88 – 10 – L’idea di fondersi nei comuni appartenenti alla macro area della Valle San Martino non piace alla maggioranza. Su 9 sindaci intervistati solo 3 si sono espressi a favore della fusione. (L’articolo introduttivo: Fusione tra Comuni. Chi ci sta?)
CALOLZIOCORTE (14.162 abitanti) – Cesare Valsecchi (Sì): “Sì, sicuramente sono favorevole alle fusioni perché ritengo che, in accordo con gli altri comuni, questa sia la direzione che si sta prendendo. La fusione di certo permette di migliorare la gestione dei servizi. Sarei disposto ad un accordo con tutti i comuni della Valle San Martino, o quanto meno con quelli confinanti, in questo modo si creerebbe una maggior continuità di territorio. Ci sono molti aspetti positivi derivanti dalle fusioni; tutta una serie di contributi e agevolazioni statali una volta che si opera in questo senso, infatti molti comuni in Lombardia, e fuori, stanno prendendo questo tipo di decisione, inoltre ci sono anche vincoli e deroghe ad hoc. Poi ci sarebbe una migliore gestione del territorio, un risparmio di costi dalla gestione in comune di determinati servizi e un’armonizzazione urbanistica. A Calolzio, ad oggi, non ci sono servizi intercomunali, tranne l’istituto comprensivo, ma si tratta di servizi di segreteria condivisi fra i 6 comuni della valle. In conclusione mi direi assolutamente favorevole, anche se dipende dalla volontà degli altri comuni, Calolzio sarebbe quello più grande, ma la fusione va vista non come uno sviluppo territoriale di un comune, ma come un’annessione a parità”.
CARENNO (1.470 abitanti) – Luca Pigazzini (No): “Non sono favorevole, né alla fusione con i comuni confinanti, né alla prospettiva di un’area Val San Martino, perché credo che alla fine sarebbe un impoverimento della realtà territoriale e una perdita di carattere identitario e di servizi, con un conseguente spopolamento delle zone montane. Gli investimenti verrebbero concentrati per il fondo valle, per questo, nello specifico, per una realtà come quella di Carenno sono sfavorevole, salvo che non ci sia un piano serio di investimenti, che preveda incrementi nelle zone meno popolate, ma questo vorrebbe dire invertire il flusso di risorse economiche rispetto a come è ora. I vantaggi per i cittadini rispetto al non volersi fondere sarebbero che i servizi restino vicini a loro, ed il rapporto amministratore-cittadino è molto più diretto in un piccolo comune rispetto a una realtà più grossa. Gli stanziamenti dei governi sulle fusioni hanno carattere temporaneo, tra l’altro mi pare che ci sia una riduzione delle risorse rispetto all’inizio, quindi, ritengo che in questo momento la questione delle fusioni è uno specchietto per le allodole. A Carenno abbiamo tutti i servizi in gestione associata, la maggior parte con Monte Marenzo, l’Ufficio Tecnico in associazione anche con Erve, per quanto riguarda la scuola facciamo parte dell’istituto comprensivo, per la Protezione Civile c’è una convenzione con la Comunità Montana, siamo abbastanza avanti sotto questo aspetto, è diverso gestire servizi o far sparire l’identità dei singoli comuni. I vantaggi dei servizi intercomunali sono quelli di realizzare economie di scala, allargando la base sulla quale si svolgono le gare d’appalto, si recuperano maggiori risorse pur mantenendo il carattere identitario di ciascun ente”.
ERVE (717 abitanti) – Giancarlo Valsecchi (No): “Non sono favorevole, e parlando nello specifico del comune di Erve non vedo possibili fusioni con altri. Credo ci debba essere assoluta libertà su questo tema, se a livello locale un comune vuole fare la fusione è liberissimo di indire un referendum, ma è certo che guardando gli ultimi risultati in Emilia Romagna su 8 referendum, 6 hanno avuto risultato negativo. Sono invece favorevole alle funzioni associate fra comuni. Il vantaggio di non mettere in atto delle fusioni per i cittadini sta nel mantenere la propria identità, e noi ci teniamo alla nostra identità, che sparirebbe nel momento in cui sparisce il comune! La conformità del comune di Erve non permette fusioni, non abbiamo comuni contigui, se ce ne fossero avrebbe forse più un senso. Abbiamo, invece, delle funzioni associate con altri comuni che stanno dando già buoni risultati. L’Ufficio Tecnico comunale con Monte Marenzo comunale, servizi sociali con la Comunità Montana, la Polizia Locale con Vercurago, entro giugno 2017 tutti e dieci le funzioni saranno associate. Continuo a non capire l’accanimento per le fusioni, si pensa che il costo del piccolo comune si ripercuota sul Pil nazionale, ma questo non è vero, basterebbe lasciare i soldi ai comuni che sanno gestirsi da soli”.
GARLATE (2.525 abitanti) – Giuseppe Conti (No): “Se il problema è una questione di uffici ci sono altre modalità che non comprendono la fusione, come i servizi associati e le collaborazioni per farvi fronte. La fusione laddove ci sono ragioni storiche e culturali di tradizione è una forzatura. La collaborazione invece prescinde dall’unione formale, che non ha utilità e non sarebbe capita dalla popolazione. I vantaggi riguardano le questioni di identità, ma il problema vero riguarda altro: dipende se un comune è in grado di reggersi da solo, avere servizi e rappresentare un riferimento valido per i cittadini e far fronte alle loro esigenze, che vantaggi avrebbero i garlatesi ad unirsi con altri comuni? Guardo ad esempio all’unione della Valsassina, che si sta disfacendo, ma dipende dalle situazioni, probabilmente ci sono comuni in altre parti d’Italia, che non hanno centri storici, una propria identità precisa e una propria storia, allora lì sarebbe anche una cosa valida (la fusione, ndr). A mio avviso il nostro territorio non si presta, tutti i vari comuni hanno ragion d’essere, e in merito alle agevolazioni statali non mi sembra permettano un salto di qualità tale da sviluppare un moto di adesione. Garlate ad oggi ha dei servizi intercomunali; la vigilanza urbana con Pescate, Protezione Civile con 6/7 comuni compreso Lecco che hanno accordo unitario, il plesso scolastico è con Olginate e Valgreghentino”.
MONTE MARENZO (1.994 abitanti) – Paola Colombo (Sì): “Io sono favorevole alle fusioni, certo, penso che con i continui tagli ai comuni e con le spese correnti che aumentano è giusto che si possano fare delle economie di scala, al di là delle convenzioni intercomunali, si potrebbe migliorare e fare progettualità più ampie. A livello di Val San Martino credo si possa fare un grande comune gestito da dei rappresentanti degli ex comuni. I vantaggi riguarderebbero progettualità più ampie, si può prendere quello che c’è di buono per ogni singolo comune e replicarlo all’intera Valle, i piccoli comuni hanno il vantaggio di essere più flessibili ed avere servizi che un comune più grosso non offre. Monte Marenzo ha già dei servizi associati: con la Comunità Montana abbiamo i servizi sociali, e poi ci sono convenzioni per la Polizia Locale, l’ufficio Ragioneria e Segreteria, con il comune di Carenno abbiamo avuto occasione di partecipare a bandi insieme. Il vantaggio è che si creano delle economie di scala e certe iniziative acquisiscono più senso a livello intercomunale. L’unione fa la forza, sarei disposta alla fusione con tutti i comuni della Valle San Martino, non solo con quelli limitrofi, più si è più si possono ottimizzare i servizi, più disponibilità c’è di volontari e vantaggi dallo stato, ma questa decisione è molto soggettiva da sindaco a sindaco”.
OLGINATE (7.160 abitanti) – Marco Passoni (Sì): “L’intenzione è muoversi in questo senso, non sono favorevole a fusioni molto grandi, il numero giusto è intorno ai 15 mila abitanti. Per i cittadini potrebbe essere vista solo come uno svantaggio, ma fusione vuol dire ottimizzare gli uffici, riorganizzazione degli stessi e alla fine dare migliori servizi, con un risparmio di risorse da mettere a disposizione della comunità, fra l’altro se si fa una fusione in tempi brevi lo Stato ci premia. La fusione si muove su un piano amministrativo, a quelli che dicono che si perderebbe la festa di paese, rispondo che non è così, le persone non perdono la propria identità. Sono convinto che con più risorse si possa lavorare per mantenere l’identità, promuovendo manifestazioni locali e culturali, dalle fusioni si possono ricavare risorse da rimettere in circolo. A Olginate non abbiamo neanche un servizio intercomunale, abbiamo solo il segretario a scavalco con Valgreghentino e Garlate, perché non siamo obbligati ad averne essendo sotto i 5mila abitanti, e perché non sono favorevole all’unione dei comuni, ma alle fusioni, non facciamo le cose fatte a metà, ma una volta sola e bene”.
TORRE DE BUSI (1.970 abitanti)- Eleonora Ninkovic (No): “La fusione ridurrebbe il numero degli enti, avremmo quindi un settore finanziario unico, un settore tecnico unico, un settore amministrativo unico eccetera. Ciò renderebbe possibile ottenere risparmi sulle spese del personale (basti pensare che ci sarà un unico responsabile per settore anziché più responsabili), sui software (unico programma), sulle spese generali di gestione. Ma tengo a precisare che il personale nei piccoli comuni è già risicato al massimo. Si potrebbero inoltre vendere i palazzi municipali o riqualificarli per altre attività sociali o culturali. Non penso tuttavia ci possano essere dei vantaggi diretti per i cittadini, anzi, probabilmente vi sarebbero dei disagi logistici facilmente intuibili, se si tolgono le sedi, si tolgono i presidi territoriali. Un conto è avere il servizio in loco 6 giorni su 7 un conto una sola volta ogni 15 giorni. Quindi, le frazioni montane, già svantaggiate perché il trasporto pubblico è stato tagliato e senza mezzi, sarebbero quelle che avrebbero i disagi maggiori per spostarsi e seguire gli orari degli uffici. A mio parere anche il rapporto cittadino-istituzioni cambierebbe, diventerebbe burocratico e legato prettamente all’istituzione. Ora i piccoli comuni e con poco personale fanno servizio a 360°, aiutando i cittadini; negli uffici di grandi dimensione ci si limita a svolgere le pratiche, penso soprattutto alle persone anziane. Le risorse son sempre meno ma se si guarda alle statistiche i piccoli comuni ed i medi sono i più virtuosi… La parola d’ordine è “poca spesa tanta resa”, con i pochi soldi che abbiamo cerchiamo di fare più cose possibili. Fare una fusione con altri comuni avrebbe il rischio di sobbarcarsi le loro spese, la popolazione si concentrerebbe nel centro tralasciando le altre aree. Non si tratta di campanilismo ma di difesa dei cittadini e territorio. Come in tutte le cose ci sono aspetti positivi ed aspetti negativi. Il comune unico sopra i 15mila abitanti non mi convince, magari con un altro comune vicino (vedi Torre/Caprino) ci potrebbe anche stare. L’Unione dei comuni invece ha la complicanza giuridica e contabile di aggiungere un bilancio in più da fare oltre all’attuale per ogni comune, un’incidenza ulteriore in risorse umane da dedicare perché nulla è stato semplificato, ma al contrario complicato con tutti gli adempimenti online da fare. Si vuol rifare la base, il corpo, ma non la testa, bisogna iniziare altrove a snellire e unificare, i sistemi informatici unici in tutta Italia semplificherebbero il tutto, invece si continua a chiedere e compilare file per vari enti, Stato e Regione compresi, si preferisce togliere ai piccoli comuni anziché partire dai grandi sprechi reali dell’Italia e delle differenze territoriali, ci sono cose intoccabili e cose di serie B su cui far concentrare la massa per distogliere dalla realtà. Noi comuni e altri enti siamo stati bloccati dal patto di stabilità non abbiamo speso, ma la spesa pubblica si è alzata… come mai? Chi ha alzato il suo budget di spesa a scapito nostro che eroghiamo servizi territoriali ai cittadini? Queste cose vanno evidenziate e fatte comprendere ai cittadini”.
VALGREGHENTINO (3.431 abitanti) – Sergio Brambilla (No): “Il tema delle fusioni non è all’ordine del giorno, dobbiamo approfondirlo in Giunta, ma a titolo personale non sarei in grado di dire se sono favorevole o sfavorevole, sicuramente non sono favorevole ad una fusione a freddo fra realtà diverse, e alla vasta area della Valle San Martino. Sono contrario alle fusioni fatte sulla carta, serve una preparazione alla cittadinanza che ha una propria identità e bisogna pensare a fusioni significative che abbiano una ragion d’essere, la macro area della Valle San Martino mi spaventa molto per esempio. Sono favorevole a forme di collaborazione, anche più strette delle attuali, con i comuni vicini, ma non penso ad aree di 30mila abitanti. I vantaggi di una fusione consisterebbero nella semplificazione dei servizi, mentre gli svantaggi nell’allontanamento dei cittadini dalle istituzioni. Valgreghentino ha già convenzioni in corso con il comune di Olginate per la Protezione civile. C’è anche una collaborazione per trasporto verso la scuola media, e la scuola media stessa è a Olginate, di certo i servizi intercomunali hanno il vantaggio di rendere i servizi più efficienti e abbassare i costi.”
VERCURAGO (2.841 abitanti) – Carlo Greppi (No): “Il discorso della fusione dei comuni non si può calare dall’alto, non deve essere imposto, ma al limite deve nascere dal basso, attraverso un percorso graduale, è impensabile azzerare un comune per legge. L’identità di un comune non si può cancellare, per questo la posizione attuale in merito è che non sono favorevole alle fusioni, tanto meno all’idea della “grande Lecco” con una serie di comuni satellite intorno, questo significherebbe non avere rispetto e non prendere in considerazione l’identità e l’autonomia dei singoli paesi. I vantaggi del no sono molteplici, dall’identità di ogni singolo comune, alla vicinanza dell’amministrazione alla popolazione, che si vede nella velocità di risposta e i contatti diretti. A Vercurago abbiamo dei servizi associati; in modo particolare con Erve e la Comunità Montana, un comune piccolo deve giustamente fare economia per far funzionare le cose, ma questo non vuol dire perdere identità, e comunque anche i servizi associati vanno valutati molto bene, tempo fa abbiamo tentato il servizio associato alla polizia locale, salvo poi fare marcia indietro perché non funzionava. No alla fusione e cautela anche nei servizi associati”.