Tessili usati, crollo dei prezzi e qualità in calo: la Cooperativa Badiali lancia un appello

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Uno dei cassonetti per la raccolta di tessili usati

Maria Rosa Manca, della Coop Sociale Padre Daniele Badiali Onlus: “Siamo costretti a chiedere un impegno economico per coprire i costi di trasporto e del personale”

LECCO – Un settore in affanno, colpito da una crisi che parte dai mercati internazionali e si ripercuote fino ai piccoli Comuni. È il quadro delineato da Maria Rosa Manca, responsabile del settore ambiente della Cooperativa Sociale Padre Daniele Badiali – Onlus, realtà impegnata nella raccolta dei tessili sul territorio lombardo e non solo.

Il periodo è di grande difficoltà – spiega Manca –. La crisi è diffusa a livello nazionale e internazionale: tramite Confcooperative, il nostro organo di rappresentanza, abbiamo chiesto fondi al Governo per riuscire a sostenere i costi minimi di servizio”.

La cooperativa si occupa della raccolta e del trasporto dei materiali, che vengono poi selezionati in impianti autorizzati in Toscana e Campania. Il mercato stabilisce il valore economico degli abiti usati.

A fine 2024 i prezzi erano già scesi rispetto agli anni precedenti, ma il 2025 sta segnando un vero e proprio tracollo – racconta Manca –. Contestualmente, la qualità del materiale si è abbassata: l’aumento del fast fashion genera tessili meno riciclabili e con un valore inferiore. Tutto questo impatta direttamente sul nostro lavoro”.

Fino a pochi anni fa il servizio veniva garantito gratuitamente ai Comuni. Oggi non è più possibile. “Siamo costretti a chiedere un impegno economico per coprire i costi di trasporto e del personale. La sostenibilità del servizio, nelle condizioni attuali, non è più garantita”.

La Cooperativa Padre Daniele Badiali non è soltanto un ingranaggio della filiera del tessile, ma anche un attore sociale importante. “Diamo lavoro a persone svantaggiate, generando un valore reale per la comunità”, sottolinea Manca. I progetti di inserimento lavorativo, che nel corso del 2023 hanno interessato 38 persone, hanno generato un risparmio di circa 120.000 euro per la Pubblica Amministrazione (dati Centro Studi Socialis, valore economico calcolato col metodo Valoris).

L’attività interessa 105 Comuni delle province di Lecco e Bergamo, di cui 46 solo in provincia di Lecco. La cooperativa fa parte della Rete R.I.U.S.E. Lombardia, che coordina una raccolta etica e solidale degli abiti usati.

Nel 2024, solo in provincia di Lecco, la cooperativa ha raccolto 650 mila kg di materiale tessile, ma anche qui le difficoltà operative sono crescenti. “Stiamo garantendo a fatica il servizio, ma non sempre riusciamo a coprire il territorio come prima – ammette Manca –. A causa della diminuzione dei prezzi, molti operatori hanno ridotto o interrotto il servizio e non riusciamo sempre a garantire gli svuotamenti. A questo si aggiunge anche un’altra criticità: nei contenitori vengono abbandonati sempre più frequentemente rifiuti non conformi, con ulteriori costi e problemi”.

Uno spiraglio potrebbe arrivare dalle nuove direttive europee sui rifiuti tessili, che introducono la Responsabilità Estesa del Produttore (EPR), obbligando le aziende del settore moda a partecipare ai costi della gestione del fine vita dei prodotti. Ma i tempi non sono vicini. “Prima di alcuni anni non vedremo cambiamenti reali – afferma Manca –. Le nuove normative non saranno recepite in tempi brevi”.

La cooperativa chiede che il settore non venga lasciato solo: “Serve sostegno, servono regole più chiare e serve riconoscere il valore sociale e ambientale del nostro lavoro. La raccolta dei tessili è un servizio pubblico importante: senza un intervento deciso, rischiamo di perderlo”.