetti, mettere in campo idee, ciascuno con il contributo che più gli è proprio? E’ impossibile pensare trasversalmente e mettersi a ragionare concretamente, partendo dalle forze politiche, alle associazioni, alle parrocchie, alle singole persone… e appunto ciascuno mettendo sul piatto ciò per cui si sente più ferrato? Non so se poi questo possa significare anche una distensione e una pacificazione per il bene comune, che è più grande dei pur rispettabili interessi singoli, non so cosa possa scaturire da una eventuale abdicazione al proprio orticello per far confluire tutte le intelligenze e le idee in un contenitore unico, non so ovviamente se sarà possibile, chissà… So però che i problemi che la città vive li vivono anche i suoi abitanti e so anche che, tranne rare eccezioni in cui la matrice ideologica rischia di prevalere, i problemi non hanno colore e le soluzioni vanno trovate e anche velocemente, nel rispetto delle regole democratiche e di confronto, ma poi vanno realizzate altrettanto velocemente.
Non intendo dicevo fare una disamina delle problematiche di cui a mio avviso Lecco soffre, però qualche aspetto macro forse vale la pena di citarlo.
Metterei ai primi posti la rappresentanza e la disponibilità. Il Comune non è ente a sé, è al Servizio dei cittadini, non è autoreferenziale e nemmeno deve essere scollegato dalla realtà. E’ semplicemente l’espressione dei cittadini, che non potendosi riunire tutti insieme tutte le volte, delegano gli amministratori ad ascoltare, recepire, proporre e realizzare. Magari anche a sognare e condurre la città verso mete non previste ma necessarie. L’Amministratore non dorme a causa della responsabilità che lo ha investito, Servizio non è privilegio, Servizio è mettersi a disposizione, protempore, per gli altri e per sé. Servizio è non solo essere uguale a tutti, ma anche essere uguale per tutti. L’Amministratore, crea, inventa, sperimenta, guida, conduce, ascolta e decide. C’è anche la solitudine dell’Amministratore, che non guarda al proprio consenso, tantomeno a quello immediato, guarda a quello che considera il bene e tenta di perseguirlo, costi quel che costi. La differenza tra un Politico lungimirante e un politico semplice sta molto qui, il primo vede e guarda oltre, svolge una azione educativa nei confronti dei concittadini, cerca le migliori soluzioni possibili e progetta nel lungo termine, non si cura dell’approvazione, incarna e svolge il suo mandato elettivo assumendosene interamente la responsabilità. Non accaparra per sé, non trae beneifici per i suoi, non si arricchisce e dorme poco.
Scendendo un po’ più nel concreto, inizierei a dare uno sguardo approfondito agli aspetti infrastrutturali. Magari cogliendo i suggerimenti delle associazioni di categoria. Lecco è spettacolare, ma è anche un cul de sac, l’attraversamento cittadino è già sottodimensionato, per non parlare della statale 36, il cui allargamento a tre corsie, anche in funzione dei collegamenti persone e merci verso Milano e gli aereporti, è improcrastinabile. Per non dire delle linee ferroviarie, che conservano, oltre a mezzi vetusti e improbabili, addirittura ancora qualche tratta a binario unico.
Cosa dire del trasporto pubblico locale? Possibile che girino ancora mezzi ingombranti, a gasolio, e non ci sia una dotazione di parcheggi di prossimità con navette verso e da il centro storico? Possibile che non riusciamo a copiare da chi queste problematiche le ha già affrontate e risolte? Che so, il tram moderno a richiamo elettrico automatico ad esempio, ma non sono un esperto, spendiamo tante risorse, perché non fare un concorso di idee internazionale affinchè venga approntato un piano del traffico a basso impatto ambientale, rispettoso dei pedoni e dei ciclisti? E che includa magari la realizzazione i di gallerie tecnologiche che incorporino e riuniscano esevizi essenziali, linee telefoniche, informatiche, cablaggi… e anche scarichi delle acque bianche e nere?
Cosa dire della fruibilità del centro cittadino, impossibile pensare ad una chiusura totale del lungolago, ma anche delle aree limitrofe, magari con alternative strutturali che consentano ugualmente la valorizzazione degli esercizi pubblici?
Parlare di cultura e di centri di aggregazione no? Non solo cinema, anche. L’unico teatro resterà chiuso qualche anno, gli spazi fruibili esterni sono pressochè ridotti alle aree comuni dei centri commerciali. Eventi, un Festival che si rispetti, ricorrente, luoghi dove poter suonare ed esprimersi, uno stadio aperto ad altro che non sia soltanto calcio, un palazzo della Cultura, un palazzo delle Associazioni…
E il turismo? Con le fortune che abbiamo, luoghi manzoniani, lago, montagne, personaggi illustri che hanno popolato o popolano i nostri luoghi, Stoppani, Bovara, i Vitali, Parini, Ghislanzoni, Cermenati, Cassin e Mauri, solo per citarne alcuni, possibile che non si riesca a far decollare quella che è una vocazione naturale?
E parlare di sostenibilità, di ecosostenibilità? Un nuovo modo di costruire, di recuperare, di sfruttare le risorse naturali, di aver cura del nostro verde, dei nostri sentieri, con tutte le intelligenze che abbiamo e anche le forze, possibile che non si riesca a valorizzare una collaborazione con il Politecnico per un centro studi di avanguardia destinato in prima battuta a realizzare innovazioni per Lecco? Cosa potremmo dire poi del sistema di depurazione delle acque, su cui siamo a poco più che all’anno zero?
Sono solo alcune suggestioni, ce ne sono moltissime altre da valutare e valorizzare, non è questo però lo scopo principale di queste considerazioni.
Qui mi interessava soltanto, se può servire, tentare di porre l’attenzione anche in vista delle prossime scadenze. E’ possibile unire le forze? E’ possibile che ciascuno si svesta o dimentichi anche solo momentaneamente il proprio orticello per concentrare le energie su un cantiere comune, e rimboccandosi le maniche, provi a disegnare cosa cerchiamo e cosa vogliamo per Lecco, e dunque, prima ancora per noi stessi, per i nostri figli e per i nostri nonni?”
Tore Rossi