MANDELLO – “Con te se ne va un altro partigiano, ma non verranno meno l’esempio e la testimonianza che ci hai lasciato. Oggi come allora bisogna resistere, come recitano alcuni versi di una poesia: Resistenza è la gente che si dà la mano e muore. E vuol salvare le fabbriche per il lavoro, vuole la terra per il contadino, campi puliti dalle mine una volta per sempre…”. Così Simonetta Carizzoni, presidente dell’Archivio comunale della memoria locale, ricorda Adelio Bonacina, “Ciaci” per molti, morto a Mandello all’età di 88 anni.
Bonacina ha legato il proprio nome e il proprio operato alla lotta partigiana combattuta negli anni della Resistenza. Era la fine del 1943 quando sui monti mandellesi si costituirono le prime formazioni e si organizzarono i primi gruppi, sfociati nella nascita della Brigata “Cacciatori delle Grigne”, in seguito ribattezzata 89.ma Brigata Poletti in onore dei partigiani Giuseppe e Giovanni Poletti, catturati e uccisi dai nazifascisti nell’agosto del ’44.
E’ proprio in quell’anno che Adelio Bonacina, diciottenne, decise di seguire i partigiani e di salire, portando con sé soltanto un piccolo zaino, fino al rifugio Elisa, da dove ogni mattina era solito raggiungere gli Scudi di Tremare per il suo turno di guardia.
Così andò avanti fino ai giorni della Liberazione, con il “Ciaci” (che per qualche tempo operò pure in Rosalba) chiamato in talune occasioni a occuparsi anche dei rifornimenti.
Di quella sua esperienza con il movimento partigiano Adelio Bonacina era solito parlare con i ragazzi delle scuole impegnati nella scoperta degli “itinerari della memoria”, alla valorizzazione dei quali in questi anni hanno dedicato tempo, impegno e energie i volontari dell’Archivio mandellese.
“Ricordo ancora le sue parole e i loro occhi attenti – dice sempre la presidente Simonetta Carizzoni – quando già in occasione del primo incontro del 2006 mostrò loro lo zaino con cui era partito per andare con i partigiani. Poi, negli anni successivi, incontrò altri ragazzi e le loro domande dimostravano un interesse ormai raro a scuola. Ecco perché sono certa che anche loro, come me e come tutti i volontari dell’Archivio della memoria locale, porteranno Adelio nel cuore”.
Bonacina fu in effetti tra i soci fondatori dell’associazione e oltremodo prezioso fu il suo contributo per ricostruire situazioni e riconoscere persone nelle varie foto che giungevano in sede, che il “Ciaci” frequentava assiduamente.
“Gli faceva bene andare all’Archivio della memoria – ricordano la moglie Luigia e i figli Riccardo e Paola – ed era lui stesso a dirlo. Gli incontri che lui aveva con gli alunni, poi, lo facevano tornare indietro negli anni e gli restituivano smalto ed entusiasmo”.
Adelio Bonacina ha lavorato per 38 anni in Guzzi come operaio. Grande sportivo, praticò l’atletica e giocò in particolare a calcio proprio nella squadra della “Moto Guzzi”, che disputò campionati a eccellenti livelli e nella quale il “Ciaci”, forte fisicamente e dotato di ottima tecnica, si mise in bella evidenza nel ruolo di terzino.
Prima dei 30 anni dovette però chiudere la carriera agonistica e appendere, come si è soliti dire, le scarpe al chiodo per una serie di problemi a un ginocchio.
A Mandello Adelio Bonacina abitava in piazza XXV Aprile, nella zona a lago del paese. La malattia l’aveva colpito un anno fa e l’aveva costretto a un primo ricovero in ospedale e a subire un intervento chirurgico al “Mandic” di Merate. Quindi le cure e la premurosa assistenza del personale medico e paramedico delle Cure palliative e domiciliari, al quale va oggi il “grazie” dei familiari.