BELLANO – “Magari fossero sempre così le presentazioni di un romanzo” dice con affetto Andrea Vitali davanti alla folla che domenica pomeriggio ha gremito il cineteatro Casa del Popolo di Bellano per la presentazione del suo ultimo libro: è l’abbraccio dei suoi concittadini ad uno scrittore che ha saputo conquistarsi un posto nel mondo della letteratura.
“Uno dei nostri orgogli – ha sottolineato il sindaco Antonio Rusconi – è sapere che Andrea Vitali gira l’Italia e porta con sé ovunque il nome di Bellano”.
E’ una tradizione oramai consolidata, ha ricordato Rusconi, che l’autore dedichi alla sua città una delle prime presentazione dei suoi ultimi lavori “e siamo ben felici di questo rituale, bello che ci sia tanta gente anche questa volta ad ascoltare, a vivere le emozioni di questo nuovo romanzo”.
I canti del Coro Delphum hanno aperto l’appuntamento con lo scrittore, subito introdotto dal primo cittadino bellanese che ha voluto omaggiare l’ultima fatica letteraria di Vitali “Nome d’arte Doris Brilli. I casi del maresciallo Ernesto Maccadò”, con un lavoro di ricerca che da qualche mese di sta svolgendo in municipio, consentendo di riportare alla luce vecchi documenti, attestati e curiosità della Bellano del passato.
“Sappiamo infatti che spesso Andrea ha tratto ispirazione per i suoi romanzi attraverso l’archivio comunale e le delibere, simpatiche o caratteristiche che vi si trovano andando a ritroso nel tempo”.
Vitali conferma: “Mi è sempre piaciuto curiosare negli archivi, ed essendo praticamente cresciuto in Comune ne ho avuto grande libertà. Da quei documenti, alcuni sicuramente originali, si può creare l’occasione per immaginare delle storie”.
Storie umane, come quella narrata in quest’ultimo romanzo edito da Garzanti. Una vicenda ambientata ancora una volta a Bellano, nel 1928.
“Da tempo ci siamo accorti, con il mio editore, che nelle mie storie corali – dice Vitali – la voce che canta più spesso da sola è quella del commissario Maccadò. Un personaggio che risulta simpatico ai lettori che ne sono incuriositi, e quindi ci è sembrato sembrato doveroso raccontare qualcosa di più, partendo dai suoi esordi, da quando giovane riceve il suo primo comando a Bellano. Lui, calabrese come la moglie – racconta vitali – hanno difficoltà di adattamento al nuovo ambiente, non solo paesaggistico ma anche delle persone, con cui devono intrecciare rapporti assolutamente nuovi, è quindi il percorso avvicinamento e integrazione nella comunità”.
Il titolo evoca un personaggio chiave, Doris Brilli, alias Delosina Berilli, vero nome della protagonista femminile del racconto e forse non l’unico. “L’idea di questo romanzo nasce da un’informazione acquisita casualmente a tavola – spiega Vitali al pubblico – quando una persona mia conoscente ha raccontato, per il gusto di parlarne, che in un piccolo cimitero di un paese di montagna dove lei abita c’è questa lapide antica, rovinata dal tempo, con un’epigrafe: ‘si amarono in vita, si ritrovarono dopo la morte’. Un’iscrizione che apparirebbe banale se non fosse riferita a due donne omosessuali, che si amarono a metà degli anni Trenta”.
E’ la suggestione che accende la fantasia dello scrittore nel costruire la vicenda e l’intreccio tra i personaggi. Un ‘caso’, come si dice in gergo, che sarà affrontato dal commissario Maccadò “ma, come molti avranno intuito – dice Vitali – non si tratta di un caso criminale, ben raramente il commissario si trova davanti a crimini veri e propri, ma situazioni che hanno poco di criminale ma molto di umano. Non arresta nessuno, semmai avvisa qualcuno, non agisce solo da carabinieri ma soprattutto da uomo. All’uso della pistola preferisce il cervello, come dirà lui stesso nella storia”