l’Italia nel bicchiere. Scopriamo lo Chardonnay: l’uva più coltivata al modo

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RUBRICA –  Rinnovo i saluti ed i ringraziamenti a coloro che seguono questa rubrica sui vini che, senza presunzione, vorrebbe almeno incuriosire e far venir voglia di degustare vini buoni e magari un po’ particolari.

Prosegue la stagione estiva e non mancano le occasioni per stappare un buon vino bianco appena tolto dal frigorifero per cui, abbandonando per una volta le uve autoctone, vi parlerò dello Chardonnay, il vitigno internazionale per eccellenza, l’uva più coltivata al mondo e utilizzata per tutte le diverse tipologie di vino.

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Roberta Beccaria

L’origine del vitigno è la Borgogna e prende il nome da un delizioso paesino vicino a Macon, la città gemellata con Lecco, è ritenuto un “cugino” del Pinot bianco col quale è stato anche confuso o mischiato per decenni. La pianta è vigorosa, resistente, si adatta a tutte le latitudini e predilige i terreni argillosi, la produzione è generalmente abbondante con vendemmia attorno alla metà di settembre, ma decisamente prima in caso di uve destinate alla spumantizzazione.

Gli Chardonnay più prestigiosi sono quelli della Borgogna, mi riferisco ai vari MontrachetPuilly Fuissé, Corton Charlemagne e Mersault e poi anche gli Chablis. Recentemente, vista la diffusione su scala mondiale del vitigno, hanno fatto la loro comparsa eccellenti vini provenienti dall’Italia (soprattutto) ma anche da California, Sud Africa, Australia, Nuova Zelanda , Argentina e Cile , nazioni in cui viene spesso preferita la versione affinata in barrique.

Anche per ciò che concerne le bollicine, i francesi hanno fatto scuola con i loro Champagnes “Blanc de Blanc”, ma anche in questo caso stiamo colmando rapidamente il gap con i nostri migliori spumanti di Franciacorta e Trentino, dove lo Chardonnay viene abbondantemente utilizzato anche in purezza.

L’Italia nel Bicchiere vuole parlare di vino Italiano quindi, da “italianista convinto”, provo a convincere anche voi che la nostra produzione di Chardonnay è decisamente ampia e competitiva a tutti i livelli di tipologia e prezzo.

Cominciamo dalle bollicine: come ho già accennato le due zone che si contendono la migliore produzione sono il Trentino e più recentemente la Franciacorta.
I primi successi internazionali vengono proprio dal Trentino, ricordo come negli anni ‘80 fece scalpore la notizia che il “Giulio Ferrari” riserva del Fondatore era stato inserito nella carta dei vini di alcuni prestigiosi locali Parigini tra cui il mitico Lido, poi altre aziende ne hanno seguito l’esempio ed hanno puntato su produzioni di ottima qualità impreziosite da eccellenti riserve, una su tutte il “Graal” riserva Altemasi.

In Franciacorta attualmente stà spopolando il “Satèn”, per il quale non è consentito l’utilizzo di uve rosse, ma anche diversi altri spumanti ottenuti solo con Chardonnay. Nell’ultima degustazione del 23 giugno a Valmadrera mi son piaciuti, il Satèn di Mosnel Mill.2010, il “Nefertiti” dosaggio zero mill.2008 di Vezzoli e l’”Extra Blù” mill. 2008 di Villa.

Tra la miriade di Chardonnay “tranquilli” e con prezzi abbordabili ho una particolare predilezione per i Trentini ed i Friulani, ma ho assaggiato prodotti più che dignitosi di alte zone, come il Toscano “Le Bruniche” di Nozzole o il Siciliano di Mandrarossa.

Anche fra i prodotti di alto livello si ha la prova dell’adattabilità del vitigno ai vari climi e latitudini. Mi limito citare alcuni prodotti di “rango” come lo Chardonnay “élevé” di Anselmet o il “Couvè Bois” di Les Cretes, entrambi Valdaostani affinati in piccole botti; improntato sull’eleganza è l’Alto Adige “Puntay” di Estre & Neue, mentre colpisce la potenza dell’Isonzo Chardonnay di Vie de Romans, due vini che rappresentano degnamente la propria regione.

Per finire in bellezza due veri fuoriclasse che non temono confronti e sanno invecchiare davvero bene: dal profondo Chianti Chardonnay “Collezione De Marchi” di Isole e Olena e dal cuore della Sicilia Chardonnay Tasca d’Almerita, abbinato qualche giorno fa ad un piatto a base di crostacei … una meraviglia!

Tra le vendemmie tardive ottenute da Chardonnay, i miei recenti assaggi si limitano al Sicilia DOC “Cala dei Tufi” di Mandrarossa ed al “Sulif”, prodotto in Franciacorta da Il Mosnel. Entrambi buoni, non stucchevoli, decisamente più adatti agli abbinamenti con formaggi erborinati o a latte di capra che con i dolci: e così ho fatto!

Assaggiare per credere! 

Roberto Beccaria

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