RUBRICA – Il primo articolo di questa rubrica descriveva la modifica del codice penale, avvenuta a seguito della promulgazione della legge 68/2015, la quale introduceva 5 nuove fattispecie di reato commesse a danno dell’ambiente. Si tratta di una modifica molto significativa e profonda, poiché vengono istituite delle fattispecie di aggressione all’ambiente definite sotto forma di reato penale grave (delitto) e non più esclusivamente di contravvenzione, come, invece, nella prassi degli ultimi anni nella giurisprudenza italiana.
A distanza di un anno e mezzo dall’introduzione della legge sugli eco-reati, con la sentenza della sezione III del 21 settembre 2016, la Corte di Cassazione ha riconosciuto la sussistenza del reato di inquinamento ambientale nel comportamento intenzionale ed illecito di una ditta che eseguiva i lavori di bonifica del sito di interesse nazionale di Pitelli (SP).
A pagina 2 della succitata sentenza si legge: “Nell’ambito di operazioni di dragaggio, finalizzate all’attuazione di un progetto di bonifica dei fondali dei moli «Fornelli» e «Garibaldi», la ditta incaricata, come documentato da diverse annotazioni del Corpo Forestale e della Capitaneria di Porto, avrebbe violato palesemente le prescrizioni progettuali, le quali prevedevano particolari accorgimenti per limitare l’intorbidimento delle acque, quali la presenza di una vasca d’acqua a bordo della draga per poter lavare la benna prima di ogni immersione e la predisposizione di un sistema di conterminazione per evitare la dispersione della torbidità nelle acque circostanti, costituito da elementi galleggianti in poliuretano (panne) ai quali sono fissati elementi verticali in poliestere resinato (gonne), che scendono verso il fondo al quale devono essere solidarizzati […]”
Il verdetto della Corte Suprema ha di fatto ribaltato, la decisione del Tribunale di La Spezia che aveva, in precedenza, disposto il dissequestro del cantiere di dragaggio dei moli Garibaldi e Fornelli.
La zona contaminata è inserita nel sito di bonifica di interesse nazionale di Pitelli (SP), costituito da una porzione su terra ferma, nel territorio comunale di La Spezia, Arcola e Lerici, e una porzione in mare di circa 12 chilometri quadrati corrispondente all’area portuale, sino alla diga foranea. Nell’area sono presenti numerose attività produttive artigianali ed industriali, impianti di smaltimento rifiuti, presidi militari oltre che piccoli appezzamenti agricoli ed insediamenti residenziali
Nei primi anni del 2000, la Regione Liguria, ha commissionato per l’area contaminata in questione, studi e analisi sulle matrici ambientali potenzialmente inquinate. Queste hanno evidenziato la presenza nel suolo di quantità importanti di Piombo e diversi inquinanti organici, mentre nelle acque vi è presenza di metalli pesanti e composti organometallici. Più basse, ma pur sempre dannose, sono le concentrazioni di idrocarburi policiclici aromatici, idrocarburi pesanti e policlorobifenili.
L’attività di bonifica, condotta non rispettando volontariamente le prescrizioni impartite dagli Enti di controllo, ha portato ad una fuoriuscita dall’area di parte di questi inquinanti. Ciò è avvenuto a causa della movimentazione dei sedimenti del fondale, dovuta alle attività di dragaggio, e della loro conseguente mobilizzazione e miscelazione con le acque del golfo.
La Corte di Cassazione ha perciò annullato la sentenza di dissequestro del cantiere e rinviato il caso al Tribunale di La Spezia per un nuovo esame alla luce dei principi affermati.
Dottor Federico Pagani
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