Un nuovo impianto laser da 150mila euro. Ultimo acquisto dell’ospedale Manzoni che servirà per interventi chirurgici di otorinolaringoiatria, una nuova apparecchiatura che consente un salto di qualità non indifferente. Si tratta di un impianto Laser CO2, completo di accessori e ferri chirurgici specialistici utilizzato per il trattamento di lesioni del cavo orale, della faringe e della laringe, nonché sul piano della terapia dei disturbi del sonno.
“Si tratta di una strumento da taglio a caldo (permette, cioè, di eseguire incisioni, con controllo contemporaneo del sanguinamento) estremamente preciso – spiega Renato Piantanida, Direttore della struttura di Otorinolaringoiatria – che garantisce linee di incisione della larghezza di 200 micron circa e con danno termico ai tessuti circostanti estremamente contenuti rispetto alle altre tipologie di laser in uso”.
La nuova apparecchiatura, in caso di neoplasie allo stadio iniziale, evita il ricorso a procedure chirurgiche “a cielo aperto”, certamente più invasiva, oltre che più costosa, e rappresenta un’alternativa al trattamento radioterapico.
“Esistono numerose pubblicazioni in letteratura – aggiunge lo specialista del Manzoni – a supporto di questa tecnologia, in auge dagli anni ‘90, per ciò che concerne la sua efficacia terapeutica e i benefici per il paziente in temine di qualità di vita. In particolar modo si propone in alternativa alla radioterapia per la cura dei tumori in fase iniziale delle corde vocali (già utilizzata presso il nosocomio di via dell’Eremo), con dati analoghi per quanto riguarda la sopravvivenza del malato, ma con risultati migliori per quanto concerne il suo outcome . Inoltre un trattamento laser radicale può durare all’incirca un’ora, a fronte delle 7 settimane richieste dal frazionamento della dose radioterapica efficace. Rispetto ad altre procedure chirurgiche, il Laser CO2 – conclude il primario di Otorino-Laringoiatria – richiede tempi di intervento più brevi. In particolare, nei casi di neoplasie maligne, in stadio iniziale, è ampiamente dimostrato, in letteratura , la praticabilità nella stessa seduta chirurgica della fase diagnostica (biopsia) e del tempo curativo endoscopico”.