Dopo la pubblicazione dell’ultimo articolo dedicato al litigio in famiglia, molti genitori ci hanno scritto per avere qualche suggerimento su come aiutare i propri figli a smettere di litigare.
“Buongiorno sono la mamma di Federico e Chiara, 7 e 5 anni. Vi scrivo per la questione litigio. Non la smettono mai. Sembra che ogni cosa sia un pretesto per litigare. Un gioco, chi deve scegliere il dvd da guardare, chi deve fare la doccia per ultimo, chi viene servito primo a tavola ecc. Tutto diventa un pretesto per scornarsi e il tutto finisce sempre tra urla, mani alzate e qualcuno che piange. Sono stufa, non abbiamo mai un attimo di tranquillità, si rovinano anche i pochi momenti che possiamo passare tutti insieme perché li passiamo anche noi adulti a capire chi ha ragione, a sgridarli e a mandarli in camera con musi lunghi e con loro che ci dicono che siamo ingiusti. Come ne usciamo?”.
Questo è solo uno dei messaggi ricevuti. Richieste provenienti da genitori diversi, con figli di età differenti. Ma tutte hanno in comune una cosa: il desiderio di vedere i propri bambini riuscire ad andare d’accordo tra di loro.
La questione è che ciascuno in famiglia cerca il suo spazio, la propria identità, il proprio ruolo. E lo fa nel rapporto quotidiano con gli altri. Non è facile imparare a convivere, e i genitori lo sperimentano ogni volta che un nuovo bambino entra a far parte della famiglia. L’equilibrio fino ad allora ottenuto viene a mancare e bisogna trovarne un altro. In queste fasi iniziali siamo però tutti piuttosto attenti alle dinamiche che nascono, ponendo attenzione a prevenire le reazioni di gelosia che sono sempre dietro l’angolo.
Quando i bambini crescono le cose apparentemente sembrano cambiare. Ma in realtà sempre di ruoli, gelosie, fatiche di convivenza stiamo parlando.
I genitori ci chiedono allora come intervenire in un litigio.
Noi rispondiamo ponendo a nostra volta una domanda: i genitori devono intervenire?
No.
O meglio, non sempre, non in diretta e in modo sistematico.
Perché spesso i bambini litigano ed alzano i toni cercando di coinvolgere i genitori, che entrano poi nelle loro dinamiche senza aver potuto capire cosa è successo, chi ha iniziato, “di chi è la colpa”. E ogni intervento a questo punto è rischioso, perché finirà comunque per risultare ai loro occhi ingiusto.
Se quindi entrambi i bambini sono abbastanza grandi (indicativamente dai 2 – 3 anni) potrebbe essere molto più utile per un genitore delegare a loro la responsabilità di risolvere la questione da soli, cercando una soluzione insieme e comunicandola poi al genitore.
Se non riusciranno a farlo da soli, solo allora il genitore interverrà ad esempio togliendo il gioco conteso e invitando i bambini a calmarsi e a giocare da soli se in quel momento non riescono a farlo insieme. Nel caso di Federico e Chiara, saranno loro a provare a trovare un accordo a tavolino su chi deve fare la doccia per primo o chi sceglie quella sera il dvd. Potrebbero sorprendervi organizzano un calendario settimanale, o inventandosi delle regole (ogni sera, uno dei due sceglie il dvd e l’altro fa la doccia per ultimo ecc.). Se non lo faranno da soli i genitori potranno proporre di tirare a sorte, o di rimandare la visione del film ad un’altra volta. Questo permette ai bambini di capire che la responsabilità di andare d’accordo è loro, e che riuscirci permetterà loro di vivere meglio.
Una possibile preoccupazione è che il lasciarli discutere e litigare da soli può portare al fatto che si facciano male sul serio. In realtà spesso, quando non c’è un genitore presente che può gestire le loro emozioni e reazioni, i bambini si contengono maggiormente proprio perché sanno che non c’è chi lo farà per loro. Molto certo dipende anche dall’età dei bambini.
I genitori, che da quanto emerso finora apparentemente sembrano lavarsene le mani, in realtà hanno un ruolo molto importante. Dovranno porre molta attenzione alle dinamiche che si creeranno, osservando ciò che avviene. Uno dei due bambini soccombe sempre e non riesce mai a farsi valere? In questo caso è utile che si intervenga, ma in separata sede, dietro le quinte, con ciascun bambino. Perché il farlo durante il litigio rinforzerebbe l’immagine del bambino di, passateci il termine, “vittima”.
Molto più utile parlarne in un momento di calma, chiarendo a ciascuno perché il fratello o la sorella si comportano in un certo modo, cercando di porre in evidenza i lati positivi della questione (es. “So che ti infastidisce se Carlo rovina sempre i giochi che fai. Lui è più piccolo e vorrebbe fare tutte le cose da grandi che vede fare da te. Vorrebbe essere come te. Vedrai che presto crescerà e non lo farà più. Intanto però potesti…”). Aiutate quindi i bambini a trovare piccole soluzioni da mettere in atto. Presto saranno in grado di trovarle da soli.
Lucia Riva e Elisabetta Vitali
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ARTICOLI PRECEDENTI
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26 novembre – Come non fare errori con il proprio
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17 febbraio – Sono tutti bravi genitori… finché non hanno figli!
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30 luglio – Come spiegare una strage
16 luglio – Acqua mi piaci
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30 gennaio 2012 – Autoritatio? Permissivo? Autorevole? Scopri che genitore sei!