Attraverso il ‘Brugnerino’ la narrazione di un territorio
L’impegno dell’Associazione Val d’Aven per far conoscere la Valvarrone, recuperarne le tradizioni e incentivare la socialità, con le castagne al centro
VALVARRONE – Percorrere la Valvarrone è come ritrovarsi catapultati in un’altra dimensione: imbattersi in esseri umani, soprattutto in questo periodo, è un’impresa quasi titanica. L’unica presenza vivente a segnalare i confini tra una frazione e l’altra della valle sono le distese di castagneti, vestiti di calde sfumature autunnali. Radure di alberi che, osservati da vicino, appaiono quasi lasciati a se stessi, in lotta con un sottobosco che cerca di prevalerli. Prestando maggiore attenzione però, saltano all’occhio anche porzioni di terreno ben tenute e ripulite, e il merito di ciò va tutto all’Associazione Val D’Aven, che ha avviato un vero e proprio progetto di recupero non solo dei castagneti, ma del territorio in tutte le sfaccettature, dando ampio spazio anche alla dimensione comunitaria.
Il progetto ‘Caravina Reloaded’ su cui ha deciso di concentrarsi questa giovane realtà, avviata nel 2020 pochi istanti prima che il mondo si fermasse a causa della pandemia, ha come fine la promozione della Valvarrone, mediante la valorizzazione di un bene ambientale di cui è ricca: la castagna. Non proponendola così come si presenta in natura, ma trasformandola in un biscotto chiamato ‘Brugnerino’.
Campo base dell’associazione è l’ex latteria turnaria di Avano, frazione di Valvarrone, edificio costruito nei primi anni del ‘900 per il conferimento del latte e abbandonato dopo che la produzione di formaggio si è interrotta, ora in fase di ristrutturazione per poter offrire uno spazio pubblico accessibile a tutta la comunità in cui ritrovarsi, chiacchierare e svolgere attività. “A dare vita a questo sodalizio, frutto del lavoro e dell’impegno di un gruppo di volontari, è stato in primis un forte bisogno di associazionismo, che nella valle da tempo manca perché si agisce in maniera disgregata anche quando si tratta di feste o piccoli eventi organizzati con cadenza annuale. Grazie all’associazione è possibile muovere azioni più strutturate e avere precisi obiettivi – racconta la vicepresidente Sabrina Arosio, residente in Brianza ma innamorata della Valvarrone, tanto da acquistarci una casetta dove rifugiarsi -. Inoltre, avendola registrata al RUNTS (Registro Nazionale Terzo Settore ndr) abbiamo la possibilità di partecipare a bandi per realizzare progetti in favore del territorio“.
E le castagne e il ‘Brugnerino’? Come si collocano in tutto questo? “Sono subentrati in una fase successiva: oltre agli eventi e alle raccolte fondi per portare avanti i lavori di rifacimento della latteria, cercavamo qualcosa di più concreto per far conoscere il territorio – precisa la vicepresidente – e, passeggiando nel periodo autunnale per la valle al cospetto dei castagneti e dei mucchi di castagne sparsi sul terreno, ci è balenata l’idea di creare un prodotto che sapesse trasmettere l’essenza della Valvarrone, visto che al momento non possiede un dolce che possa definirsi tipico, con il quale al contempo potessimo avviare il recupero degli alberi. Ed ecco nato il ‘Brugnerino’, il cui nome deriva proprio dalla zona in cui si trovano i castagneti che ci occupiamo di ripristinare, denominata per l’appunto ‘Brugner’ e situata poco sopra Avano”.
Composto da una miscela di farina di segale e di castagne, miele e burro, ingredienti tutti di provenienza locale, il ‘Brugnerino’ è un marchio registrato la cui distribuzione, basata sul sistema dell’offerta libera, servirà non solo per recuperare le selve della valle, ma anche per ripristinare o effettuare lavori nelle grée in cui ha luogo l’essicazione delle castagne. A mostrarci una di queste strutture in funzione, nel cuore della frazione di Avano, è il presidente di Val d’Aven Mirco Buttera: “Dopo la raccolta, le castagne vengono messe nelle grée per essere essiccate e affumicate. La grée di Avano non è l’unica presente sul territorio: un’altra si trova in un casello a ‘Brugner’, una è attiva a Introzzo e a Vestreno un’altra è in fase di sistemazione. Per 30-40 giorni le castagne rimangono nel sottotetto, per poi passare in una macchina sbucciatrice. Finito questo processo, dovranno essere maneggiate una a una per eliminare i residui di gusci e selezionarle in vista della macinatura in mulino. Noi le inviamo in Val Camonica, dove è presenta una struttura in grado di rispettare precise norme igienico-sanitarie. Da qui, la farina sarà condotta presso una pasticceria di Introbio dove avverrà l’effettiva trasformazione della materia prima in biscotto”.
Nonostante questo meticoloso procedimento, la produzione del ‘Brugnerino’ è ben lontana dall’industrializzazione, anche perché si andrebbe a ‘tradire’ la filosofia sottostante il progetto, che può riassumersi in un tentativo di recupero delle tradizioni valvarronesi coinvolgendo la popolazione locale e non solo. La stessa forma a bastoncino del biscotto sottintende questo intento, rustica come la valle da cui proviene e da cui arriva la Garavina, in dialetto ‘Caravina’, tipologia di castagna ottimale per essere essiccata o lessata, impiegata per realizzarli.
E se grazie anche ai finanziamenti del Comune l’associazione è riuscita a sopraggiungere fin qui, sorge spontaneo domandarsi come potrà essere il futuro del progetto se tante altre istituzioni dovessero cominciare a interessarsene, soprattutto la Comunità Montana Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino e Riviera. “Coinvolgerla sarebbe bello: si avrebbe modo di costruire insieme un progetto notevole volto al recupero di selve e castagneti, anche perché loro hanno una visione di più ampio respiro rispetto alla nostra. Si potrebbe poi chiedere una mano alla Regione così da compiere interventi massicci sia a livello naturalistico con la pulitura dei boschi che a livello di marketing turistico, senza attirare grandi numeri”, evidenzia la vicepresidente. A spendersi in favore del progetto ci ha pensato anche un’associazione di castanicoltori, da cui Val d’Aven ha appreso le modalità di recupero della castagna, partecipando anche a concorsi di farina a livello nazionale già il primo anno di attività, dove si è posizionata a metà classifica.
Muovendosi tra i castagneti e volgendo lo sguardo ai monti che spuntano tra le loro fronde, la ragione per cui l’associazione vuole far conoscere la Valvarrone presentandola sotto forma di biscotto risulta più che mai lampante, e la visione della valle immersa nei colori autunnali va a rafforzarla ancor di più, insieme alle parole di Sabrina che, concludendo il colloquio, ha proferito: “Prima di andare lontano a cercare posti dove rilassarsi, converrebbe voltarsi a guardare le nostre montagna, in cui è possibile trovare angoli unici. La bellezza non è distante“.