Federico, a New York per il voto americano: “E’ stato emozionante”

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Il lecchese con cittadinanza americana vive e lavora a New York. Il racconto del suo primo voto negli Usa

“La vittoria di Trump non è una sorpresa: in America c’è ancora molta paura delle minoranze e di ciò che è diverso”

LECCO – Donald Trump è il 47° Presidente degli Stati Uniti d’America. Il risultato definitivo dello spoglio ha consegnato ai repubblicani la vittoria, già ampiamente presagita durante il lungo conteggio dei voti. Trump ha vinto nella maggior parte degli Stati, staccando di misura l’avversaria democratica Kamala Harris.

Tra gli elettori americani c’è anche un lecchese, Federico (Freddie) Milani Capialbi, 31 anni. Freddie, infatti, è americano d’origine: nato ad Atlanta (Georgia) nel 1993, è arrivato a Lecco che aveva appena sei mesi, adottato da mamma Federica e papà Massimo. Massofisioterapista e Operatore Socio Sanitario, due anni fa Freddie, che ha la cittadinanza americana, ha deciso di tornare negli Stati Uniti, suo paese d’origine, dove oggi vive e lavora, a New York.

Ieri, 5 novembre, verso le 15.45 (ora locale) si è recato ai seggi per votare: “E’ stato veramente emozionante – ci ha raccontato – quando sono entrato in cabina elettorale ho realizzato che per la prima volta avrei votato negli Stati Uniti, come cittadino americano. Devo dire che mi ha colpito l’efficienza, è stato tutto molto veloce, dopo aver compilato le schede le ho inserite in una macchinetta elettronica, è tutto automatizzato. Mi ha fatto piacere vedere tanti giovani e tante famiglie ai seggi, l’Election Day è molto sentito qui e nonostante una campagna elettorale molto tesa, la partecipazione non è mancata”.

Freddie non ha fatto mistero di aver votato per Kamala Harris e i democratici, prima del voto ha anche partecipato alla campagna elettorale, in Pennsylvania: “E’ stato molto interessante, sono stato in campagna, appena fuori Filadelfia, tra case residenziali e fattorie, quindi un ambiente totalmente differente da New York e in generale dalle grandi città americane. Qui ho potuto toccare con mano la chiusura e il bigottismo che purtroppo caratterizzano ancora tantissime parti degli Stati Uniti, così come il razzismo e in generale l’odio per ciò che è diverso. Io sono afroamericano, in America la popolazione afroamericana sfiora i 50 milioni e nonostante negli Usa la multiculturalità sia quotidianità c’è ancora tanto razzismo e tanta paura per il diverso. In generale, mi sembra che ultimamente la paura delle minoranze, di qualunque tipo esse siano, etniche, religiose, sessuali, sia accresciuta qui: si ritiene che abbiano più potere e questo spaventa e porta a convincersi che sia meglio combatterle che conviverci”.

L’esito del voto americano non lo ha stupito: “Ho votato con convinzione i democratici perché incarnano i valori in cui credo, in più, a mio avviso, una candidata donna alle presidenziali ha rappresentato una grande occasione per tutte le donne non solo americane, ma del mondo. Sarebbe stata una vittoria storica, una luce nuova per un’America divisa, ma in fondo non mi aspettavo che Harris riuscisse davvero a vincere – ha detto – alcune sue prese di posizione durante la campagna elettorale, come il manifestato sostegno ad Israele, hanno creato diversi malumori tra i suoi, insomma, il fronte non era compatto. E alla fine la maggior parte, come temevo, ha votato Trump”.

Che scenario, ora? “Difficile dirlo, vedremo se riuscirà a risolvere i problemi del Paese e di coloro che lo hanno votato. Certo oggi io e tanti altri americani ci siamo svegliati un po’ tristi” ha concluso Freddie.