Avvincente romanzo per gli amanti del thriller e dell’arte.
Stando alle ultime pubblicazioni, l’arte cattura molto l’attenzione degli scrittori e dei lettori. Ha iniziato Tracy Chevalier con La ragazza con l’orecchino di perla. Proprio settimana scorsa ho pubblicato la recensione di La ladra della Primavera, ed ora eccomi qui con un mistero che riguarda niente meno che il genio di Rembrandt.
Chi era veramente Rembrandt? Sicuramente un grandissimo pittore, ammiratissimo, i cui quadri oggigiorno valgono migliaia di euro. Ma chi era Rembrandt uomo? Alex Connor ci catapulta in una galleria d’arte ai giorni nostri per intervallare il racconto con le parole della governante di Rembrandt stesso, Geertje Dircx.
Quest’ultima è realmente esistita e ha avuto modo di conoscere il celebre artista sotto un’altra luce, molto meno elitaria di quella a cui siamo abituati ad associarlo. In fin dei conti, Rembrandt era un uomo e, come tale, anche lui aveva i suoi segreti da nascondere.
Trama. Owen Zeigler, un famoso gallerista londinese noto nell’ambiente come esperto di pittura olandese del Seicento, viene brutalmente ucciso creando sconcerto nel mondo dell’arte internazionale. Il figlio Marshall, finora estraneo all’attività del padre, inizia a indagare alla ricerca di qualche indizio che gli consenta di individuare il colpevole.
Owen, infatti, era a conoscenza di un segreto in grado di gettare un’ombra sinistra sulla figura del grande pittore Rembrandt, un segreto i cui effetti potrebbero devastare uno dei mercati più redditizi e competitivi del mondo e che l’assassino sembra voler proteggere a tutti i costi.
Marshall comprende subito che è proprio questo il motivo per il quale suo padre è stato ucciso e dovrà agire con la massima prudenza, perché può essere lui stesso la prossima vittima. Riuscirà a fare luce su un segreto tenuto nascosto per secoli?
Curiosità. Rembrandt un segreto ce l’aveva davvero. Infatti pare che fosse strabico e che questo difetto fosse alla base del suo genio. L’artista olandese aveva l’abilità di mettere a fuoco gli oggetti e lo spazio circostante proprio grazie alla sua distorsione corneale. In particolare Rembrandt riusciva a fare naturalmente quello che per la maggior parte dei pittori rappresenta un problema: percepire e dipingere le figure a due dimensioni. Di solito, per mettere a fuoco l’ oggetto, si chiude un occhio: invece, il difetto alla vista del pittore olandese gli permetteva di appiattire le immagini automaticamente. Lo strabismo di Rembrandt è stato scoperto analizzando i suoi autoritratti. In queste opere l’artista aveva sempre un occhio che deviava lateralmente.
Francesca Numerati