Eccoci all’appuntamento settimanale con le domande dei bambini. Questa volta siamo di fronte ad un quesito particolarmente impegnativo, che pone i genitori di fronte ad un dilemma. E’ giusto che i figli sappiano che ci sono degli adulti pericolosi? Non si rischia di spaventarli?
La risposta ad entrambe le domande è sì.
Non possiamo pensare come genitori di poterli proteggere da tutto. Abbiamo invece il compito di dare loro gli strumenti per crescere e per affrontare le situazioni che inevitabilmente incontreranno, senza però che vivano nella paura.
Cosa fare allora?
Ciò che fa la differenza è il tenere in considerazione la loro età. I bambini distinguono infatti molto presto tra giusto e sbagliato, o per lo meno tra ciò che gli adulti che amano considerano tale.
Introduciamo questo tema specifico nella quotidianità, attraverso le favole. Queste hanno il vantaggio di raccontare il male in una dimensione fantastica, attutendo l’ansia. Non bisogna quindi insistere sui particolari macabri, ma inseriamo anche elementi buffi e curiosi e terminiamo con un finale positivo. Dobbiamo anche essere pronti a rispondere alle domande che nostro figlio ci porrà alla fine della storia.
Partendo quindi da una favola classica (es. Cappuccetto Rosso) o da una inventata ad hoc, si può insegnare ad un bimbo di tre o quattro anni a non allontanarsi dai genitori, a non seguire gli sconosciuti o a non fare ciò che gli chiedono.
Dedichiamo tempo ad ascoltarli. Attraverso le fiabe i bambini apprendono anche che alcune situazioni possono accadere a chiunque, ma al tempo stesso che non bisogna vergognarsene e che è bene parlarne con i genitori.
Spesso infatti i bambini hanno timore di raccontare ciò che sentono come sbagliato, per paura di essere rimproverati, perché si sentono responsabili o in colpa, o ancora perché non hanno esperienza di un dialogo aperto con gli adulti.
Chiarite loro che è importante che i genitori sappiano cosa succede loro (senza diventare ossessivi!); quindi soprattutto quando qualcuno dice loro di “non dirlo alla mamma e al papà” vuol dire che quello che sta succedendo non è una cosa buona ed è ancora più importante informarne i genitori.
Sviluppiamo il senso del pudore. Un altro elemento specifico da chiarire loro è che ci sono parti intime del proprio corpo che sono delicate e che non tutti possono toccare e vedere. In particolare lo fanno la mamma e il papà (o chi per essi) per lavarli, e il dottore per visitarli. Chi non fa parte di questa cerchia non dovrebbe chiedere loro di farlo, né di essere a loro volta toccati, anche se sono persone conosciute. In questo caso devono dirlo alla mamma e al papà. Queste sono piccole regole che i bambini possono apprendere facilmente.
Non nascondiamo la realtà. Con i più grandicelli, dai sei anni, possiamo spiegare apertamente che, benché la maggior parte degli adulti vuole proteggere i bambini, ne esistono alcuni che fanno loro del male (ad esempio toccandoli nelle parti intime o facendosi toccare) perché sono malati. Bisogna quindi sempre dirlo ai genitori, così che queste persone possano essere curate.
Non parlate invece in termini di “mostri” e non raccontate storie spaventose di bambini uccisi dai pedofili, che angosciano eccessivamente.
Indicate loro cosa fare. Date ai bambini indicazioni semplici e chiare su cosa fare se uno sconosciuto si avvicina e chiede loro di seguirlo. Allontanarsi, non prendere strade isolate ma rimanere dove c’è altra gente, entrare in un negozio e chiedere aiuto possono essere semplici accorgimenti che aiutano ad affrontare una situazione che avvertono come pericolosa.
Lucia Riva e Elisabetta Vitali
Gli articoli della rubrica sono a cura delle Dott.sse Lucia Riva ed Elisabetta Vitali, pedagogiste dello Studio di Consulenza Pedagogica Koru
www.consulenzapedagogicakoru.it
Se avete domande o osservazioni potete scrivere all’indirizzo mail studiokoru@libero.it
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