Venerdì sera un presidio per la pace a Lecco con sindacati e associazioni
Il municipio si accende dei colori dell’Ucraina. “Fermate le bombe prima che sia troppo tardi”.
LECCO – “Va molto male”. Kristina Zvarych non trattiene le lacrime quando le chiediamo quali sono le notizie che arrivano dai suoi cari in Ucraina: lì ha genitori, fratello e sorella, gli amici.
“Stanno nascosti nelle cantine come fossero bunker – ci racconta – escono solo per recuperare qualcosa in casa, utilizzare i servizi, ma appena sentono una sirena scappano di nuovo a rifugiarsi, sentono spesso sparare. E’ terribile”.
Con lei il piccolo Leonardo, avvolti entrambi dalla bandiera giallo azzurra, a proteggersi dal vento che venerdì pomeriggio non ha risparmiato il presidio contro la guerra convocato dai sindacati Cigl, Cisl e Uil insieme al coordinamento per la Pace e la Cooperazione, che raccoglie diverse associazioni lecchesi. Oltre un centinaio le persone che si sono ritrovate in piazza Diaz, di fronte al municipio di Lecco, acceso dai colori nazionali dell’Ucraina.
“Ancora una volta dobbiamo fare nostre le parole di Gino Strada: ‘io non sono un pacifista ma sono contro la guerra, perché la guerra è una follia’ – è intervenuta Grazia Caio, presidente del comitato e vicesindaco di Osnago – una follia inaccettabile che avrà ricadute pesanti per la popolazione. Dobbiamo impedire che la crisi in Ucraina abbia conseguenze drammatiche e si trasformi in una catastrofica guerra globale che non avrà vincitori”.
Il comitato chiede che si torni a negoziare “e abbandonare la logica del colpo su colpo. Chiediamo alla Russia di ritirare le proprie truppe e all’Ucraina di riconoscere l’autonomia del Donbas come previsto nell’accordo di Minsk a cui non è mai stata data attuazione. Chiediamo che siano aperti corridoi per gli aiuti umanitari. L’Unione Europea – ha aggiunto Grazia Caio – è un progetto di pace e nessun allargamento politico può avvenire a spese della vita degli esseri umani e della pace”.
“Il degenerare della situazione in un conflitto globale è un rischio che non ci possiamo permettere – ha ribadito Fabio Gerosa, in rappresentanza dei sindacati lecchesi – ogni paese ha il dovere di operare, di prendere urgenti e significative da una posizione di neutralità attiva, per ottenere una de-escalation del conflitto e per giungere ad un accordo politico negoziato, nel rispetto della sicurezza e dei diritti di tutte le persone coinvolte e che dunque l’Europa e il nostro Governo dichiarino la propria indisponibilità a sostenere interventi armati di cui già oggi sono gravissime le conseguenze per la popolazione”.
Una mobilitazione dal basso quella di Lecco che si associa a tante altre piazze in Italia e nel mondo, “Non è un caso che ci si ritrovi qui di fronte al Comune – ha sottolineato il sindaco Mauro Gattonini – alcune importanti iniziative sono partite proprio dai municipi e testimonia quando sia reale questa solidarietà che parte dal basso e che ci unisce in un solo battito di cuore”.
“La speranza è nell’Europa – ha aggiunto il primo cittadino di Lecco – Serve un nuovo modello geopolitico in cui le relazioni diplomatiche superino gli strumenti di violenza che pensavamo relegati al secolo scorso. Il richiamo è al dovere della Comunità Europea di essere territorio di pace e di futuro”.