Da Lecco a Roma per ribadire l’importanza di una realtà nata in oratorio
Il convegno aveva come tema “Sport o chiesa”: una riflessione provocatoria per i 75 anni del Csi
LECCO – Si sono raccontati e hanno messo in mostra la storia di una delle società sportive più rinomate e amate di Lecco. L’Aurora San Francesco ha avuto l’onore di partecipare al convegno “Sport o chiesa?” promosso, venerdì 15 e sabato 16 marzo, a Roma in occasione del 75 anni del Csi, il Centro Sportivo Italiano.
Capitanata dal presidente Francesco Mori, la delegazione lecchese era formata da padre Giulio Pasquini, assistente spirituale dell’Aurora, Nino Bevacqua, responsabile della formazione e Monica Gomarabico, referente della segreteria operativa.
“Ogni benedetta domenica. Tutti i giorni”
Sono stati loro a raccontare quello che succede, così come indicato dall’evocativo titolo dato allo spazio riservato alle società, “ogni benedetta domenica. Tutti i giorni”. Una storia che affonda le radici al 1962, quando grazie all’intraprendenza e al sogno dei Frati Cappuccini, in particolar modo di padre Ferdinando, si riuscì a mettere in piedi un campo di calcio a fianco della canonica.
Il quartiere era giovane, c’erano tante famiglie con bimbi piccoli e tanta voglia di fare sport in oratorio. Lo ha ricordato nel suo intervento il presidente Francesco Mori, parlando di un gruppo che ha saputo crescere negli anni pur restando fedele alle origini. Gli iscritti attualmente sono circa 1200, suddivisi in sei categorie. L’Aurora San Francesco è stata invitata sul palco insieme ad altre due società italiane, la parrocchia Maria Santissima del Rosario di Acireale e la scuola di Pallavolo Anderlini di Modena.
Una testimonianza per dare uno spaccato dell’Italia
“Il Csi voleva dare uno spaccato della realtà a livello italiano. Siamo stati orgogliosi di aver potuto portare la testimonianza di quello che facciamo nel territorio, raccontando come Lecco sia una realtà feconda dal punto di vista del volontariato e dell’associazionismo. Abbiamo ricordato la nascita della nostra associazione, sottolineando come ci sia sempre stato in tutti questi anni un senso di appartenenza molto forte alla parrocchia dei Cappuccini”.
Nino Bevacqua ha poi presentato il progetto educativo, rimarcando le parole chiave, ovvero ascolto, attenzione alle età, confronto, condivisione ed esperienza di gruppo. Padre Giulio Pasquini ha invece condiviso il suo ruolo di assistente spirituale del gruppo, ricordando che quella che potrebbe sembrare una semplice coabitazione tra parrocchia e gruppo sportivo si è sempre trasformata in una vera comunione.
Un discorso, quello affrontato da padre Giulio, che è andato dritto al cuore della domanda provocatoria intorno a cui ruotava il convegno romano. A 75 anni dalla sua nascita, il Csi si è infatti chiesto che rapporto leghi oggi lo sport alla chiesa. Un interrogativo sviscerato da Alessio Albertini, assistente ecclesiastico nazionale del Csi, nonché fratello del noto ex calciatore Demetrio: “Dire semplicemente che siamo nati nella chiesa, rivendicano un diritto e non rinnovando un impegno, liquidava facilmente il problema, ma non era sufficiente”.
Il discorso di don Alessio Albertini
“Settantacinque anni ci servono per rileggere la nostra storia. Sono cambiati i tempi, il terreno sociale. Dobbiamo oggi fronteggiare episodi nuovi, insoliti punti di vista, moderne criticità mai incontrate fino ad oggi. Ragazzi che “tranquillizzano” i parroci, pensando che i sacramenti possano essere ricevuti in Comune, o mamme che portano i figli a giocare in oratorio, perché lì lo sport non è agonistico. Come se l’educazione non avesse a che fare con l’agonismo”.
Da qui tante domande e una consapevolezza, condita con la fierezza di essere una realtà d’oratorio: “In questo tempo di grave emergenza educativa non vogliamo lasciare soli i bambini. Anche il Csi per la sua occasione missionaria è chiamato ad arrivare a tanti. Attenzione, però: lo sport non è nato per educare. Noi preti non decidiamo le regole dello sport, sfugge infatti dalle maglie della Chiesa. Possiamo solo orientarle. Possiamo cioè essere orgogliosamente d’oratorio, sapendo che la persona infatti è molto di più di una mano che schiaccia, fa canestro o di un piede che calcia”.
Da Roma a Lecco
Parole forti che hanno reso ancora più robuste le convinzioni dei responsabili dell’Aurora San Francesco: “L’interrogativo posto in occasione dei 75 anni del Csi è vero e scottante. – conclude Mori – Fortunatamente a Lecco le realtà oratoriane sono ancora attive e molto valide. Questo grazie ai tantissimi volontari che dedicano il loro tempo agli altri”.