Domani, 20 novembre, è la Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Si ricorda infatti lo stesso giorno del 1959 in cui l’Assemblea delle Nazioni Unite ha approvato la Dichiarazione dei diritti del fanciullo. È quindi una ricorrenza importante e anche nella nostra provincia tanti enti e associazioni propongono diverse iniziative per ricordarla.
Tra i diritti in questione ci sono quelli che riguardano l’uguaglianza di tutti i bambini e i loro diritti ad essere protetti, ad un nome e una nazionalità, alla sicurezza, all’educazione, al gioco e alla cura. Temi e valori universali sui quali tutti certamente concordiamo, ma come si declinano nella quotidianità di una famiglia, per così dire, “normale”?
E’ davvero così semplice garantire ai nostri figli il rispetto che spetta loro in quanto individui, nella corsa a volte folle tra casa e lavoro, scuola e attività extrascolastiche, bollette e nervosismi, la cena da preparare e i litigi tra mamma e papà?
Proviamo allora a declinare questi diritti nelle piccole attenzioni di tutti i giorni, e invitiamo tutti i genitori ad aggiungere nuove voci a questa lista.
Diritto…
… ad esistere per qualcuno. Ogni bambino ha bisogno di sapere di essere importante e presente “nella testa” di qualcuno. Al contrario di quanto si pensa ad un primo acchito, non basta semplicemente avere una mamma e un papà perché questo diritto venga garantito. Non servono grandi gesti e non è una questione di quantità di tempo che si dedica a loro. Anche da lontano si può infatti dimostrare ad un figlio la propria presenza, con piccole attenzioni quotidiane. A volte basta una carezza, una telefonata, il ricordarsi di chiedere come è andata la giornata scolastica tanto temuta il giorno prima, il mantenere le promesse fatte, l’accorgersi di un cambio di umore.
Piccole occasioni che però mandano al bambino un messaggio preciso: “Tu per me ci sei, ti ho nella mente, mi accorgo di te, sei importante”.
… ad essere ascoltato. Quanta fatica a volte facciamo a non dare per scontate una serie di cose. Come genitori ci viene richiesto di avere la responsabilità sui nostri figli e di decidere legalmente per loro finché non saranno maggiorenni. Troppo spesso però ciò diventa una consuetudine tale da farci dimenticare che anche loro hanno un parere su tutto ciò che li circonda, sviluppano nel tempo la capacità di scegliere, incontrano problemi che devono risolvere e paure da affrontare. Non possiamo farlo noi per loro. Bisogna allora trovare il tempo per mettere un attimo da parte le nostre questioni importanti dando a loro il modo di esprimersi, senza dare sempre per scontato che condividano le scelte che facciamo, anche se in buona fede.
… ad essere preso sul serio. Ciò che un figlio fa o ha da dire non può essere sempre etichettato come “una cosa da bambini”. Certo, rispetto ai problemi che una famiglia deve affrontare ogni giorno, quello che ci dice può sembrare banale, forse anche ridicolo, e spesso lo accantoniamo dandogli poca importanza. Ma se consideriamo davvero ogni bambino un individuo degno di rispetto, questo stesso rispetto va portato anche alle sue richieste, alle domande e alle azioni, perché sono importanti per lui.
… al rispetto dei propri tempi. Quanto entrano in ansia i genitori se i bambini non rispettano esattamente le tempistiche delle tappe di crescita da manuale? Stare seduti a 6 mesi, camminare a 12, parlare a 24, scrivere e leggere correttamente a 6 anni…
Quante aspettative su di loro, quanta difficoltà a rispettare i tempi che ogni bambino ha. E ci si perde così la gioia per una conquista fatta, per un nuovo traguardo raggiunto, perché arrivato dopo quello dei compagni e degli amichetti.
… ad avere bisogni e desideri. Spesso noi genitori siamo così propensi a non far mancare nulla ai nostri bambini che non diamo loro la possibilità di provare il desiderio di qualcosa e trovare il modo di conquistarselo. Ancora prima che possano chiedere, abbiamo già anticipato e risposto ad ogni loro bisogno materiale. Pur se in buona fede, però, in questo modo li derubiamo dell’esperienza di saper aspettare e di provare a lottare per ottenere ciò che davvero vogliono.
… alla spensieratezza. Anche se spesso diciamo ad un bambino che è troppo piccolo per capire o per fare qualcosa, nella nostra incongruenza di adulti contemporaneamente lo carichiamo dei nostri problemi “da grandi”. Quante volte i figli sono coinvolti nelle faccende e nei litigi dei genitori, nei problemi di lavoro o economici? Ciò non vuol dire che i bambini vanno tenuti all’oscuro o sotto una campana di vetro, anche perché se c’è qualcosa che non va in famiglia sono i primi ad accorgersene. Ma bisogna anche fare attenzione a non sottrarre loro, per quanto possibile, la spensieratezza tipica dell’infanzia.
… a sbagliare. Sbagliando si impara. Detto famoso, ma tra il dire e il fare… Come è faticoso vedere un figlio fare le sue scelte, essere convinti da genitori che siano sbagliate e lasciare comunque che cerchi la sua strada, offrendo la propria presenza ed evitando i facili “Te lo avevo detto”.
… a sentirsi dire “no”. Perché essere genitori è anche questo ma spesso ce lo dimentichiamo, per compensare i sensi di colpa e farci perdonare la mancanza di tempo e attenzioni che riusciamo a dedicare loro. Ma quanto può far star bene un no, chiaro, sicuro e motivato!
Lucia Riva e Elisabetta Vitali
Gli articoli della rubrica sono a cura delle Dott.sse Lucia Riva ed Elisabetta Vitali, pedagogiste dello Studio di Consulenza Pedagogica Koru www.consulenzapedagogicakoru.it
Se avete domande o osservazioni potete scrivere all’indirizzo mail studiokoru@libero.it
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