“Vite operaie”: il prof. Casto Pattarini presenta il suo libro

Tempo di lettura: 4 minuti

LECCO – Si intitola “Vite operaie. Voci dalle fabbriche lecchesi dal 1945 al 2000” il libro presentato da Casto Pattarini, già professore di storia e filosofia e attualmente consigliere comunale per il Pd, nell’ambito della manifestazione “Leggermente”, che in questo weekend ha aperto i battenti della quarta edizione.

Il volume, nato da un’iniziativa dello SPI – CGIL di Lecco e scritto da Casto Pattarini in collaborazione con alcuni studenti lecchesi, raccoglie 21 testimonianze di vita degli operai e dei delegati sindacali che hanno lavorato nelle principali fabbriche lecchesi, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale fino ad arrivare all’alba degli anni Duemila: “si tratta di un libro collettivo – ha dichiarato l’autore – che raccoglie 21 testimonianze di lavoratori delle principali fabbriche lecchesi, dalla Badoni alla File, dall’Arlenico alla Forni Impianti”. “Non è un libro sulla storia del sindacato o sull’economia di Lecco – ha continuato Pattarini nella presentazione del volume – ma è la testimonianza di una società che non c’è più: il libro infatti racconta la tragedia di chi ha conquistato traguardi come lo statuto dei lavoratori, il diritto allo studio o la parità tra uomo e donna, ma poi ha visto chiudere quelle stesse fabbriche dove era cresciuto e si era formato”.

“Da anni lo SPI promuove iniziative a livello provinciale per non perdere la testimonianza dei nostri delegati – ha affermato Sergio Pomari, segretario generale dello SPI-CGIL di Lecco – siamo interessati a non perdere la testimonianza dei protagonisti: la raccolta delle testimonianze ci ha quindi condotto alla produzione del libro, una storia delle conquiste che si rivolge principalmente alle giovani generazioni che non conoscono quasi per niente il valore delle lotte fatte dai lavoratori per ottenere il diritto allo studio, le 150 ore o il diritto alla malattia”. Concetti ribaditi e confermati anche da Michele Parolari, giovane studente al secondo anno di Scienze Storiche e collaboratore per quanto riguarda la ricerca iconografica del libro: “è importante riuscire a trasmettere ai giovani la passione espressa nelle testimonianze dagli ex lavoratori lecchesi – ha affermato Parolari – perché è una realtà poco captata, troppo distante e totalmente diversa da quella attuale, c’è un salto di due generazioni: in questo senso il libro e le sue interviste permettono ai più giovani di conoscere e di capire i valori e il ruolo del collettivo che ha portato alla lotta per i diritti dei lavoratori”.

L’importanza di consegnare una memoria e una testimonianza alle giovani generazioni è stato il leit-motiv degli interventi di alcuni dei protagonisti di “Vite operaie” intervenuti alla presentazione: “non pensavo fosse possibile mettere per iscritto la mia intervista – ha sottolineato Angelo Corti, ex lavoratore della Badoni – è una cosa meravigliosa e importante: il salto di due generazioni è una distanza enorme e spesso i ragazzi a cui parlo non capiscono quello che racconto, perché la città è totalmente cambiata, non c’è più la voce delle sirene, non si rendono conto del clima che si respirava e cosa significava avere una città piena di fabbriche”.

Anche per Alessandro Tironi, per anni alla Forni Impianti, “l’importanza dell’intervista sta nella possibilità di trasmettere la nostre esperienze vissute in fabbrica: esperienze prima di tutto formative a livello caratteriale, politico e sociale, oltre che lavorative”. “Tuttavia – ha concluso Tironi – l’originalità della nostra esperienza resta quello spirito solidale che ultimamente vedo sempre meno presente tra gli operai: oggi vige l’individualismo, mentre la nostra forza è stata quella di lottare per un miglioramento delle condizioni a servizio della collettività”. Parole condivise anche dall’ormai ex onorevole Lucia Codurelli, intervenuta in conclusione: “l’idea che uno vale per uno non esiste, è inaccettabile: il punto di vista singolo non è un punto di forza, solo la collettività porta al cambiamento e le storie di questo libro lo dimostrano al meglio”.