OLGINATE – Riceviamo e pubblichiamo la lettera diffusa dal Legambiente, Associazione Monte di Brianza e WWF Lecco sul caso di Consonno e dei progetti che riguardano la frazione olginatese:
“Consonno è stata una meteora scaturita da una logica di rapina del territorio, senza rispetto delle tradizioni e sotto la spinta di una visione surreale e consumistica della realtà: si sono così create le premesse per l’attuale stato di calamità urbanistica, paesaggistica ed ambientale. Il perdurare della situazione di abbandono e degrado maturata in 40 anni si configura come un vero e proprio disastro ambientale che dovrebbe indurre a riflettere i cittadini e le istituzioni.
L’ipotesi di una “riqualificazione“, termine controverso e che nasconde sempre molte insidie, attraverso effimeri e inconsistenti progetti rappresenta una fin troppo facile via di uscita e una sorta di salvacondotto.
L’area di Consonno deve essere bonificata in modo tale da ricondurla allo stato naturale, poichè non è possibile permettere operazioni di ricostruzione/costruzione di nuovi edifici se prima non siano state ristabilite le condizioni esistenti prima degli interventi di stravolgimento territoriale.
Sappiamo che l’area è di proprietà privata ma crediamo che sia prioritario il rispetto del paesaggio secondo il dettato costituzionale e se il privato stravolge il paesaggio, come è ben visibile agli occhi di tutti, le autorità della Repubblica devono esigere interventi per la sua tutela.
Parlando di bonifica, la prima azione da intraprendere è chiedere alla proprietà di predisporre uno studio di caratterizzazione del sito da sottoporre all’ARPA. Lo scopo è quello di definire l’assetto geologico ed idrogeologico del luogo verificando la presenza o meno di inquinanti nel suolo e nelle acque e svilupparne un modello concettuale.
Altro concetto preliminare ad ogni progetto di intervento è la salvaguardia della salute : sempre la Costituzione richiama alla tutela dell’ambiente come premessa alla tutela della salute stessa : la giurisprudenza costituzionale ha definito l’ambiente come l’ elemento determinante della qualità della vita la cui protezione non persegue astratte finalità estetizzanti ma esprime l’ esigenza di un habitat naturale necessario alla collettività (Corte Cost. n. 641 del 30/12/1987).
A distanza di decenni si pensa di aprire una fase nuova che dovrebbe archiviare o sanare lo scempio passato. Rimangono ed insistono delle responsabilità verso l’ambiente e il paesaggio che non possono essere sanate se non attraverso interventi radicali da parte di chi li ha prodotti. Chi inquina paga o meglio chi ha stravolto e deturpato la collina deve pagare, prima di ogni discorso mistificatorio.
Le autorità devono sapere che su loro incombe la grave responsabilità di riuscire, attraverso ordinanze, provvedimenti di ordine urbanistico, amministrativo e politico, a dare una risposta chiara e definitiva su una questione rimandata da fin troppo tempo. Anche alla luce dell’attuale e delicato momento economico, politico, sociale e culturale che il nostro paese sta vivendo. Se i privati latitano, le Autorità pubbliche devono intervenire con urgenza e in modo deciso: se imboccheranno questa strada, saremo pronti a sostenerli.
Ecco perché chiediamo che il dibattito su Consonno vada oltre gli equilibrismi tra metrature e cubature ed entri nel merito delle vicende legate allo sfregio che è stato perpetrato in passato.
Consonno deve tornare ad essere naturale e riconsegnata al suo contesto storico, culturale ed ambientale sedimentato nel tempo prima dell’intervento garantendo ma soprattutto, ripristinando la sicurezza e l’ incolumità dei cittadini e la godibilità del paesaggio.
Per questo auspichiamo che le Istituzioni coinvolte mettano in campo tutte quelle azioni
che vadano nella direzione dello scrivere una pagina lungimirante e coraggiosa nel campo della fruizione e gestione del territorio . A partire dalle responsabilità e dagli interventi che non possono limitarsi all’ambito locale perchè Consonno è un caso e un “vulnus” che va ben oltre i confini del Comune.
Queste le premesse fondamentali che devono essere considerate prima di pensare a costruire o ricostruire: se non si danno risposte concrete, in nome dell’interesse pubblico generale, alla oggettiva necessità di far riparare i danni paesaggistici e ambientali prodotti da un intervento scriteriato, allora qualsiasi ragionamento sulle ammissibilità edificatorie ha il significato concreto di dare un premio a chi ha ridotto un luogo ad un ammasso di macerie con grave danno al paesaggio, al territorio e alle comunità intere”.