VARENNA – L’Associazione culturale Luigi Scanagatta di Varenna ha dato alle stampe la sua 45.ma pubblicazione, un altro tassello sulla storia locale e del territorio. Il nuovo libro (pagine192, dimensione 17×24, 126 immagini) si intitola “Storie di vetro” e ne è autrice Marina Uboldi.
Nel 1801 iniziò a funzionare a Fiumelatte di Varenna una fabbrica di vetri. L’impianto di questa industria si collega alla scoperta di cave di arena silicea nel territorio e all’intraprendenza del proprietario terriero e imprenditore Bernardo Venini.
Non si tratta di un’impresa isolata. Tutta la fascia dei laghi prealpini vede infatti sul finire del XVIII secolo e all’inizio del secolo successivo il sorgere di impianti per la produzione di lastre di vetro da finestra e bottiglie.
La storia di queste fabbriche, vissute con diverse vicende fino all’industrializzazione degli inizi del Novecento, è stata però a lungo ignorata e soltanto ora vanno riemergendo da ricerche d’archivio e sul territorio le figure affascinanti di imprenditori pionieri, insieme alle cronache di un tempo in cui il lavoro era estremamente duro e alle storie private dei lavoratori e delle loro prime lotte per ottenere condizioni migliori di lavoro.
L’importanza dell’industria del vetro nel territorio emersa da una prima indagine sulle fabbriche di Porlezza e Fiumelatte e la straordinaria circolazione di uomini e merci legati a questa produzione in tutta Europa, hanno stimolato una più ampia ricostruzione, che si incentra soprattutto sulla famiglia Venini.
Costoro, dopo la chiusura della vetreria di Fiumelatte nel 1844, continuarono ad avere interessi in altre fabbriche: a Tione nelle Giudicarie con Giuseppe Venini, tra il 1848 e il 1864, nella Società Venini, Campioni e Polti, con sede a Torino e fabbriche a Garessio, Intra e Crevola e nel commercio del vetro.
Discendente della famiglia varennese è anche Paolo Venini, che da Milano si trasferirà nel 1921 a Venezia per dare origine alla “Vetri soffiati muranesi Cappellin, Venini e C.” e il cui nome oggi tutti associano al vetro artistico muranese.
L’indagine illustra anche il fenomeno della manodopera migrante, testimoniato dalla presenza di numerosi vetrai – i maestri soffiatori appartenevano a una categoria altamente specializzata e spesso nomade in relazione ai ritmi stagionali della produzione – provenienti dal Centro Europa e in particolare dall’Alsazia e dalla Foresta Nera.
I numerosi cognomi di origine straniera (Tilgher, Derflingher, Gresly, Isely, Griner, Schneider, Heffler, Stengher, Leininger e Brünner) tuttora presenti nei paesi lariani testimoniano che non pochi di essi si fermarono in pianta stabile e formarono qui le loro famiglie.
Marina Uboldi, nata a Milano, ha trascorso l’infanzia a Corenno Plinio, che frequenta sempre regolarmente. Archeologa, si occupa principalmente del vetro antico, in tutti i suoi aspetti, da quello storico-artistico a quello tecnologico.
20 euro il prezzo di copertina del libro “Storie di vetro”.