“Caos di cose a caso” di Davide Maselli

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Poesia.
Dire “poesia” ha un che di antico, suona come qualcosa legato al passato, ma non è così. Infatti sono sempre di più i ragazzi che scrivono poesie. È il caso di Davide Maselli.
Giovane (ha compiuto da poco ventitré anni), bello e bravo. Cosa volere di più?
La sua prima raccolta di poesie, Caos di cose a caso, è stata scritta quando di anni ne aveva solo diciotto. Titolo bellissimo e illuminante per indicare questa raccolta che, più che poesie, assembla flussi di pensieri “sparsi in un caos tutto personale”, come egli stesso sostiene.
Allo stesso tempo è l’affacciarsi alla vita di un ragazzo profondo, le sue esperienze, quei dettagli che molto spesso vengono tralasciati.
Caos. Sinonimo di disordine, confusione, squilibrio. Cose che Davide vuole esternare.
Il suo stile è molto particolare: le sue poesie e i suoi pensieri non hanno titolo, non si va mai a capo, ma viene presentato in un unico blocco il concetto da trasmettere. A volte si tratta di brani abbastanza lunghi, altre volte invece sembrano semplici annotazioni.
Avendo scritto queste poesie in giovanissima età, talora vi sono ripetizioni e piccole distrazioni, che però hanno il sapore della spontaneità, dell’immediatezza della gioventù.
Davide di recente ha dichiarato che Caos di cose a caso risale a un periodo della sua vita che ormai è passato e che, riprendendo in mano i pensieri di allora, non li approva più, o almeno non tutti. Cambierebbe molte delle cose scritte anni fa, con la maturità che ha acquisito ora. Così ha detto: “Le cose cambiano con la crescita, i punti di vista e la criticità mutano. È inevitabile che a diciotto anni volessi dire delle cose che ora non approvo o vorrei modificare”.

Concludo trascrivendo una delle riflessioni di Davide che più mi è piaciuta:

 

“Forse scrivo perché ho bisogno di essere una persona migliore, ma non trovo ancora l’intenzione”.

 

 

Davide Maselli

E ancora:

 

“Il destino pone solo quesiti risolvibili:

gli altri, per quanto possibili, è meglio evitarli.

Quello che senti non è ciò di cui parli.

La poesia del cuore non può essere scritta.

La sincerità non si riconosce dalle parole,

ma dai suoni”.

 

 

Francesca Numerati