Da 18 anni a Lecco, Lyuba ci racconta paure e timori di un conflitto che, in verità, è iniziato già da diversi anni
La figlia vive in Ucraina con il marito e la nipotina di 3 anni: “Ieri mattina si sono svegliati con un rumore che sembrava quello di un tuono. Ho i brividi solo a pensarci”
LECCO – “La guerra in Ucraina? Non è iniziata ieri, ma otto anni fa, da quando la Russia ha invaso la Crimea e le regioni di Donetsk e Luganks. Se ne è parlato all’inizio, poi si è smesso e ci si è dimenticati dell’esistenza di un paese in ginocchio che ogni giorno, fino a ieri, ha fatto resistenza. L’Ucraina sta pagando il prezzo della sua libertà”.
Lyuba, come tanti suoi connazionali, da Lecco sta seguendo con apprensione le vicissitudini nel paese di origine, sotto l’attacco russo ormai da alcuni giorni.
Nel 2004 la donna ha lasciato parte della sua famiglia a Ivano-Frankvisk, a ovest del paese, 400 km circa dal confine polacco, per venire in Italia: “Lavoravo in Comune come segretaria – racconta Lyuba – poi nel 2002 è morto mio marito e sono iniziate le difficoltà. Due anni dopo sono venuta in Italia, a Lecco, qui vivo e lavoro facendo la collaboratrice domestica e l’istruttrice in una palestra. Buona parte di quello che guadagno lo invio alla mia famiglia: in Ucraina ho ancora mia mamma, una figlia di 22 anni con il marito di 24 e un nipotino di 3 anni. Mio figlio invece vive qui con me. In queste ore è in apprensione per la sua compagna che però dovrebbe riuscire a venire in Italia: la Polonia ha aperto le frontiere ai profughi ucraini. Come mi sento? Preoccupata. Impotente. Le persone a me care rischiano la vita e il mio Paese praticamente potrebbe non esistere più. Mi chiedo a cosa sia servita tutta questa fatica…”.
Lyuba si ferma, guarda il telefono: “Stamattina mia figlia mi ha inviato l’ennesimo video-messaggio di Putin alla popolazione ucraina. Sono minacce rivolte in particolare all’Ovest del paese, dice chiaramente che arriverà anche lì. Da otto anni per noi la musica è sempre questa: minacce, minacce e ancora minacce. “L’Ucraina non è niente, sarete tutti sterminati”. No, non esagero, qui certe cose non arrivano, forse è anche meglio. Comunque, anche per questo ho smesso di guardare la televisione russa”.
Le bombe russe sono cadute anche vicino alla città di Lyuba: “Ieri mattina mia figlia e la sua famiglia si sono svegliati con un rumore che sembrava quello di un tuono, così mi hanno raccontato. Ho i brividi solo a pensarci. Credevano fosse un temporale, invece erano gli aerei e le bombe. Hanno colpito l’aeroporto di Ivano-Frankvisk, la base militare che è lì vicino e anche un magazzino di armi. Tutti hanno paura, vivono nel terrore: per ora si combatte solo lungo i confini ma in città e nei pesi i negozi sono già vuoti e non si sa se arriveranno rifornimenti. Mia figlia ha portato materassi e cibo in cantina, da ieri vive li sotto per paura dei bombardamenti. E’ davvero possibile tutto questo?”
La risposta arriva poco dopo, Lyuba quasi ragiona tra sé e sé: “In realtà non mi stupisce per nulla la mossa di Putin, la preparava da tempo. Se qualcosa non fosse andato storto otto anni fa, con la Crimea, Donetsk e Lugansk avrebbe già invaso tutta l’Ucraina. Questo era il suo obiettivo. Ha sempre parlato con disprezzo del nostro paese, da quando abbiamo detto chiaramente che volevamo essere liberi e indipendenti e lo siamo diventati. In Crimea, Donetsk e Lugansk vivevano russi che ai tempi della Guerra Fredda qui si erano rifugiati per avere una vita migliore. L’Ucraina li ha accolti, sfamati, dato loro casa e lavoro e in cambio ha ricevuto il coltello”.
“Da tempo, anni – ha continuato Lyuba – sui confini Ucraina-Russia si combatte quotidianamente per evitare l’invasione. Oggi quel che si temeva è accaduto. La cosa peggiore è che il mondo intero teme di difendere un paese abbandonato a sé stesso perché è terrorizzato da Putin”. Il riferimento è alle parole utilizzate dal presidente russo nel lanciare l’operazione militare: “Nessuno osi interferire o ci saranno delle conseguenze mai sperimentate prima”.
In questo clima, il peggiore degli scenari per Lyuba è il ritorno del regime sovietico in Ucraina: “Non voglio pensarci” commenta “al momento spero solo che la mia famiglia stia bene anche se non so come aiutarla. Potrebbero venire qui, non sarebbe un problema ma mia madre è anziana e ammalata, non reggerebbe un viaggio così lungo per venire in Italia e nemmeno lo vorrebbe, legata com’è al suo paese. Mia figlia invece non vuole abbandonare suo marito che ha l’obbligo militare. E’ tutto così surreale che sembra impossibile, eppure è vero e sta accadendo ora”.