RUBRICA – Separarsi informati e non solo… la famiglia ed i minori –
La separazione dei genitori è uno degli eventi più stressanti nella vita di un minore e comporta numerose conseguenze sul piano psicologico e relazionale. Bambini e adolescenti subiscono le scelte dei “grandi” e questo di per sé genera paura, impotenza, senso di smarrimento, confusione e altri vissuti negativi. Maggiori sono l’ostilità e i conflitti tra i genitori, maggiore è la sofferenza dei figli per questa situazione, i quali frequentemente si sentiranno preoccupati, arrabbiati, spaventati e in colpa. Nelle separazioni, talvolta, succede che i figli vengano strumentalizzati per avere informazioni sulla vita dell’ex coniuge oppure per inviargli o inviarle messaggi sgradevoli. In alcuni casi vengono proprio istigati contro l’altro genitore. Tutto ciò aumenta notevolmente la loro ansia e tensione emotiva, a spese della salute psicofisica, della spensieratezza, dei giochi, dello studio.
Nelle relazioni con amici, insegnanti e compagni di classe, questi bambini e ragazzi possono sperimentare imbarazzo e ansia per via della nuova situazione familiare e ciò può determinare chiusura, difficoltà a parlare di sé, disturbi psicosomatici (nausea e mal di testa o pancia prima di andare a scuola). Per via della vergogna e del timore del giudizio altrui, frequente è poi il desiderio di nascondere i cambiamenti familiari in atto o già avvenuti, con conseguenti vissuti di solitudine e, in alcuni casi, condotte di isolamento dagli altri.
Per tutte queste ragioni, è importante non dimenticare mai che i figli sono sempre coinvolti nella separazione dei genitori. Spesso però essi non sanno con chi parlare di quello che accade in famiglia e dentro di essi, mentre per il loro benessere hanno bisogno di esprimere la rabbia, la tristezza, la paura e tutte le altre emozioni che li attraversano quotidianamente, insieme ai dubbi relativi ai cambiamenti della loro vita familiare.
Un aiuto in tal senso può venire dai cosiddetti “gruppi di parola” per i figli di separati, una realtà consolidata negli altri paesi europei (come Francia, Gran Bretagna, Germania, Olanda, Belgio), che si sta diffondendo anche in Italia perlopiù su iniziativa di associazioni del privato sociale. Si tratta di un momento di incontro e di scambio verbale tra bambini o ragazzi della stessa fascia d’età che vivono la comune esperienza della separazione dei genitori, in presenza di un esperto di dinamiche di gruppo. Il professionista ha il compito di facilitare l’interazione tra i partecipanti, assicurare a tutti il diritto di parola, stimolare l’espressione e l’elaborazione di vissuti ed emozioni.
Non si tratta di una psicoterapia di gruppo, anche se la frequentazione di tali gruppi può avere indirettamente delle ricadute terapeutiche sui partecipanti. Le regole per la partecipazione al gruppo prevedono:
1) l’ascolto e il rispetto degli altri, evitando agiti verbali e comportamentali (insulti, risate, prese in giro, atti aggressivi, ecc.);
2) il patto di confidenzialità che implica il divieto di divulgare all’esterno del gruppo quello che rivelano di sé e della propria storia gli altri membri. La frequenza delle sedute gruppali può essere settimanale, quindicinale oppure mensile e la durata è di un’ora e mezza o due.
I primi incontri sono finalizzati ad una conoscenza reciproca dei partecipanti e gli interventi del conduttore tendono a incentivare un clima di fiducia reciproca, apertura, condivisione e supporto psicologico. Attraverso il gruppo, i bambini e i ragazzi possono:
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esprimere ciò che essi vivono quotidianamente attraverso le parole, il pianto, oppure un silenzio denso di significati emotivi che il facilitatore aiuterà a decifrare;
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porre domande agli altri e acquisire informazioni su quello che succede quando i genitori si separano, su come reagire a questa situazione, su come parlarne con altri;
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uscire dall’isolamento e dalla vergogna e trovare una rete di sostegno tra pari, anche attraverso lo scambio di informazioni sulle risorse per bambini e ragazzi presenti nel territorio (gruppi sportivi e musicali, associazioni, ecc.).
Al termine del percorso (che a seconda del tipo di intervento può durare da qualche mese a uno o due anni), solitamente i partecipanti sono invitati a prendere atto del cammino svolto e a comunicare agli altri i cambiamenti avvenuti, le conquiste ottenute e le difficoltà incontrate, le differenze tra il proprio stato emotivo all’inizio del percorso di gruppo e il momento presente.
Le ricerche che hanno valutato i gruppi di parola dimostrano che la partecipazione agli incontri aiuta bambini e ragazzi a diminuire le emozioni negative e il senso di solitudine e smarrimento, ad accrescere l’autostima e la fiducia di poter contare sugli altri, a partire dai propri pari. La possibilità di esprimere le proprie emozioni in un contesto protetto favorisce, inoltre, il benessere psicofisico e previene difficoltà psicologiche (eccessiva chiusura, scoppi d’ira, agiti fisici e verbali, ecc.) e anche disturbi psicosomatici (mal di pancia, di testa, dolori articolari di chiara origine psicologica).
Dr. Paolo Bozzato m psicologo e Psicoterapeuta dell’età evolutiva
Per info telefonare al 0331 28 13 80
segreteria@figlipersempreonlus.org
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