L’anticorpo Sotrovimab contro il Covid autorizzato negli Stati Uniti
Il farmaco è frutto della ricerca coordinata da Davide Corti in Svizzera
MANDELLO – La Food and Drug Administration degli Stati Uniti (FDA) ha concesso un’autorizzazione all’uso di emergenza (EUA) per il Sotrovimab (precedentemente VIR-7831), un anticorpo monoclonale a dose singola sperimentale, per il trattamento del Covid, da lieve a moderato, in pazienti adulti e pediatrici.
Lo hanno annunciato GSK e Vir Biotechnology, le due società che hanno portato avanti lo sviluppo del nuovo farmaco, creato grazie al lavoro del centro di ricerche svizzero Humabs BioMed di Bellinzona diretto da Davide Corti, ricercatore originario di Mandello del Lario.
A marzo lo avevamo contattato e ci aveva raccontato questa importante scoperta: un farmaco in grado di fermare il Covid prima che possa propagarsi nel paziente e di individuare il virus anche nelle cellule già infettate, stimolando il sistema immunitario ad eliminarlo; inoltre è in grado di riconoscere e colpire tutte le sue varianti (leggi l’articolo precedente).
Già allora era stata avanzata la richiesta di autorizzazione alla FDA dopo che la ‘fase 3’ della sperimentazione si è conclusa in anticipo grazie ai risultati raggiunti sull’efficacia del farmaco e sull’assenza di significativi eventi avversi. Ora, il via libera ottenuto dall’autorità americana permette la distribuzione del farmaco negli Stati Uniti dalle prossime settimane.
“Il trattamento con Sotrovimab ha determinato una riduzione dell’85% del rischio di ospedalizzazione o morte nei pazienti ambulatoriali adulti ad alto rischio – spiegano le due società in una nota – Sotrovimab ha ottenuto l’EUA dalla FDA per facilitare la disponibilità e l’uso di questo anticorpo monoclonale. GSK e Vir stanno lavorando per rendere il Sotrovimab disponibile nelle prossime settimane con l’intento che tutti i pazienti appropriati ne abbiano accesso, con costi minimi o nulli”.
Nel frattempo, in Europa, anche l’EMA sta approfondendo i dati sul nuovo anticorpo. Le tempistiche, non essendoci una procedura accelerata, si prospettano più lunghe rispetto a quelle americane prima che si giunta una domanda formale di autorizzazione.