RUBRICA – Mese di maggio, mese di pomeriggi di sole al parco dopo la scuola. Bambini che giocano, corrono e inevitabilmente si assiste a qualche battibecco o piccolo litigio. Nulla di grave, ma se i genitori sono nei paraggi ed intervengono, spesso si sente uscire dalle loro bocche questa frase: “Chiedi scusa!”.
Ci viene automatico, sono parole che a nostra volta ci siamo sentiti ripetere dai nostri genitori durante l’infanzia.
Per noi adulti spesso è importante che i bambini, anche se piccoli, lo facciano. Anche se poi a volte il risultato ottenuto non è quello sperato. Ci possiamo infatti trovare di fronte a bambini che riprendono imperterriti a fare ciò che stavano facendo come se nulla fosse, che ripetono la frase come piccoli automi oppure che si rifiutano categoricamente di farlo anche se sanno che incorreranno in una punizione.
Ha senso quindi chiedere al proprio figlio di chiedere scusa?
E’ in effetti una contraddizione in termini, le scuse dovrebbero nascere spontaneamente. Se fatte “sotto minaccia” o solo per accontentare un genitore e poter continuare a giocare perdono un po’ il loro senso.
Questo non toglie che è molto importante insegnare ai bambini a chiedere scusa.
Come farlo allora? E quando iniziare a farlo?
Diciamo che per chiedere scusa in modo davvero consapevole bisogna prima essere in grado di mettersi nei panni e nei “sentimenti” dell’altro, capire cosa ha causato nell’altro il nostro comportamento, dispiacersene e voler rimediare. Un bimbo di due o tre anni non potrà quindi chiedere perdono in questi termini. Ciò non significa però che non possa iniziare a fare i primi passi verso questo obiettivo.
Come accompagnarlo in questo cammino?
Sembrerà banale, ma la risposta è con il nostro esempio.
Chiedendoci scusa in casa tra adulti, in sua presenza, quando sbagliamo. Anche nelle piccolissime cose quotidiane, non solo dopo un litigio. “Scusa, non volevo farti arrabbiare” ma anche “Scusa, non volevo svegliarti”, “Scusami se ho rovesciato il bicchiere”, “Ti ho schiacciato un piede, scusa, non ho fatto apposta”. Questa parola dovrebbe quindi entrare nel vocabolario quotidiano di ogni famiglia, così come grazie, prego, per favore.
Non dimentichiamo però anche l’importanza di chiedere perdono ai nostri figli quando sbagliamo. Questo permetterà loro di sperimentare cosa significa ricevere delle scuse, ritrovarsi dall’altra parte.
E pensandoci bene, a volte noi genitori facciamo fatica a farlo davvero, senza in qualche modo demandare la responsabilità del nostro gesto comunque ai nostri figli. Quante volte, dopo aver alzato la voce o dopo una sculacciata prendiamo tra le braccia il nostro bambino e gli diciamo semplicemente “Scusa, ero arrabbiato, non dovevo reagire in quel modo, ho sbagliato” senza aggiungere “… però TU mi hai fatto proprio perdere la pazienza!”. Più facile a dirsi che a farsi dunque.
Impariamo per primi a chiedere scusa, e ricordiamoci quanto sia difficile farlo davanti ad un pubblico. Come ci sentiremmo se fossimo ripresi davanti a tutti? E che ne sarebbe del nostro orgoglio se ci imponessero di abbassare la testa e chiedere perdono, magari sotto la minaccia di riportarci a casa?
Più utile allora intervenire come genitori se necessario prendendo il bambino in disparte. E accompagnandolo a chiedere scusa in modo che non sia solo, prestandogli le nostre parole se troppo piccolo o in difficoltà, e rinforzando positivamente il suo gesto quando lo compie.
Come dicevamo, è un cammino. Ma si raggiungerà prima la meta con piccoli passi quotidiani.
Lucia Riva e Elisabetta Vitali
Gli articoli della rubrica sono a cura delle Dott.sse Lucia Riva ed Elisabetta Vitali, pedagogiste dello Studio di Consulenza Pedagogica Koru www.consulenzapedagogicakoru.it
Se avete domandeo osservazioni potete scrivere all’indirizzo mail studiokoru@libero.it
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