Anche diversi dirigenti scolastici lecchesi hanno sottoscritto l’appello a Draghi per chiedere di non rientrare in presenza subito
La preoccupazione condivisa per evitare “una situazione ingestibile che provocherà con certezza frammentazione, interruzione delle lezioni e scarsa efficacia formativa”
LECCO – Posticipare di due settimane il rientro in classe degli studenti alla luce di una situazione che si preannuncia insostenibile visto l’impetuoso aumento dei contagi per la variante Omicron e l’incremento delle assenze tra il personale della scuola. Anche diversi presidi degli istituti scolastici della nostra Provincia hanno sottoscritto l’appello al presidente del Consiglio Mario Draghi e al ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi per chiedere di non rientrare subito in classe al termine delle festività natalizie. Un ritorno tra i banchi iniziato già oggi, venerdì 7 gennaio, in alcune scuole del territorio e che si perfezionerà lunedì 10 gennaio con il rientro di tutti gli studenti, dalle materne alle superiori, muovendo numeri importanti e significativi di persone.
Con l’ultimo decreto, varato nei giorni scorsi, il Governo ha introdotto delle modifiche sulla gestione dei casi di positività nella scuola, prevedendo delle misure diverse a seconda dell’ordine di scuola frequentato da studenti e personale scolastico con l’obiettivo manifesto di mantenere il più possibile la didattica in presenza.
Per numerosi dirigenti scolastici di tutta Italia, circa 2mila su 8mila presidi complessivi, le misure prese non sono sufficienti, dato il quadro epidemiologico in corso, a garantire un rientro in sicurezza a scuola. A spaventare sono i numeri del contagio, mai così alto; la difficoltà di garantire le lezioni a fronte del personale scolastico che potrebbe risultare ridotto sia per casi di positività che per le sospensioni dovute al mancato rispetto dell’obbligo vaccinale e una campagna, quella di vaccinazione della popolazione pediatrica, relativa ai bambini tra i 5 e i 12 anni, iniziata da un mese scarso.
Da qui la conclusione, netta e tranchant, di molti dirigenti che reputano “una programmata e provvisoria sospensione delle lezioni in presenza (con l’attivazione di lezioni a distanza) per due settimane sicuramente preferibile ad una situazione ingestibile che provocherà con certezza frammentazione, interruzione delle lezioni e scarsa efficacia formativa”. Tra questi, come dicevamo, almeno una decina di presidi lecchesi, sia di istituti superiori di secondo che di primo grado, che hanno condiviso la filosofia di fondo dell’appello lanciato al Governo, convinti della necessità di mettere in sicurezza le migliaia di persone che gravitano nel mondo scolastico.
I firmatari
Per quanto riguarda le scuole del capoluogo l’appello è stato sottoscritto infatti da Vittorio Ruberto dell’istituto comprensivo Falcone e Borsellino, Raffaella Maria Crimella del Parini, Sergio Scibilia del liceo Grassi, Alessandro Policastro del Medardo Rosso. Per le scuole della provincia, la firma è arrivata da Dario Crippa, dell’istituto Villa Greppi di Monticello, Ettore Melchionna dell’istituto comprensivo di Casatenovo, Francesca Anna Maria Alesci del Bonfanti e Valagussa di Cernusco Lombardone, Gloria D’Arpino di Galbiate, Antonina Raineri di Merate, Renzo Izzi dell’IPS Fumagalli di Casatenovo e Miriam Iaccarino dell’istituto comprensivo di Cassago.
Ettore Melchionna, dirigente Ics Casatenovo
“Prendiamoci due settimane di tempo per permettere a questa ondata di raggiungere il picco e abbassare i numeri del contagio. E approfittiamo di questi 15 giorni per implementare la campagna di vaccinazione pediatrica, in modo da proteggere i più piccoli rimasti finora scoperti” conferma Ettore Melchionna, alla guida dell’istituto comprensivo di Casatenovo, il primo (e unico) della Provincia di Lecco a sperimentare, già dallo scorso anno scolastico, lo screening tra gli studenti attraverso i tamponi salivari. “Sono sempre stato convinto dell’importanza della didattica in presenza, ma con i numeri di queste ultime settimane dobbiamo interrogarci su che didattica riusciremo ad offrire ai ragazzi a fronte dei casi di positività che si registrano anche tra i docenti”. Ad oggi dovrebbero essere 4 i professori che non potranno rientrare in classe lunedì perché in quarantena: “Ma non mi stupirei se la cifra dovesse aumentare, così come mi aspetto delle assenze tra gli studenti”.
Gianluca Mandanici, istituto Fiocchi Lecco
Timori condivisi anche da Gianluca Mandanici, preside dell’istituto Fiocchi di Lecco. “La situazione era quasi a livelli critici prima delle vacanze natalizie, ora temiamo possa essere peggiore – commenta – . Il decreto appena varato ha cambiato le regole di comportamento in caso di positività degli studenti. Negli ultimi giorni di dicembre c’erano diversi casi di positività tra gli studenti e anche tra i docenti, ora con questa forte crescita dei contagi in corso rischiamo che la situazione peggiori in modo incontrollato. Per questo potrebbe essere utile almeno per le superiori, dove l’età dei ragazzi è più alta e i disagi per le famiglie minori, tornare alla didattica integrata – totalmente o parzialmente in dad – in queste prime settimane di gennaio per recuperare successivamente le attività in presenza, nel nostro caso i laboratori per esempio”.
Di seguito l’appello condiviso da numerosi presidi
“Da due anni lavoriamo incessantemente per garantire un servizio scolastico gravemente provato dalla pandemia. Lo facciamo, insieme ai nostri collaboratori, alle segreterie, ai docenti, al personale ATA, spesso sopperendo alla mancanza delle più basilari condizioni strutturali e organizzative.
A pochi giorni dall’inizio delle lezioni dopo la pausa natalizia, durante la quale non ci siamo mai fermati, stiamo assistendo con preoccupazione crescente all’escalation di assenze. Abbiamo personale sospeso perché non in regola con la vaccinazione obbligatoria e, ogni giorno di più, personale positivo al Covid, che non potrà prestare servizio e nemmeno potrà avere, nell’immediato, un sostituto.
Si parla di numeri altissimi, mai visti prima. Ci rendiamo conto che sottovalutare la prevedibile ed enorme mancanza di personale determinerà insolubili problemi. In un momento nel quale è necessaria almeno la minima sorveglianza delle classi (per non parlare della didattica, che risulterà in molti casi interrotta), non sapremo, privi di personale, come accogliere e vigilare su bambini e ragazzi. Altrettanta preoccupazione grava sulle probabili assenze del personale ATA. Ci troveremo nell’impossibilità di aprire i piccoli plessi e garantire la sicurezza e la vigilanza.
Aggiungiamo, ma è cosa nota, che l’andamento del contagio con la nuova variante del virus colpisce come mai prima le fasce più giovani della popolazione, anche con conseguenze gravi, e che il distanziamento è una misura sulla carta, stanti le reali condizioni delle aule e la concentrazione degli studenti nelle sedi. Sappiamo che il virus si trasmette per aerosol e che l’ambiente classe è una condizione favorevolissima al contagio. A differenza delle precedenti ondate, già prima della sospensione natalizia abbiamo assistito ad un’elevata incidenza di contagi all’interno delle classi (alunni e docenti, anche se vaccinati).
Il protocollo di gestione dei casi grava sulle aziende sanitarie, che non riescono più a garantire rapidità per i tamponi, con conseguente prolungato isolamento degli studenti e del personale. Si tratta di una situazione epocale, mai sperimentata prima, rischiosa e ad oggi già prevedibile. Non è possibile non tenerne conto. Una programmata e provvisoria sospensione delle lezioni in presenza (con l’attivazione di lezioni a distanza) per due settimane è sicuramente preferibile ad una situazione ingestibile che provocherà con certezza frammentazione, interruzione delle lezioni e scarsa efficacia formativa. Lo vogliamo sostenere con forza, decisione e con la consapevolezza di chi è responsabile in prima persona della tutela della salute e della sicurezza di migliaia di persone.