Si sente odore di Nobel.
Joyce Carole Oates, infatti, è una delle candidate per il prossimo premio Nobel per la letteratura. E il suo ultimo romanzo, La donna del fango, testimonia ancora una volta tutta la sua bravura.
La Oates è una autrice americana apprezzata a livello internazionale e molto prolifica. Le sue opere? 25 raccolte di racconti, scritta dopo 53 romanzi (otto con lo pseudonimo di Rosamond Smith e tre come Laureen Kelly), 8 novelle, 9 drammi, 16 saggi, 10 raccolte di poesie, 6 libri per l’adolescenza e 3 per l’infanzia. A questa incredibile mole di lavoro creativo va aggiunta l’apprezzatissima attività di docente a Princeton. Si può dire che non si sia fatta mancare proprio niente!
Ma leggendo i suoi romanzi viene spontaneo chiedersi quanto di realmente vissuto ci sia nelle trame dei suoi libri: ella parla sempre di donne sofferenti con un triste e turbolento passato che torna a bussare nel presente.
Anche La donna del fango segue lo stesso copione. L’incipit è duro e per certi versi anche angosciante. Sembra quasi che voglia respingere il lettore, ma al contempo lo tiene sulle spine. Perché mai una mamma vorrebbe annegare la propria figlia di soli quattro anni nel fango? Nonostante l’impatto iniziale, è impossibile interrompere la lettura e, una volta dentro la storia, si viene catturati in un vortice di sensazioni imprevedibili e di riflessioni illuminanti.
Lunghe sono le descrizioni e le digressioni che mostrano quanto sfocata sia la realtà. Per non parlare dei momenti onirici, quando a fatica si comprende se la protagonista stia sognando o vivendo veramente.
è un abile thriller psicologico con protagonista la prima presidente donna di un’università. La donna si fa chiamare MR, nome neutro e asessuato. Sembra che abbia una bella e soddisfacente vita, ma in verità essa è molto incompleta. Del resto lei è “la bambina del fango”. E quando il passato torna a farsi vivo incrociandosi col presente, ecco che inizia un vortice di follia e disperazione.
Verso la metà della storia finalmente la protagonista si apre al lettore guardando dentro di sé: imparerà che cosa significa diventare adulta e padrona della propria vita. “È meglio non ricordare, mia cara Meredith! Questo significa crescere” – le dirà suo padre adottivo. Chi legge, però, “cresce” con Meredith. Al termine rimane la sensazione che qualche detrito di questa storia ci rimarrà addosso.
Trama.
La bambina del fango è una sopravvissuta: abbandonata dalla madre nelle acque fangose di un fiume, scampa alla tragica sorte grazie a un intervento che ha del miracoloso e fatale. Adottata da un’amorevole famiglia middle-class, sembra essersi lasciata alle spalle l’incubo del passato. Meredith “M.R.” Neukirchen è la prima donna preside di un’università della Ivy League.
M.R. ha tutto sotto controllo, fino a quando un viaggio avventato non la porta a scontrarsi inaspettatamente con il fantasma della bambina del fango, con una vita che credeva di avere sepolto per sempre e con conflitti che ha cercato a lungo di nascondere: quelli tra l’infanzia e l’età adulta, la realtà che si è costruita e i demoni che ha cercato di dimenticare, la perfetta apparenza pubblica e una tumultuosa vita privata.
Francesca Numerati