Kebab e ristoranti etnici: i controlli dell’ASL, ecco i dati

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LECCO – Kebabbari, ristoranti cinesi, indiani, pachistani e giapponesi: la cucina etnica negli ultimi anni ha conosciuto un grande successo, conquistando anche i palati dei lecchesi. Pietanze dai sapori diversi da quelli della tradizione italiana e a prezzi spesso più abbordabili.

Attività commerciali gestite nella stragrande percentuale dei casi dai migranti giunti in Italia con il proprio carico di tradizioni culinarie, incontrando la domanda di una clientela sempre più vasta.

In provincia di Lecco sono complessivamente 158 le attività in campo alimentare gestite da stranieri di cui 98 distribuite nel distretto di Lecco, 51 nel distretto di Merate e 14 nel distretto di Bellano.

Di queste il numero più alto è rappresentato pizzerie ad asporto e kebabbari (83 in provincia) seguite dai ristoranti (15), bar (21), pizzerie (9) , pasticcerie e gelaterie (3), gastronomie (3). Vanno poi ad aggiungersi quelle attività di distribuzione degli alimenti come le rivendite (18), gli ambulanti (3), i supermercati (1) e gli ortofrutta (2).

Queste le statistiche diffuse dall’ASL in occasione del convegno “Medicina del Migrante”, che si è tenuto venerdì alla Casa dell’Economia, nell’intervento di Angelo Ferraroli del Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione.

Secondo quanto riportato dal dott. Ferraroli, fra tutti i migranti che raggiungono il nostro territorio, sono principalmente quelli che provengono dal nord Africa e dall’Asia che intraprendono una attività di preparazione e/o somministrazione di alimenti.

Gattinoni AslNon tutte queste attività hanno passato indenni i controlli dell’Azienda Sanitaria: dal 2005 ad oggi, infatti, l’ASL ne ha controllate 95 e solo 48 sono state “promosse” . In 33 locali si è dovuto effettuare nuove verifiche per appurare la risoluzione delle criticità, in 6 sono invece scattate sanzioni amministrative. In totale si parla di 128 controlli durante i quali si è verificato i requisiti locali e le attrezzature, l’osservanza del piano di autocontrollo.

Tra le problematiche principali incontrate dal personale dell’Asl sono citate: la conoscenza della lingua, la conoscenza della normativa, la consapevolezza degli standard richiesti dalla normativa, il non possesso del piano di autocontrollo e standard di pulizia diversi rispetto a quelli della Comunità Europea.

E’ una questione  culturale – spiega il direttore sanitario dell’ASL, Antonio Gattinoniquesti operatori hanno metodiche di lavoro apprese nel loro Paese di origine e che dal punto di vista della sicurezza igienico sanitaria non sono sicuramente aggiornate. Quindi, oltre ai corsi di formazione che devono obbligatoriamente fare, c’è la necessità di cambiare la loro modalità di approccio, ovvero mantenere il buono della tradizione ma conciliarlo con le innovazioni oggi disponibili. Lo stesso è stato in passato per gli operatori italiani che oggi sono più aggiornati su questa materia grazie anche l’attività di controllo ed educativa effettuata da ASL”.

Un problema che, parlando di cucina etnica, riguarda anche la materia prima: “Se vengono utilizzati prodotti come pasta, pane, farina, pesci o altri alimenti prodotti in Italia ci sono dei ferrei controlli, ma se vengono importati dall’estero possono essere frutto di modalità diverse di produzione. C’è anche in questo caso la necessità di verifiche alle frontiere per evitare far si che entrino nel nostro Paese solo quei prodotti che abbiano determinati requisiti”.

Il problema si pone in modo ancor più mirato sugli alimenti di origine animale, sui quali vigila il Dipartimento Prevenzione Veterinario guidato dal responsabile ASL, Fabrizio Galbiati.

Le maggiori criticità incontrate in questo cosa riguardano: l’importazione di alimenti da Paesi Terzi non autorizzati (carni e prodotti avicoli da Cina – prodotti a base di latte dall’India – ecc.), alimenti con etichetta non in lingua italiana, alimenti con utilizzo di additivi non consentiti dalle norma comunitarie.

Il Dipartimento Veterinario cita anche i dati riguardanti le macellazioni con rito islamico, la maggior parte riguarda gli ovini (1677 solo nel 2012), poi i caprini (515) e i bovini (85). I controlli del dipartimento sono finalizzati ad evitare e ridurre le macellazioni fuori controllo.