Lettera. “La viabilità non è come la Coca Cola che tutti la possono bere”

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Ponte Azzone ViscontiLECCO – Riceviamo a pubblichiamo:

“Mi ero promesso di non entrare in merito sull’utilizzo viabilistico del nostro Ponte Azzone Visconti anche se quasi un anno e mezzo fa’ parlando con l’assessore ai lavori pubblici del comune di Malgrate e successivamente con l’ufficio viabilità virtuale del Comune di Lecco, avevo convenuto che la soluzione da adottare prevedeva:

  1. l’uso del ponte Kennedy (ponte nuovo) in entrambi i sensi, anche perché se, in emergenza, viene chiuso l’attraversamento per incidenti o per manutenzioni, il traffico Mi-So e viceversa deve riutilizzare la vecchia traversa interna della statale n°36 cioè il Lungolago e non inventare assurde soluzioni interne alla città.
  2. l’uso del ponte A. Manzoni (terzo ponte) sia in entrata che in uscita da Lecco anche se il Sindaco De Capitani di Pescate si è appropriato del ponte Manzoni solo per portare avanti le sue idee mentre invece doveva con gli altri due Sindaci, Codega e Brivio fare pressing sull’ ANAS affinché venisse attuata la soluzione viabilistica migliore per rallentare il traffico in uscita dalla galleria del Barro (oggi viaggiano oltre i100 Km/h) e cosi favorire l’innesto degli automezzi che da Pescate s’immettono sul terzo ponte.
  3. L’uso del ponte Azzone Visconti (ponte vecchio) a senso unico in uscita da Lecco con realizzazione di una rotonda a raso (foto allegate) in Comune di Malgrate, sponda dx dell’Adda, evitando l’aborto viabilistico che oggi impone o imponeva agli autisti,(che uscendo dal ponte vecchio e volendo andare a Pescate) di girare a destra per salutare i malgratesi del Porto, creare problemi alla megarotonda di Malgrate ritornare a risalutare quelli del Porto per poi procedere per Pescate.

Dopo aver seguito la telenovela del “ponte vecchio” come correttamente l’ha chiamata il Prof. Alessandro Magni, persona che stimo non solo perché fu uno dei fondatori del Gruppo Acquisto Solidale (G.A.S.) ma per la sua schiettezza e mancanza di peli sulla lingua, e dopo aver letto i pareri di quasi tutti i 47.240 abitanti di Lecco, e cioè l’amico Peppino Ciresa presidente dei commercianti, l’onnipresente Battazza, i tre sindaci comproprietari del ponte vecchio nonché quello di Pescate e Garlate, il “Barbaro Sognante” assessore Stefano Simonetti con il presidente della morente Provincia di Lecco, il consigliere comunale Ezio Venturini, l’assessore Vittorio Campione, i 430 partecipanti al sondaggio lanciato da LeccoNotizie on Line e chiedo scusa se ho dimenticato qualcuno. Dopo tutto questo ho sentito il dovere di fare delle considerazioni sulla telenovela “ponte vecchio”.

Innanzitutto voglio criticare il metodo usato dagli Amministratori Locali, perché anche a Lecco si è applicato il “Sistema Italia”cioè l’inversione dei ruoli il “politico” vuol fare il tecnico e il tecnico deve giustificare le scelte del “politico” e coprirgli le spalle. Questo vale sicuramente per il Comune di Lecco. Invece bastava formare uno staff costituito da tecnici della viabilità dei vari Enti interessati con il compito specifico di trovare la soluzione più corretta utilizzando tutti i dati in possesso dei vari uffici tecnici ed eventualmente ricorrendo al rilevamento di altri se necessari e se del caso a qualche luminare indicato dall’Ordine degli ingegneri e architetti.

Sta di fatto che una domenica il 19 maggio 2013, previa chiusura al traffico del ponte, si è proceduto da parte dell’ ing. Parolari, valido strutturista incaricato dal Comune, alla verifica del ponte vecchio e in particolare dei marciapiedi a sbalzo, opere realizzate nel 1959/1960 utilizzando come strutture portanti dei profilati in ferro che al momento della verifica presentavano nella cosi detta anima dei buchi dove tranquillamente si poteva far passare una mano, cioè in parole povere i due marciapiedi erano pericolanti e irrecuperabili.

Anche in questo caso si è dimostrata l’incapacità del Comune di Lecco di manutenere una opera pubblica, concetto che ho sempre sostenuto arrivando a dire che lo spessore di una Amministrazione Pubblica, non è dato dalle nuove opere realizzate, ma bensì dalla capacità di manutenere quelle esistenti. Peraltro mi risulta che la stessa affermazione è stata espressa recentemente dall’arch. Renzo Piano in una intervista da Fabio Fazio sulla TV nazionale.

Comunque trovandomi a passare, sicuramente non per caso, sul ponte vecchio nel primo pomeriggio della suddetta domenica, ebbi modo di parlare sia con l’ing.Parolari che con l’arch. Chiara Rostagno della Sopraintendenza dei dei Beni Ambientali, presente sul posto sin dal mattino, e purtroppo mi resi conto che i due marciapiedi posticci del ponte vecchio avevano smesso di svolgere la loro funzione quel giorno stesso e poiché prima o dopo dovranno essere rimossi si ritornerà al ponte ante 1909 avente una larghezza lorda di mt 6 .05, se non sbaglio a ricordare, e che spero venga utilizzato per ricostruire i due parapetti, una corsia per il senso unico in uscita da Lecco e una pista ciclo-pedonale a doppio senso con idonea segnaletica verticale ed orizzontale.

Ora sta bene collaudare un ponte in muratura (realizzato nel 1336-1338 con 8 arcate da Azzone Visconti a cui sono state aggiunte altre due , dal 1349 al 1354, dal fratello Giovanni, Vescovo di Milano e l’ultima, l’undicesima, costruita e pagata nel 1440 dai presuntuosi cugini Comaschi che speravano di eliminare in tal modo gli allagamenti di Como ) ma sicuramente il coefficiente di sicurezza da adottare non è cosi facile come per un ponte in acciaio o calcestruzzo, di cui magari si hanno gli elaborati grafici, per cui non vorrei che il logo laico di Lecco, cioè il ponte vecchio, subisca danni irreparabili.

Quando, a suo tempo, si mise mano alla progettazione dell’attraversamento in underground della città di Lecco, già nella mente dei progettisti c’era l’idea , una volta realizzato il terzo ponte, di mettere parzialmente a riposo il ponte vecchio e in quel senso furono effettuati degli studi e forse anche sperimentazioni pratiche.

D’accordo che la funzione primaria a cui doveva soddisfare l’attraversamento era ovviamente quella di togliere dal lungolago il traffico Mi-So e viceversa e cioè i serpentoni di auto lunghi anche 5 o 6 km in fase di rientro dalla Valtellina alla domenica sera o quelle sempre sul lungolago in fase di esodo al venerdì sera. Erano i tempi in cui le parole“esodo”o” rientro” richiamavano lunghe code di auto che costituivano un diaframma tra i Lecchesi e il loro lago.

Però da parte dei progettisti e in modo particolare dell’ufficio tecnico con a capo quello che considero l’ultimo vero Ingegnere Capo del Comune di Lecco e cioè l’ing Mario Magnani,e d’intesa con il Capo compartimento ANAS l’ing. Mariano Del Papa si fece uno studio approfondito sugli svincoli dalla nuova arteria in quanto la stessa doveva anche funzionare da collettore idraulico per il traffico in entrata a Lecco.

Infatti si ritenne opportuno dare, a chi provenisse da Como o da Milano con la Superstrada o con la vecchia S.S. N°36 con destinazione Lecco, e arrivasse sul terzo ponte la possibilità di uscire:

1.) Al Bione per i rioni di Pescarenico, Maggianico e la direzione Bergamo;

2.) Sopra via Pergola per andare in Valsassina e all’ospedale Manzoni;

3.) Su via Fiandra (zona Sindacati ) per il centro città, i rioni di Belledo, Germanedo, Caleotto e Acquate

4.) Sull’ incrocio delle vie XI Febbraio, Balicco e Cantarelli per il centro città, i rioni di Castello, S.Stefano, Bonacina e la valle del Gerenzone.

Inoltre si voleva recuperare la via Amendola al solo traffico urbano vista la presenza delle scuole De Amicis, Don Guanella , villa Manzoni e ora del Polo universitario togliendo nel modo più assoluto il traffico extraurbano che si potrebbe generare con l’ingresso in Lecco dal ponte Vecchio.

Quindi, per concludere, rispettiamo il nostro ponte vecchio e se volete provare l’utilizzo a fasce orarie fatelo pure, non si avranno risultati validi, il Tivano però continuerà a spirare al mattino in senso discendente e la Breva tirerà nel pomeriggio verso Abbadia e nessuno potrà fermarli.

Infine chiedo scusa se ho cercato di far capire che la viabilità non è come la Coca Cola che tutti la possono bere”.

Valencia, 21.01.2014
“Ing Giuseppe” Peppo” Rota