Finalmente è tornata Tracy Chevalier. Personalmente il mio parere su questa autrice è di parte perché l’adoro e ho letto i suoi romanzi, amandoli tutti, nessuno escluso. E anche con L’ultima fuggitiva, la Chevalier non delude.
Questa volta l’autrice ci catapulta nell’America del 1850 quando vigeva ancora la schiavitù. Ma non solo! Il lettore potrà scoprire il mondo dei Quaccheri, le rigide regole della loro società, nonché il lavoro che si cela dietro le meravigliose trapunte patchwork celebri in tutto il mondo.
I temi del racconto sono il dolore e la sofferenza per il distacco da luoghi e persone amate, intrecciati alla lotta per la liberazione degli schiavi d’America, in cui amore e impegno civile si scontrano, eroismo e crudeltà finiscono per confondersi così come vita privata e storia sociale. Ma la Chevalier è maestra anche nel mostrarci quello spazio naturale della rinascita che a pian piano emerge dalle rovine del passato, il fiorire lento di una nuova esistenza che poco a poco si impadronisce dei luoghi a lei deputati. Passioni contrastanti tutte vissute nell’animo femminile della protagonista che seguiamo fino alla fine nell’evolversi dei suoi tormentati stati emotivi.
L’ultima fuggitiva è un romanzo storico, un romanzo di cambiamento e di maturazione, una storia che insegna la necessità di ricominciare daccapo, di fuggire non solo per scappare ma piuttosto per inseguire un sogno, il sogno americano.
Trama. Nel 1850 le sorelle Grace e Honor Bright si imbarcano per raggiungere l’America dove le attende il futuro sposo di Grace. Una volta sbarcate, durante il viaggio per raggiungere l’Ohio, Grace contrae la febbre gialla, che ne causa la morte. Honor si era ritrova improvvisamente sola in quella terra sconosciuta, in balia di gente i cui costumi le risultavano inspiegabili e il più delle volte le appaiono selvaggi e crudeli. L’uguaglianza sembra solo un precetto religioso molto distante dalla realtà: la schiavitù è ancora in vigore e le taglie sui neri fuggiti dalle fattorie dei loro padroni sono altissime, al punto da scatenare una vera e propria caccia all’uomo. Questo aspetto della vita sociale sconvolgeva Honor almeno quanto il giovane Donovan, il cacciatore di schiavi più rude e sfrontato che abbia mai conosciuto, ma il cui sguardo è talmente profondo da toglierle il fiato. Sebbene Honor abbia deciso sin da subito da quale parte si sarebbe schierata e a favore di chi combattere, è altrettanto certa che non potrà più potuto ignorare la passione per quel ragazzo che tanto detesta ma che nel comportamento sente di amare profondamente.
Recensioni su Tracy Chevalier: La ragazza con l’orecchino di perla – L’innocenza
Francesca Numerati