MANDELLO – Sulla bara un cuscino di rose e di anthurium bianchi. E la maglietta della squadra di calcio in cui aveva giocato. Appena fuori dalla chiesa l’annuncio funebre e la sua fotografia. Dentro, con gli amici, i genitori sconvolti dal dolore, incapaci di staccare le mani da quella bara e di sollevare lo sguardo.
A Mandello oggi è il giorno dell’addio ad Alessandro Monni, il trentenne trovato sabato privo di vita nel parco di Villa Maggio, alle porte di Olcio. Quel parco e quella villa che lui ben conosceva perché in quella struttura si può dire fosse cresciuto. E dove ancora tornava, di tanto in tanto, perché nessuno l’aveva dimenticato. E perché là dentro gli volevano bene.
E’ il giorno dell’addio, ma è anche il giorno dello sconforto e del dolore non soltanto per i familiari di Alessandro ma per un’intera comunità. L’ha ricordato e l’ha ripetuto, aprendo il rito funebre celebrato nella chiesa del Sacro Cuore, il parroco don Pietro Mitta. “Eppure il Signore ci aiuterà a riprendere il nostro cammino – ha detto il sacerdote – e la giovinezza di Alessandro rifiorirà accanto a lui, nella sua casa, perché noi tutti siamo convinti che la parola del Signore è verità e non ci abbandona nell’ora del dolore e del distacco”.
E’ tornato su questo concetto anche all’omelìa, il parroco, che ha parlato di un mondo immerso nella confusione di valori, “un mondo dove non è facile vivere bene e serenamente”. “E a questo mondo – ha subito aggiunto – Alessandro ha preferito l’eterna compagnia del Dio vivente”.
Ma chi rimane deve farsi coraggio e trovare conforto nella fede. “Alessandro camminava in una valle oscura – ha affermato sempre don Pietro rifacendosi al salmo responsoriale – che lo ha condotto a porre fine alla sua esistenza. Il suo suicidio appartiene al mistero che si è consumato nelle profonde risonanze della sua coscienza e che solo Dio può giudicare. Quella è stata la scelta che Alessandro ha probabilmente ritenuto fosse la più opportuna, ma soltanto Dio può conoscere i suoi sentimenti perché solo lui sa leggere nel cuore di ogni uomo. Noi no, noi non abbiamo questa capacità e a noi spetta esclusivamente pregare, in un silenzio carico di rispetto, di amore e di amicizia”.
Il parroco del “Sacro Cuore” ha quindi affermato che “un clima di gioia e di pace attende Alessandro, perché la comunione con Dio, il Dio della vita, significa pace e serenità, quella stessa pace e quella stessa serenità che lui ha sempre cercato con insistenza”. “La tristissima circostanza – ha concluso il sacerdote – costituisce però uno stimolo a far sì che si rafforzi in noi l’esigenza di una maggiore attenzione nei confronti delle persone. In questo mondo frenetico, orientato prevalentemente al fare e all’agire, occorre recuperare l’attenzione verso l’altro, occorre ascoltarsi di più e stare di più insieme”.
Quindi un ultimo invito: “Tocca a tutti impegnarsi per rendere i rapporti tra noi più veri, più autentici, più umani, sostenuti dall’amore e dalla presenza di Cristo che è con noi e cammina sempre al nostro fianco. Lui è il pastore che ci conduce e ci accompagna, soprattutto nei momenti più oscuri e difficili. Ci prende per mano. Noi lasciamoci condurre da lui, che da una valle oscura ci porta verso pascoli fertili, rigogliosi e lussureggianti”.
“Per Alessandro – ha concluso – la valle oscura non c’è più. Lui adesso è in una valle di luce e di gioia e questa convinzione ci rafforzi”.
Al termine della celebrazione eucaristica la salma di Alessandro Monni è stata accompagnata al cimitero del capoluogo per la sepoltura.
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