Il recentissimo fatto avvenuto in un campetto di calcio in Brasile mi ha fatto riflettere sulla possibilità, o meno, di discutere di un argomento d’attualità piuttosto spinoso: la violenza nello sport.
I fatti, giusto per inquadrare brevemente, riguardano una partita di calcio amatoriale sfociata in tragedia attraverso un’escalation di violenza molto rapida. Mi sottraggo dalla descrizione della cronaca completa (che per essere ottimale dovrebbe considerare innumerevoli elementi di valutazione come: il contesto economico, sociale, culturale in cui tutto ciò è avvenuto; da parte di chi e come, con quali modalità; le motivazioni esplicite ed implicite, etc. etc.) poiché di norma evito volontariamente di commentare fatti del genere a caldo, che non siano completamente nella mia sfera di competenza e che possano lasciar intendere una mia presa di posizione superficiale.
Anche questa volta ho deciso di seguire queste regole ma ho pensato che, in ogni caso, potesse essere utile fornire ai lettori una qualche forma di indicazione per la gestione della violenza nello sport.
Mi sono quindi preso la briga di tradurre le linee guida proposte dalla ISSP (L’International Society of Sport Psychology). Ve le propongo senza ulteriori commenti, evidenziando come esse possano essere anche un semplice modo per iniziare. Buona lettura:
Raccomandazione 1: Il management (la società sportiva) dovrebbe effettuare revisioni fondamentali sul sistema di sanzioni in modo tale che, ai comportamenti contro le regole, venga dato un maggior valore punitivo piuttosto che un potenziale rinforzo dell’atto.
Raccomandazione 2: Il management deve garantire un allenamento appropriato alle proprie squadre, in particolare nelle categorie giovanili, che sottolinei l’adozione di un codice di fair play comune a tutti i partecipanti.
Raccomandazione 3: Il management dovrebbe vietare il consumo di bevande alcoliche durante i propri eventi sportivi.
Raccomandazione 4: Il management deve assicurarsi che le sue strutture siano adeguate per quanto riguarda la ristorazione e gli spazi necessari, ricercando i più moderni standard di comfort.
Raccomandazione 5: I media devono presentare nella giusta prospettiva gli incidenti isolati di aggressione nel contesto sportivo, piuttosto che renderli “salienti”.
Raccomandazione 6: I media dovrebbere promuovere una campagna per diminuire la violenza e l’ostilità aggressiva nello sport che preveda la partecipazione e l’impegno di atleti, allenatori, dirigenti, funzionari e spettatori .
Raccomandazione 7: allenatori, dirigenti, atleti, media, funzionari e autorità (ad esempio polizia) dovrebbero prendere parte ad un workshop sui temi dell’aggressione e della violenza in modo tale da assicurarsi di comprendere pienamente l’argomento: perché succede, il peso degli atti aggressivi e come possono essere controllati.
Raccomandazione 8: allenatori, dirigenti, funzionari e media dovrebbero incoraggiare gli atleti ad adottare comportamenti prosociali e punire coloro che compiono atti ostili.
Raccomandazione 9: Gli atleti dovrebbero partecipare a programmi volti ad aiutarli a ridurre le tendenze comportamentali aggressive. L’inasprimento delle norme, l’imposizione di pene più severe e il cambiamento degli schemi di rinforzo (positivi) sono solo una parte della soluzione per inibire l’aggressività nello sport. In definitiva, l’atleta deve assumersi la responsabilità dei suoi comportamenti.
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Dott. Mauro Lucchetta – Psicologo dello Sport
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