Immigrazione e razzismo: la diversità non preoccupa gli studenti lecchesi

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Maria Grazia Zanetti Andrea Panizza
Maria Grazia Zanetti e Andrea Panizza di Les Cultures

Dall’indagine di Les Cultures emerge una nuova visione del fenomeno, entrato a far parte della quotidianità

Caduti diversi stereotipi tra cui l’idea che gli stranieri siano troppi e che tolgano il lavoro agli italiani, ma ancora diversi gli episodi di razzismo

LECCO – Più consapevoli, inclini all’accoglienza e dotati di spirito critico verso un fenomeno, quello migratorio, che caratterizza il nostro tempo. Emerge un importante cambiamento nella visione che hanno gli studenti lecchesi rispetto alla presenza di stranieri sul territorio, percezioni che hanno fatto crollare anche luoghi comuni che Les Cultures, realtà di Lecco che si occupa dell’inserimento dei minori stranieri nelle scuole e della facilitazione dei rapporti tra famiglie straniere e istituzione scolastica, ha deciso di mettere in evidenza per mostrare come sia mutato il sentire dei giovani da una generazione all’altra.

Lo ha fatto con un’indagine, la terza, che si ispira a due precedenti ricerche portate avanti dall’associazione nel 1998 e nel 2010 volte a comprendere e studiare le opinioni dei ragazzi sul tema immigrazione e sulla diffusione di stereotipi razzisti, organizzata nell’ambito del progetto ‘Nuove identità meticce’, sostenuto da Fondazione Comunitaria del Lecchese e sviluppato in collaborazione con Alliance of Bame Voices. Il titolo “Generazione: cresciuti nelle diversità”, già la dice lunga sui contenuti delle 307 risposte raccolte tramite questionario somministrato in 19 classi quarte di 7 istituti superiori presenti nella provincia di Lecco il febbraio scorso.

Les Cultures indagini immigrazione scuola lecco razzismo

Subito balza all’occhio come gli stranieri vengano considerati parte integrante della società, una presenza strutturale. “Nel 2010, anno in cui abbiamo effettuato la seconda ricerca, gli stranieri venivano percepiti come troppi, sia a livello nazionale che provinciale. Adesso, nonostante il loro numero sia aumentato, la loro presenza non viene più sovrastimata e la reale portata del fenomeno letta con maggior precisione – spiega Maria Grazia Zanetti, vicepresidente di Les Cultures, supportata dal coordinatore Andrea Panizza -. Il campione che abbiamo selezionato è composto da una generazione di giovani che sin dall’asilo si è trovata a contatto con persone provenienti da fuori. Quando i migranti erano l’1,7% nel 2010, gli studenti a dire “sono troppi” erano il 60%, ora invece la situazione si è praticamente ribaltata, facendo crollare questo stereotipo. Aumentati all’8,6% i migranti, la percentuale di chi pensa siano troppi è scesa al 19,54%. Risultati che colpiscono, perché la diversità è difficile da accogliere, invece viene dimostrato che è stata accettata”.

A influenzare la percezione rispetto alla corretta presenza di stranieri soprattutto la narrazione dei media quando analizzano il fenomeno dell’immigrazione o eventi di cronaca che vedono protagonisti gli stranieri. Media che però, rispetto al passato, condizionerebbe meno gli studenti, che nel tempo hanno sviluppato spirito critico e consapevolezza che sui canali di informazione si tenda a esagerare racconti e fatti (il 50,8% del campione lo pensa e il 30,6% giudicherebbe le notizie enfatiche ed emotive contro l’8,93% del 2010). “I ragazzi si informano sull’immigrazione attraverso i media, soprattutto la televisione che continua a rivestire un ruolo importante, ma anche dai social e dalla famiglia, però sono attenti e consapevoli rispetto a quello che vedono, leggono e sentono”, sottolinea Zanetti.

E’ emerso poi che gli studenti lecchesi giudicano molto negativamente gli italiani che si rapportano con gli stranieri senza mostrare spirito di accoglienza e solidarietà.

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Altri stereotipi che l’indagine ha contribuito a far crollare sugli stranieri: “rubano il lavoro agli italiani”, “portano malattie”, “mettono a rischio l’identità italiana” che nel 2010 erano ancora preponderanti. Eclatante soprattutto il primo punto, dove la percentuale di chi ha sviluppato la convinzione che i migranti portino via il lavoro agli italiani è scesa dal 46,9% (1998) al 12% (2024). Anzi, il 60% del campione preso in esame ritiene che il contributo dei lavoratori stranieri sia fondamentale per il paese.

Subisce una flessione, ma non significativa come per gli altri, il luogo comune che gli stranieri accrescano la malavita. “Un aspetto su cui riflettere il tema della microcriminalità – continua Zanetti – minaccia più percepita dal nostro campione e dato che desta abbastanza preoccupazione”. Il 64% degli studenti che ha risposto al questionario crede che la presenza di cittadini stranieri abbia contribuito a peggiorare le condizioni di sicurezza della città di Lecco, con episodi di cronaca che li hanno visti spesso protagonisti, determinanti nel radicare questo pensiero.

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Andando avanti con la ricerca, alla domanda “Ti auto-definiresti razzista?”, interessante notare come il riscontro sia cambiato, ponendola all’inizio e poi alla fine del questionario, anche in rapporto al 2010, anno in cui è stata constata una crescita di risposte affermative. “Se prima i valori cambiavano al rialzo, ora è il contrario – racconta Panizza -. La scelta di porre la questione “ti auto-definiresti razzista?” ex-ante ed ex-post è stata voluta per vedere se i ragazzi, dopo aver risposto nel mezzo ad altre domande specifiche, cambiassero la loro risposta alla fine. Nel 2010 dal 22% che ha risposto di esserlo si è passati, alla fine del questionario al 25%. Viceversa, nel 2024 dal 9,90% è stata rilevata una discesa al 7.80%“.

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Nonostante ciò, le esperienze di razzismo in classe e a scuola restano tante: idee, atteggiamenti o comportamenti apertamente discriminatori sono stati notati dal 44% del campione, prendendo come ambiente di riferimento le classi, e dal 57% considerando l’intero istituto. Sempre restando nell’ambito scolastico, scesa del 10% la percentuale di coloro che credono gli stranieri rappresentino una minaccia alla qualità dell’istruzione.

Tira così le somme Nasazzi: “Siamo usciti da una logica che mette il focus sui migranti ritenendoli colpevoli di togliere lavoro e identità agli italiani. Questa indagine mostra che nel tempo le convinzioni degli studenti sono cambiate: vivono la diversità e la accettano, vorrebbero creare canali di accesso regolare per gli immigrati (73%), sono contrari all’uso della forza per respingere i migranti e impedirne l’arrivo tramite accordi stipulati tra i Paesi. Una generazione consapevole di vivere in un contesto in cui la presenza di stranieri è un dato di fatto, visti come persone di cui abbiamo bisogno e che andrebbero regolarizzate e rese titolari di diritti come quelli alla salute, alla disoccupazione, alla cittadinanza. Di strada da fare ce n’è ancora tanta, basti vedere la forte presenza ancora di idee e atteggiamenti discriminatori o razzisti. Il lavoro educativo deve continuare e deve passare anche dalla scuola, anche nella gestione delle diversità culturali nella dimensione collettiva, dove qualche difficoltà ancora permane. Per esempio il riconoscimento delle festività legate alle culture d’origine dei ragazzi, che ha dato riscontro positivo solo nel 37,4% del campione”.