LECCO – L’ex questore di Lecco, Fabrizio Bocci, esponente della Forza Italia lecchese replica alle parole di Corrado Valsecchi, portavoce di Appello per Lecco, sul tema dell’immigrazione e dell’emergenza profughi (vedi articolo precedente).
“Appello per Lecco, per aggiungersi al coro oggi di moda, proprio della sinistra, dell’accoglienza indiscriminata degli immigrati extra-comunitari, agita i fantasmi dell’intolleranza e dell’odio razziale a suo dire scatenati dalle recenti imponenti manifestazioni nazionali di Lega e del centrodestra contro l’invasione dei clandestini.
La realtà è che non si capisce o non si vuole capire che il problema fondamentale è un altro : l’Italia, soprattutto in una fase di congiuntura economica estremamente negativa come questa, non può permettersi di lasciare aperte le proprie frontiere ai milioni di disperati, di cui pochissimi realmente in fuga da guerre e calamità, che dall’Africa e dal medio e lontano oriente si accalcano sulle coste di una Libia senza governo ed in preda al caos. Non ci sono i mezzi, le infrastrutture ed i posti di lavoro per dare a questa gente un vera possibilità di vita migliore ma, al contrario, li stiamo fornendo di un sicuro lasciapassare per ingrossare le fila della criminalità comune od organizzata o, peggio, di quella terroristica del fondamentalismo islamico.
Ogni anno il Ministero dell’Interno, d’intesa coi dicasteri interessati, emana il famoso “decreto flussi” che stabilisce il numero dei permessi di lavoro subordinato riservati agli extra-comunitari di quei Paesi che hanno siglato con noi trattati in tema di immigrazione. I posti disponibili annualmente nei vari settori produttivi della penisola non superano mai le 20.000 unità. Questo è quello che l’Italia può offrire, non uno di più. Consentire moltitudini di ingressi di proporzioni bibliche, oltre 150.000 da gennaio solo dalle coste libiche, come è riuscito a fare questo governo con la folle operazione Mare Nostrum con la quale la nostra Marina se li va a prendere praticamente a riva, con grande profitto per scafisti e trafficanti i cui costi di esercizio si sono improvvisamente abbattuti, pone la nostra comunità di fronte a rischi gravissimi quali l’impossibilità , a causa dei grandi arrivi contemporanei, di controlli di identità e sanitari adeguati e capillari.
Perché se è vero che molti vanno via, o perlomeno ci provano a raggiungere altri Paesi nordeuropei, la maggioranza si ferma perché non ha alternative e finisce per gravare sulle spalle già esauste del contribuente italiano, con l’assistenza, il degrado urbano, l’aumento della criminalità, le cure sanitarie infinite per sé e decine di parenti richiamati a ricongiungersi da ogni angolo della terra, le enormi spese per i controlli e le pratiche di asilo che non avranno alcun esito. Il tutto nell’indifferenza del resto dell’Unione Europea che ha da sempre scaricato sempre e solo sulle nostra spalle gli oneri relativi e che si rifiuta di accettare una equa ripartizione degli immigrati tra gli stati membri.
Il paragone, poi, con la grande emigrazione italiana degli inizi del ‘900 è francamente risibile e senza senso: i nostri andavano a vivere in Paesi che richiedevano espressamente l’arrivo di nuova forza lavoro in economie in grande espansione che offrivano grandi opportunità di miglioramento e progresso. Paesi che non mancavano di esercitare severissimi controlli di polizia e sanitari al loro ingresso, confinando anche i nostri emigranti in quarantena per lunghi periodi. Noi, invece, oggi non solo non siamo in grado di fare gli adeguati e necessari controlli di sicurezza ma, grazie a questo governo, abbiamo eliminato anche il reato di clandestinità per la gioia di delinquenti e terroristi di ogni dove.
Con i governi di centrodestra del presidente Berlusconi , grazie a leggi come la Bossi-Fini ed a molteplici accordi internazionali nei luoghi di origine del disagio migratorio, si era riusciti a contenere il fenomeno in proporzioni del tutto accettabili con numeri infinitamente minori. Tutto ciò è stato recentemente smantellato sull’altare di un buonismo piagnucoloso di facciata che nasconde i grandi interessi economici della galassia delle cooperative di sinistra dedite all’assistenza dei cosiddetti “migranti”.
Dire queste cose, Sig. Valsecchi, non significa buttare benzina sul fuoco dell’intolleranza, ma rappresentare la realtà dei fatti e dare voce ai timori e al crescente scontento dei nostri cittadini sempre più minacciati nella loro identità e sicurezza personale”.
Fabrizio Bocci