SuperBike: il Bike Team Mandello al galoppo in Valcavallina

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GRUMELLO DEL MONTE (BG) – Domenica 1 Giugno Bike Team Mandello alle prese con la “Madre” di tutte le Marathon di stagione, La Valcavallina SuperBike, quest’anno scelta dalla federazione come prova unica per l’assegnazione del titolo di Campione Italiano Marathon; una corsa quindi opportunamente calibrata dagli organizzatori, dura e tecnica, per mettere alla frusta i biker “Elite” Italiani e che di conseguenza i partecipanti delle categorie amatoriali si sono dovuti “sorbire” così come è stata confezionata.

Mtb Mandello valcacvallina

La corsa si snoda per 80km e 3300 metri di dislivello complessivo in ascesa percorrendo le colline retrostanti Grumello del Monte, su e giù dalla dorsale che separa la valle del lago di Endine da quella dal lago di Iseo.

Una dorsale cavalcata nella parte bassa lungo gli umidi e a tratti scivolosi boschi che, una volta risaliti in quota a Gandosso, lambiscono successivamente la località La Rossera, e poi le cave del Grena risalite lungo un tratto di percorso assimilabile, come lunghezza e pendenza, al noto “Muro di Sormano” per stradisti, incidentalmente però per metà fuoristrada; per poi proseguire su percorso misto verso Entratico giungendo a Berzo San Fermo attorno al 27km.

Da qui si risale fino al punto più alto del percorso, sul monte Torrezzo ad oltre 1200 metri di quota, percorrendo tra l’altro la micidiale salita del Faeto, un tratto di 4km e 200metri ad oltre il 15% di media, con il primo km abbondante su cementata interamente al 19% , e che successivamente alterna tratti con pendenze oltre al 20% a qualche tratto più morbido, comunque sempre sopra al 13% fino a portarsi a quota colli di San Fermo, poi raggiunti via traverso su strada forestale nel bosco. E da qui più su, fino al monte Torrezzo, dove al 40mo km, ci si ritrova, al giro di boa di metà corsa, pronti per il rientro a Grumello.

Rientro che avviene con un paio di digressioni, la prima nella parte alta della bucolica valle di Fonteno, discesa a rotta di collo lungo una strada forestale “ibrida”, sterrata-cementata, e poi risalita per la mulattiera del Torrezzo. Ove incidentalmente può capitare di passare sotto lo sguardo attento di qualche cane da pastore, spettatore occasionale ben fermo “di piantone” sui quarti posteriori, che ti squadra con sguardo severo ed ammonitore come a dirti “E sia! Puoi passare; ma solo perché io te lo concedo!”; e dove l’entusiasmo del Biker viene messo a dura prova da un tratto di 500metri su acciottolato al 22% di pendenza, prima di accedere ad una forestale nel bosco di un paio di km all’11% che riporta le “ruote grasse” su al passo.

Da cui si prosegue poi con una lunghissima discesa nella valle di Adrara, 11km in cui il biker eventualmente ignaro potrebbe anche pensare di poter prendere un poco di fiato, per quanto lo si possa fare in discesa ed in MTB. E invece no! Neanche per sogno.

La Parte alta corre su di sentiero ripido di traverso sulla costa, si e no di 40 cm di larghezza, fortunatamente asciutto, con tratti sassosi da percorrere con molta attenzione e concentrazione: una parte centrale nel bosco, sassosa bagnata e scivolosa, da percorre con molta attenzione e concentrazione ed in alcuni punti a piedi; per inciso è questo il tratto in cui il cronista di corsa ci dice che si è deciso il campionato Italiano, proprio grazie alle doti di maggior “funambolismo” del neocampione Samuele Porro.

Per finire con una parte bassa di discesa, più veloce ma a tratti molto pendente, da percorre e di ciò il lettore rimarrà sorpreso, con molta attenzione e concentrazione; concludendo con 100 metri di gradini nel paese di Adrara San Rocco; un tratto questo, lo sospettiamo, di notevole interesse per gli studiosi di Araldica in quanto suggerisce fortemente l’esistenza di un legame di parentela tra il tracciatore del percorso ed il marchese de Sade!

Poco più sotto, ad Adrara San Martino, tocca risalire all’attacco del mangia e bevi finale, il “sentiero del Pitone” e lo si fa tramite una strada asfaltata che negli ultimi 500 metri riserva ancora, come non se ne avesse avuto abbastanza, ulteriori tratti di salita al 18-20%; superati i quali ci si può “lanciare”, si fa per dire, lungo l’ultimo tratto di 16km, non propriamente rilassante ma, in questa edizione almeno, fortunatamente asciutto; per concludere con la suggestiva picchiata finale su Grumello, in mezzo ai filari di vigneti giungendo subito dopo all’agognato traguardo.

Il tutto al termine di ore passate in continua “dialettica” tra il proprio io ed il proprio fisico, al fine di superare la fatica ed i relativi cali di concentrazione ed entusiasmo, le asprezze del percorso che a volte si presenta proprio come.. “non lo vorresti”, i crampi e dolori fisici vari, il fastidio di sopportare le conseguenze, spesso più morali che fisiche, di eventuali “gibolli” rimediati in parti più o meno nobili causa scivolate sul percorso, l’accortezza di alimentarsi e dissetarsi al momento giusto e di gestirsi nel modo più opportuno.

Certo secondo molti “profani”, questi sono tutti buoni motivi per starsene a casa; e certamente lo sono per chi preferisce “sudare” con una consolle in mano cimentandosi nel videogioco “MTB Challenge Extreme”! Ma non certamente per chi desidera misurarsi sul serio con la realtà; in questo caso è essenziale accada quanto sopra descritto al fine di dare il giusto “oriente” alla propria sfida personale al mondo reale: piccola o grande che sia!

Piace pensare che sia stato così per i 434 concorrenti arrivati entro il tempo massimo stabilito dagli organizzatori (essendosene, per vari motivi, “persi” lungo il percorso un’altra ottantina e tralasciando qui di levare dal conto dei classificati qualche , nell’ambiente dei biker locali, noto ed inveterato professionista “di lungo corso” del taglio di percorso..).

Per tutti loro, indipendentemente delle evidenti differenze di doti naturali, di età e quindi di prestazioni, pensiamo sia ben spesa la qualifica di “Veri duri”! Perché se non sei un duro una corsa del genere non la porti a termine!

Duri, tra cui ci sono senz’altro i Mandellesi Gusmeroli, Acquati, Crippa, Cannas, Faggi, Fulconis, Manzotti elencati in ordine di arrivo, senza dimenticare Manenti, non pervenuto al traguardo per via delle conseguenze di una caduta nel bosco e Minori, che ha felicemente concluso l’altra corsa di giornata, la Classic, svoltasi quasi in contemporanea su di un percorso con chilometraggio ridotto.

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