LECCO – Interviene l’arch. Rocco Cardamone, oggi tecnico del Comune di Varenna ma conosciuto soprattutto per i suoi incarichi amministrativi, da ex sindaco di Abbadia ed ex consigliere provinciale alle opere pubbliche.
La sua è una risposta all’ex sindaco Carlo Molteni sul caso della rotatoria mai realizzata a Varenna e per la quale il TAR ha accolto il ricorso dell’impresa che si era vista annullare dal Comune l’aggiudicazione della gara (leggi qui per conoscere la vicenda)- .
“Caro Direttore,
tirato in ballo dall’ex sindaco di Varenna non posso non chiederle uno spazio di replica per contrastare le sue mistificazioni sulla recente sentenza del TAR di Milano che ha accolto il ricorso dell’Impresa contro l’annullamento degli atti di gara e del conseguente contratto inerenti la rotatoria all’ingresso dell’abitato.
Confesso che intervengo malvolentieri poiché in casi come questo i tecnici non vengono mai coinvolti trattandosi di dispute politiche, esclusivo appannaggio degli amministratori.
Ma Molteni conosce poco il galateo istituzionale e quindi non avendo argomenti seri e documentati da snocciolare, oltre a buttarla in caciara, accusa i tecnici che avvicendatisi in Comune di Varenna, dopo il suo lungo “regno”, hanno avuto il compito e l’obbligo di scoperchiare il mefitico pentolone della rotatoria: il sottoscritto e lo stimato Geom. Sandro Cariboni.
L’ex sindaco, accogliendo con esultanza da tifoso la sentenza del TAR, getta fumo negli occhi, solleva polveroni, confonde le cose, intorbida le acque, si muove su un piano di discussione nel quale è maestro: slogan e propaganda.
Personalmente mi preme evidenziare che il TAR ha accolto il ricorso dell’impresa ritenendo che l’annullamento degli atti di gara fosse avvenuto oltre il termine di 18 mesi dall’aggiudicazione definitiva dell’ottobre 2015.
Per tale ragione, come si può facilmente intuire, siamo di fronte ad un classico ricorso vinto per vizio di forma che tuttavia merita di essere analizzato e superato impugnandolo presso le sedi opportune ove l’Amministrazione di Varenna ritenesse di farlo.
Capita. E del resto le cronache sovente ci raccontano di casi in cui la forma prevale sulla sostanza, salvo poi confidare che alla fine la giustizia trionfi.
Il TAR è quindi intervento solo su un aspetto squisitamente formale: il termine per l’annullamento degli atti è di 18 mentre per il Comune di Varenna, sulla scorta dei pareri forniti dai suoi avvocati e dalla legislazione in materia, tale termine è stato rispettato con l’avvio del procedimento. Si converrà che si tratta del classico cavillo sul quale purtuttavia si devono fare i conti, al di là del merito.
Ed è sul merito che il Comune di Varenna, i suoi amministratori, i suoi legali, i suoi tecnici, ed io tra essi, hanno invece costruito le motivazione che li hanno indotti a smontare pezzo per pezzo le procedure di appalto, un vero e proprio museo degli errori e degli orrori, che si svelava sotto i loro occhi man mano che venivano esaminati gli atti, analizzati i progetti, confrontate le offerte, verificate le coperture finanziarie.
Il Tribunale amministrativo purtroppo non è entrato nel merito e non ha indagato minimamente gli aspetti sostanziali fermandosi all’osservanza dei termini entro i quali si può intervenire con l’annullamento degli atti di gara e del relativo contratto. L’ex sindaco di Varenna dovrebbe confrontarsi su questi aspetti fornendo puntuali risposte alle incredibili incongruenze di cui è farcita l’intera procedura che ha portato all’affidamento dei lavori in questione. Ma non lo fa. Perché non ha argomenti per farlo.
Già lo scorso anno di questi tempi, nel corso di un’assemblea promossa dal Sindaco Manzoni, me lo ricordo livido, nervoso, agitato quando, di fronte al documentato sciorinare delle innumerevoli manchevolezze che avevano caratterizzato l’intero appalto, ad un certo punto non poté faro altro che sbottare gridando al Sindaco che….. “non dovevo più parlare”.
A beneficio dei lettori, abituato come sono a documentare le decisioni assunte soprattutto nella “Cosa pubblica”, riassumo brevemente gli aspetti che hanno indotto l’A.C. ed il suo apparato tecnico-legale a ritenere l’affidamento dei lavori della rotatoria irregolare e quindi, illegittimo:
1) difformità rispetto alle previsione di PGT che posizionavano la rotatoria dentro la galleria a circa 70 metri dal suo imbocco (il progetto che ha vinto l’ha prevista all’esterno);
2) mancato rispetto delle previsioni progettuali che la volevano in galleria con un diametro di 26 metri (il progetto che ha vinto l’ha prevista con un diametro ridotto a 22 metri);
3) elevati costi di realizzazione (il progetto che ha vinto, pur essendo costruttivamente più semplice e fisicamente più piccolo si rilevava il più costoso;
4) rischio di indebitamento fuori bilancio che si sarebbe subito verificato con il proseguire dei lavori (una serie di prescrizioni delle Ferrovie e della Soprintendenza non erano state recepite nel progetto e nel quadro economico dell’opera; (e queste chi le avrebbe pagate ?);
5) il contratto veniva frettolosamente firmato ed i lavori consegnati ancor prima dell’approvazione del progetto esecutivo;
6) il contratto non veniva sottoscritto telematicamente come prevedono in modo chiaro e stringente le normative in materia.
Potrei continuare ma si entrerebbe troppo nel dettaglio, e mi rendo conto che ciò metterebbe ancor di più in difficoltà l’ex sindaco a corto di argomenti.
E ancora. Quando mi capita di discutere di questo tema amo ripetere ai miei interlocutori che la vicenda della rotatoria di Varenna meriterebbe di essere divulgata nelle aule universitarie, nei corsi di formazione di tecnici e avvocati, nei seminari dell’ANCI e dell’ANCE, con un esplicito titolo: “Come NON si fanno le opere pubbliche”.
Io mi renderei disponibile come relatore accompagnando la mia relazione verbale con l’esibizione di atti e documenti ufficiali.
Ovviamente sarei ancor più disponibile se autorità preposte al controllo dell’operato della pubblica amministrazione e alla buona condotta dei suoi attori (Corte dei Conti, ANAC, Procura della Repubblica, ecc.) me lo chiedesse.
Sul flebile richiamo al mio ruolo di consigliere provinciale vorrei precisare (e Molteni questo lo sa) che il sottoscritto non ha mai approvato nulla per il semplice motivo che non era tenuto a farlo, che non poteva farlo, che il ruolo di consigliere delegato non gli attribuiva alcun potere a riguardo, che la Provincia di Lecco tramite i rispettivi Settori aveva espresso solo un parere tecnico-viabilistico ed uno paesaggistico (peraltro disatteso).
Gli uffici della Provincia non sono la Procura della Repubblica e non hanno il dovere né il diritto di indagare sull’iter di aggiudicazione di una gara gestita interamente dal Comune, e inerente atti comunque successivi all’espressione di un parere”.
Arch. Rocco Cardamone
(già Responsabile dell’U.T. di Varenna)