Cogliamo l’occasione del nostro articolo settimanale per rispondere ad una mamma che ci ha chiesto una consulenza all’indirizzo mail studiokoru@libero.it e invitiamo altri genitori a porci i loro quesiti.
La sua richiesta riguardava la difficoltà di spiegare la diversità e il razzismo alla propria figlia di 6 anni, che passando davanti ad un centro commerciale ha visto una mamma straniera chiedere l’elemosina con il suo bambino in braccio. Lei si è sentita pronta a dare una risposta sulla differenza del colore della pelle, ma la sua bambina ha continuato “l’interrogatorio” chiedendole come mai fossero così sporchi, con i vestiti bucati e senza scarpe. La mamma è rimasta molto spiazzata e in imbarazzo.
Ogni giorno, nei nostri incontri per strada o durante un programma televisivo, incontriamo situazioni che ci chiedono di confrontarci con le nostre convinzioni personali e i nostri comportamenti quotidiani. Questo succede sia a noi adulti sia ai bambini, che osservando alcune situazioni (es. al supermercato, al parco giochi) e ascoltando discorsi attuali (es. quando si racconta un episodio di razzismo subito da un calciatore…) si interrogano e cercano delle risposte.
Partiamo dalla considerazione che un bambino piccolo è attirato dalle differenze, a volte con curiosità mentre a volte ne è allarmato, ma il suo interesse non è rivolto ad una caratteristica specifica del suo compagno (colore della pelle, disabilità…) ma al rapporto con quella persona, al fatto che si divertano insieme oppure che litighino. Di solito i bambini in questa fase accettano quello i loro genitori, nonni e fratelli a loro volta accettano.
Le cose cambiano con l’entrata nel mondo della scuola, dove cresce il bisogno di appartenenza del bambino ad un gruppo, al fatto di riconoscersi “uguale” a qualcuno e “diverso” da qualcun altro.
Questa è una normale fase dello sviluppo in cui il bambino cerca un equilibrio e non lo rende un bambino “razzista”: tutti noi cerchiamo di appartenere ad un gruppo, fa parte della costruzione della nostra identità, l’importante semmai è aiutarlo a vedere queste differenze con rispetto ed accettazione.
Il clima familiare, non solo quello del proprio nucleo ristretto ma includendo anche ad esempio i nonni o altre figure di riferimento, può fare la differenza nella costruzione di un atteggiamento razzista oppure no, perché i discorsi che sentirà a tavola, le considerazioni su una certa religione o etnia, condizioneranno i suoi atteggiamenti di apertura e chiusura verso il mondo e le persone.
Va anche detto che i bambini non “prenderanno per oro colato” ogni nostra parola e cercheranno di interrogarsi e riflettere su quello che hanno sentito o visto, ma ciò che gli adulti sapranno rispondere alle sue domande sarà importante e rappresenterà un punto di partenza significativo.
Ognuno di voi affronterà l’argomento secondo le proprie convinzioni personali e credenze, ma ci permettiamo di suggerirvi qualche consiglio, così da rispondere anche alla mamma che ci ha contattato.
Confrontarsi. Leggete una storia, guardate un cartone/film o parlate di un fatto di cronaca (lo strumento ideale varia in base all’età del vostro bambino) in cui un bambino si scopre diverso dagli altri per qualche caratteristica. Osservate le sue reazioni e ascoltate i suoi commenti, così che possa esprimere le sue domande e i suoi punti di vista. Questo gli permetterà di mettere le basi per il suo spirito critico futuro.
Curiosità. Quando vi capita l’occasione indicategli degli aspetti di altre culture che avete adottato nel vostro stile di vita: un cibo etnico che vi piace, una musica straniera che ascoltate, un capo di abbigliamento. Raccontategli anche dei vostri viaggi in altri paesi e ricercate con lui, nei libri o tramite internet, dove si trovano questi luoghi e quali differenze nel modo di vivere ci sono. Questo lo aiuterà a mantenere un atteggiamento curioso e interessato verso ciò che è diverso da lui.
Collaborazione. Non abbiate paura a chiedere la collaborazione di altre persone nell’affrontare questo tema. Se vedete il vostro bambino interessato all’argomento delle diversità e delle differenze, anche la scuola, sin dall’infanzia, può aiutare ad affrontare l’argomento. Potrete confrontarvi con le maestre, che potranno proporre attività basate sulle somiglianze e sulle differenze. I bambini così ne comprenderanno l’esistenza e il loro essere accettabili.
Coerenza. Le domande anche molto dirette che i bambini vi fanno sono il loro strumento per conoscere il mondo. Non temete quindi che siano l’inizio di un atteggiamento “razzista”, anzi valorizzatele come espressione di un’intelligenza curiosa che il vostro bambino vi sta mostrando. Abbiate cura di questa spontaneità e franchezza e cercate di rispondergli con estrema sincerità e coerenza.
Lucia Riva e Elisabetta Vitali
Gli articoli della rubrica sono a cura delle Dott.sse Lucia Riva ed Elisabetta Vitali, pedagogiste dello Studio di Consulenza Pedagogica Koru www.consulenzapedagogicakoru.it
Se avete domande o osservazioni potete scrivere all’indirizzo mail studiokoru@libero.it
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