Patentino obbligatorio per cani pericolosi, l’esperto: “Una proposta da migliorare”

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Roberto Tavola, presidente del Gruppo Cinofili Lecco e giudice Enci, Fci e di Cae-1, sulla proposta di legge di Regione Lombardia

“Sarebbe auspicabile che il patentino obbligatorio venisse esteso a cani con determinate caratteristiche potenzialmente in grado di cagionare danni, e non esclusivamente per razza”

LECCO – La proposta di legge al Parlamento di Regione Lombardia di rendere obbligatorio il patentino per i padroni di cani rientranti nella ‘save list’ di 26 razze stilata non convince del tutto i professionisti del settore, o meglio, è per certo un buon proposito, ma l’invito è quello a non semplificare troppo una materia complicata come la cinofilia.

dog park belledo via risorgimento
Roberto Tavola

Abbiamo chiesto un parere a Roberto Tavola, presidente del Gruppo Cinofilo Lecchese e giudice Enci , Fci e di CAE-1: “La proposta è degna di nota – ha commentato – si tratta di un argomento molto attuale e dibattuto tra noi cinofili, anche in relazione all’aumento di incidenti da morsicatura (leggi qui). Tuttavia troppo spesso si tende a liquidare con meccanismi semplicistici una materia complicata come la cinofilia. In questo caso specifico, la semplicità sta nell’aver stilato un elenco di razze sulla base delle quali obbligare a conseguire il patentino. In quest’elenco figurano anche i cani pit bull terrier, bandog, e i bulldog americani che non avendo un pedigree difficilmente possono essere identificati come una razza se non per il solo aspetto morfologico. Quello che intendo dire è che sarebbe più auspicabile che la proposta di rendere il patentino obbligatorio venisse estesa a cani con determinate caratteristiche potenzialmente in grado di cagionare danni, magari di mole o caratteriali, e non esclusivamente per razza. Se ad esempio il cane ha avuto socializzazioni primarie o secondarie non corrette, o cresciuto in isolamento sociale potrebbe manifestare problematiche comportamentali. Tutti elementi di cui il proprietario deve tenere conto per la corretta gestione dell’animale, di razza o meno”.

Ancora una volta, l’appello è alla consapevolezza: “Quando si decide di prendere un cane lo si deve fare con le idee chiare e se si scelgono specifiche razze o tipologie, farlo preparati ed informati, e non perché lo impone la moda del momento. Come informarsi? Presso centri e professionisti certificati, non su internet o affidandosi a sedicenti addestratori, autoreferenziati. E’ vero che alcuni cani sono più facilmente identificabili come pericolosi per la memoria di razza, ma non si può risolvere in maniera così semplicistica la questione”.

Tavola fa un esempio pratico: “Se una persona adotta un cane cresciuto in masseria, poco docile e non socializzato, proposto per un incrocio border collie ma che una volta cresciuto supera i 25 kg di peso, potenzialmente offensivo, perché per esempio, tende ad aggredire quando ha paura, è chiaro che anche nella logica della proposta di legge anche quel cane, che pure non rientra nella lista di razze identificate, può essere pericoloso e quindi occorrerebbe che il binomio cane padrone avesse un patentino”.

Il Gruppo Cinofilo di Lecco, in collaborazione con il Comune, dallo scorso anno offre la possibilità, presso il Dog Park di via Risorgimento, di frequentare il corso per il conseguire il patentino CAE-1, test ideato da Enci (Ente Nazionale Cinofilia Italiana) come certificazione di buona gestione e rapporto equilibrato tra il cane e il suo conduttore all’interno del contesto urbano: “Un progetto molto importante, che testimonia la sensibilità del Comune di Lecco a questo tema: si tratta infatti di una delle primissime convenzioni in Italia – ha spiegato Tavola – i residenti in città possono iscriversi a 5 lezioni di preparazione al Cae-1, senza costi. Lo scorso anno abbiamo riempito il corso e i posti disponibili, segno che anche da parte dei cittadini proprietari di cane c’è sensibilità, anche se il 30% circa non si è sentito di sostenere l’esame finale, nonostante il percorso di accompagnamento svolto. Questo significa che c’è ancora tanto lavoro da fare sulla consapevolezza”.

Tavola ha concluso: “L’altra domanda che mi sono posto è: se un domani questo patentino dovesse diventare obbligatori per questi cani, come accertare che i proprietari lo abbiano effettivamente conseguito? Insomma, ben venga la proposta di rendere questo patentino più fruibile alle persone ma già che qualcosa si muove su questo fronte l’auspicio è che si possa fare un lavoro completo e, appunto, non semplicistico”.