Mina Welby sicuramente, Beppino Englaro probabilmente, saranno presenti al Consiglio comunale di lunedì 12 settembre a fianco delle associazioni Qui Lecco Libera, Luca Coscioni, Renzo e Lucio, Arci e del sindacato Cgil le quali, dopo una produttiva raccolta firme, sono riuscite a far inserire all’ordine del giorno la discussione dell’istituzione del Registro del Testamento Biologico. Punto sul quale il Consiglio comunale di Lecco è chiamato a decidere: istituirlo o non istituirlo?
Il Registro del Testamento Biologico, già adottato da Comuni come Genova, Pisa, Palermo, Cagliari per citarne solo alcuni dei più importanti e guidati da Giunte di diverso colore politico, permette, a ogni cittadino e cittadina (ma senza l’obbligo) di mettere nero su bianco le proprie volontà in ambito medico-sanitario, a garanzia che vengano rispettate nel momento in cui si è incapaci di intendere e di volere.
Uno strumento dovuto a tutti i cittadini e doveroso nel rispetto della piena libertà di coscienza e di autodeterminazione, sanciti anche dai Padri Costituenti dalla nostra Costituzione all’articolo 32 che recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
Tutela della salute che è, si badi bene, un dovere della società e un ‘diritto’ del singolo cittadino, quindi non un obbligo. Pertanto, chiunque può rifiutarsi di ricevere una cura o un trattamento. Il problema sorge quando non si è più capaci di intendere e di volere. Ecco allora lo scopo del Registro di Testamento Biologico: garantire la sicurezza che venga fatta la propria volontà, senza essere in balia delle scelte di terze persone, siano esse famigliari, medici, religiosi o amici. Questo, va ribadito, nel rispetto della libertà di coscienza e dell’autodeterminazione.
Rispetto che deve cominciate dall’evitare di declinare convinzioni dogmatiche e atti di fede in legge. Nessun uomo, politico, religioso, laico, medico, può arrogarsi il diritto di decidere della vita altrui e men che meno può permettersi di giudicare. Ricordo, al riguardo, le parole di don Tarcisio Puntel, parrocco di Paluzza (Udine) che ha celebrato i funerali di Eluana Englaro: “Chi sono io per giudicare”?
Sempre rimanendo lungo la scia, il Teologo Vito Mancuso ha spiegato dalle pagine del Corriere della Sera: “L’affermazione del primato della vita come dono non può esercitarsi a scapito di chi, tale dono, non lo riconosce o non lo vuole più. Se è un dono, dono deve rimanere, e non trasformarsi in un giogo”.
Ora spetta al Consiglio comunale di Lecco decidere se istituire o meno il Registro di Testamento Biologico e quindi scegliere se farsi garante della libertà di coscienza e del principio di autodertiminazione di ogni cittadino lecchese oppure no.