Les Cultures segue la crisi attraverso i suoi contatti in Ucraina. “Situazione estremamente preoccupante”
I sindacati lecchesi insieme alle associazioni hanno organizzato un presidio contro la guerra
LECCO – “Abbiamo parlato con i nostri contatti a Chernigov la situazione è estremamente preoccupante, l’esercito russo si trova a 25 km da loro. La gente si approvvigionando di alimenti e medicinali, preparandosi all’emergenza e alla possibilità di dover restare in casa per lungo tempo”.
A parlare è Giorgio Redaelli, presidente di Les Cultures, l’associazione lecchese che da decenni è impegnata in progetti di collaborazione umanitaria proprio in Ucraina, come i soggiorni terapeutici per i bimbi residenti nelle zone vicine a Chernobyl, che trascorrono settimane di ospitalità a casa delle famiglie lecchesi.
“Negli ultimi anni eravamo riusciti a realizzarne non solo d’estate ma anche d’inverno, purtroppo con il Covid ci siamo dovuti fermare perché era impossibile organizzarne di nuovi – spiega Redaelli – ma le nostre iniziative in Ucraina sono proseguite con il sostegno diretto ad attività sul territorio, in particolare ad un orfanotrofio, con la collaborazione di un’associazione locale”.
A poche ore dall’inizio delle operazioni militari dei Russi, l’associazione lecchese guarda con grande preoccupazione a quanto sta accadendo: “Proprio la scorsa settimana abbiamo preparato del materiale da inviare all’associazione sul posto, con una raccolta solidale come come sempre ha trovato grande risposta tra i lecchesi, ma al momento non è possibile inviare il mezzo via terra”. Questo pomeriggio dalla sede di Les Cultures proveranno a collegarsi in diretta con un loro referente sul posto.
Un presidio in piazza
Nel frattempo i sindacati Cgil, Cisl e Uil insieme a numerose associazioni hanno deciso di convocare un presidio per la pace che si svolgerà venerdì alle 18 in piazza Diaz, di fronte al Comune.
“Il rischio che esploda un conflitto armato di dimensioni globali esige il nostro massimo impegno, un impegno che non si limita alla mobilitazione ma diventa occasione per chiedere al nostro governo di rifiutare in modo deciso ogni tipo di intervento militare, promuovendo invece la diplomazia e il dialogo tra le parti in causa – spiegano i sindacati – Invitiamo tutta la cittadinanza a partecipare per esprimere vicinanza alle milioni di persone che abitano i luoghi del conflitto, e vedono la propria vita e la propria sicurezza messe a rischio da questa situazione”.