L’Italia nel bicchiere. Un’escursione tra i vini della Valtellina

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Roberto Beccaria
Roberto Beccaria

roberto_beccariaRUBRICA – Un caloroso saluto a tutti coloro che hanno intrapreso i vari percorsi enogastronomici e seguono anche questa modesta, ma appassionata, rubrica sui vini italiani.
In questo momento sono particolarmente contento in quanto reduce da una splendida escursione in Valtellina, la zona vitivinicola più vicina al nostro territorio che non si  finisce mai di conoscere a sufficienza e che riserva ancora piacevoli sorprese.
Pur essendo al trentaseiesimo anno di militanza nel mondo del vino, la domenica passata nel cuore della Valgella in compagnia di Marco ed Elena Fay, titolari di una delle aziende valtellinesi “emergenti”, è stata fondamentale per l’aggiornamento e l’approfondimento sui vini della Valtellina in generale e della Valgella nello specifico.

Il gruppo di visitatori, che ha fatto riferimento ad una delle tante iniziative della prolifica Consulta Alimentazione Comune di Valmadrera, è stato accompagnato da Marco nei vigneti e guidato da Elena nelle degustazioni. E’ stato emozionante percepire la sinergia, l’accordo, la cura e l’amore con cui questi due giovani gestiscono la propria Azienda, fattori che poi ritrovi immancabilmente nei loro vini.

In sintesi, i vini della Valtellina si ottengono quasi esclusivamente da uve Nebbiolo, in loco chiamata Chiavennasca, coltivato sui terrazzamenti del versante Retico della valle dell’Adda esposto a sud, partendo da Berbenno fino a Villa di Tirano.
Il disciplinare prevede tre tipologie di vino: Rosso di Valtellina DOC, Valtellina Superiore DOCG e Sforzato (o Sfursat) di Valtellina DOCG.

Il Rosso Valtellina non ha specifiche d’invecchiamento e può essere commercializzato già dal 1° giugno dell’anno successivo alla vendemmia.

I Valtellina Superiore possono anche essere localizzati in cinque sottozone, da Ovest ad Est, Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno e Valgella. Per loro è previsto  l’invecchiamento in botti di varia capienza per almeno un anno e la commercializzazione  è consentita solo dall’inizio del terzo anno dopo la vendemmia.

Lo Sforzato è il vino che si ottiene dopo appassimento della Chiavennasca per almeno 50 giorni e la vinificazione è comunque consentita solo dopo il 10 dicembre.
Dalla lunga chiacchierata fatta col preparatissimo Marco Fay, sono emersi numerosi dettagli che vanno ben oltre il disciplinare ma che alla fine fanno la differenza. Ad esempio sono fondamentali le scelte produttive in “verticale”: dai vigneti in basso, ai bordi della valle, dove si deposita umidità ed i raggi del sole arrivano con minor forza, si ottengono i vini di minor sostanza. La fascia intermedia, dai 450 ai 600 mt. slm, è quella che offre il microclima ideale per i vini eleganti e le riserve, non a caso nascono qui tutti i Valtellina Superiore di maggior prestigio, anche da singola vigna. Posso citare “Sommarovina” e “S.Lorenzo” di Prevostini , il “Vigneto Fracia” della Nino Negri, “Rocce Rosse” e “Vigna Regina” di Ar Pe Pe , i due Valgella “Carteria” e “Cà Morei” di Fay“Le Prudenze” di Marsetti , “La Perla” di Marco Triacca o anche la riserva di Menegola: davvero uno più buono dell’altro!

Sopra i 600 mt. Slm si producono uve con la buccia più soda e l’acidità più elevata che  ben si prestano , mantenendosi sane, al periodo di appassimento previsto per lo Sfursat.

La conferma della bontà delle scelte attuate dalla nuova generazione dei produttori  Valtellinesi è arrivata dalle degustazioni comprative. In particolare si sono rivelate più evidenti le differenze riferite al singolo vigneto e all’altimetria rispetto a quelle delle varie sottozone che si succedono in senso longitudinale.
Quindi “luoghi comuni” del tipo… Sassella più equilibrato, Inferno più strutturato, Grumello e Valgella più leggeri e raffinati, lasciano ormai il tempo che trovano perché il vitigno ed il potenziale di queste sottozone sono praticamente gli stessi.

A tavola, la successione delle portate i dei vini proposta da Elena Fay e dal marito Pietro, che gestisce il Ristorante Cà d’Otello a Tresivio, è stata da “manuale” anche per bontà dei piatti tipici e la qualità del servizio.
Carpaccio di Bresaola e ricotta fresca profumata al ginepro , assaggio di “Sciatt” abbinati al Valtellina rosso o, in alternativa, ad uno dei rari vini bianchi della zona che Marco Fay produce con uve Sauvignon blanc.
Poi i Pizzoccheri , che son pur sempre un primo piatto, perfettamente accompagnati dal  Valgella “Costa Bassa”, alla base della piramide dei Valtellina superiore.
Lombo di Maiale col delizioso sughetto di cottura ristretto , morbidissimo, ben associato al “Taroz” e magistralmente abbinato al Valgella “Carteria”, storico vigneto di famiglia situato nell’omomima località a Tresenda di Teglio.
L’ultimo “vuoto” è stato colmato dallo Sforzato “Ronco del Picchio” che ben si sposa ai vari Bitto, Casera e Latteria con discreta stagionatura; uno Sfurzat di montagna non particolarmente potente ma molto pulito ed espressivo dell’uva Chiavennasca.

Mi fermo qui chiedendomi come si fa a non essere soddisfatti di una giornata che ha riservato scorci di cultura enologica, conoscenza approfondita del territorio, degustazione giudata dei vini provenienti dai singoli vigneti da poco osservati e, per finire, l’accostamento di questi vini con i prodotti locali ? Un vero “en plein”… quando si parte per la prossima?

Assaggiare per credere
Roberto Beccaria